Racconti da un Passato effettivamente Passato #26 (Capitolo 95.5)

190 32 15
                                    

Denki's pov – Più di un anno prima della battaglia di Deika

–Stai veramente per andare allo U.A.?– chiese Chisaki, un ghigno divertito dietro le sue carte. –Tu?
–Ah, non ci credo manco io, guarda– risposi. –Tomura dice che sono l'unico che può farlo, ma onestamente mi sembra una gran cazzata.
–Tuo fratello è un coglione, Electro– mi disse.
Sbuffai, e scartai un tre di fiori. Avevo delle carte di merda, quel giro. –E dai, lo so che no  lo sopporti, ma in effetti non ha altri adolescenti disponibili...
–Se voleva un adolescente lo chiedeva a me, tanto qua è pieno di ragazzini che non hanno un cazzo da fare– alzò le spalle, e chiuse la mano in un colpo solo.
–Fanculo– dissi, e lasciai cadere sul tavolo tutto ciò che avevo in mano ed un paio di migliaia di yen.
Mi rivolse un sorrisetto malvagio ed appagato. –Grazie– e agguantò i miei soldi alla velocità della luce.

E con la faccia da gran pezzo di merda qual era, ovviamente intento a prendermi per i fondelli dato che mi aveva lasciato al verde, chiese: –Vuoi farne un'altra?
–Non ho più un cazzo da scommettere, Kai– sbottai, offeso.
–Non chiamarmi Kai.
–E tu non prendermi per il culo.
Alzò gli occhi al cielo. –Allora, lo vuoi o no qualcuno per lo U.A.?
Mi morsi le labbra, pensieroso.
Non pensavo di poter fare granché da solo, e soprattutto ero certo che mi avrebbero scoperto alla svelta. Non avevo fiducia nelle mie capacità, quindi in realtà la proposta mi tentava alquanto.
Chiamai Tomura al cellulare per un parere, e lui accettò poiché gli sembrava una buona sicurezza avere due spie invece che una. Quattro occhi in fondo sono meglio di due, disse, e avremmo potuto coprirci le spalle a vicenda.
–Cosa vuoi in cambio?– domandai allora ad Overhaul, ben sapendo che non l'avrebbe fatto per pura generosità.
–Guarda, se ti pigli chi sto pensando non voglio niente e anzi ti ringrazio– rispose, pensieroso. –È una testa calda, ma se la paghi abbastanza fa tutto quello che vuoi.
Alzai un sopracciglio, non sapendo se prendere quella risposta come un qualcosa di buono o meno. –Chi sarebbe?
Overhaul schioccò le dita, attirando così Chronostasis a sé. Complottarono insieme a bassa voce, poi il sottoposto scappò via di tutta fretta ad eseguire l'ordine che gli era stato dato.

Nel tempo che basta a bere un té freddo, questi fu di ritorno con una ragazzina al seguito. Era completamente rosa, sia di pelle che di capelli, aveva gli occhi neri, le iridi gialle ed un paio di corna in testa. Masticava una gomma ed aveva l'aria un po' annoiata, come se avesse dovuto mollare a metà un'attività interessante per seguire l'uomo dai capelli grigi.
–Che cosa le serve, boss?– chiese lei, il tono un po' stizzito e l'accento piuttosto italiano. Io non avrei mai avuto il coraggio di rivolgermi così al mio capo, ma lei sembrava avere la sicurezza di chi ha il mondo nelle proprie mani.
–Wabi, siediti– disse Chisaki, facendole cenno di accomodarsi sul divanetto accanto a me.

Lei masticò la sua gomma rumorosamente, fece il giro della stanza e si sedette accanto a me.
–Tu sei?– mi chiese.
–Lui è Electro, ma puoi chiamarlo Denki– rispose lui al posto mio. –E Denki, lei è Wabi-Sabi, ma chiamala Mina.
Mina mi rivolse un'occhiata che non avrei saputo se definire schifata o incuriosita.
–Piacere– tentai.
–Ciao cumpa'– fece lei con poco interesse.

Chisaki allora si prese una buona mezz'ora per spiegarle come mai fosse stata chiamata, e lei ascoltò.
Quando finimmo di illustrarle il piano, la ragazza rosa puntò i suoi occhi su di me. –Quanto mi dai?
Alzai le spalle. –Quanto vuoi?
Kai alzò gli occhi al cielo; Mina mi rivolse un sorrisetto beffardo.
Tempo dopo imparai che quando si assolda qualcuno, il prezzo conviene sempre proporlo in prima persona.
–Quattro milioni?– tentò lei con un sorrisetto. –Più un altro paia di mila yen per il silenzio se ti rifiuti, che dici?
Lì per lì restai impalato. Aveva intenzione di farmi vendere casa per pagarla, forse?
–Che ne dici di..?– tentai, ma non mi lasciò nemmeno il tempo di concludere la frase.
–Prendere o lasciare– mi intimò.
–Tsk– sbottai. –E se poi mi freghi che faccio? Ho perso tutto?
Lei sospirò, quasi divertita. –Vedi Elecrro, io sto dalla parte del denaro– disse, e mi strinse una guancia in un modo un po' aggressivo. –Per soldi faccio letteralmente qualunque cosa... finché paghi, non avrai nulla da temere.
Guardai il ragazzo dall'altra parte del tavolo in cerca di una conferma.
Chisaki, prontamente, annuì. –È vero. Sotto questo punto di vista, non troverai qualcuno migliore di lei.
La ragazza rivolse un sorrisetto al suo boss. –Tuttavia, cumpà, se ci trovassimo in una situazione in cui salvarci a vicenda sarebbe un suicidio, io ti lascerò a morire.
Alzai le spalle. –Mi sembra ovvio, lo farei anch'io.

Richiamai Tomura per comunicargli il prezzo e lui, dopo una buona dose di imprecazioni e maledizioni varie rivolte a tutto lo Shie Hassaikai, disse papale papale: "Va be', quattro milioni posso rubarli. Chisaki è uno stronzo, ma per 'ste cose mi fido."
E così, tornai al tavolo ed accettai ufficialmente l'accordo.

Come per magia, il carattere di quella ragazza rosa cambiò radicalmente. Da che era acida e scontrosa, divenne tutta felice e sorridente.
–Grazie per avermi scelto!– esclamò, un sacco di allegria nella voce. –Da ora fino alla fine del piano ti sarò fedele più di un cagnolino!
Quella frase, nella mia testa, suonò sbagliata tanto quanto il tono gentile ed amabile che adesso Mina mi stava rivolgendo. O che, per meglio dire, stava rivolgendo ai quattro milioni che le avrei dato.
Mi prese sotto braccio come se mi conoscesse da una vita e mi trascinò fuori da là, ed intanto farfugliava qualcosa sul come noi due ora fossimo migliori amici.
Finché l'avessi pagata, s'intende, perché appena le avessi dato anche solo uno yen in meno di quanto pattuito, lei mi avrebbe mandato in prigione a calci in culo.

E fu ciò che effettivamente fece.

The Void Behind Your Eyes 2‐ShinkamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora