Capitolo 2

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"Ti dico che è troppo lenta! Per me è impossibile suonarla!" Sbottò Roger, quella mattinata in studio era già iniziata male.
"Io sto suonando quello che abbiamo scritto sulle partiture" rispose Brian
"Lo stai facendo male allora" ribattette il biondo
"Oh su dovete calmarvi" intervenne Paul
"Tu stai zitto!" Gli disse secco il batterista.
La sua presenza lo irritava e non poco, e le cose sembravano proprio essere peggiorate da quando lui era arrivato. Gli altri mi dicevano che non era il tipo di persona da frequentare, di cui fidarsi, ma mi aveva aiutato quando nessun altro lo avrebbe fatto, era un mio amico, no?
"Paul tesoro, ti prego lasciaci soli un attimo" gli dissi io, e lui uscì dallo studio "bene ora possiamo cercare di calmarci?" Aggiunsi
"È difficile se so che Prenter è qui dietro l'angolo" disse Brian
"Perché vi irrita così tanto?" Domandai, non avevo mai capito il motivo di tutto quell'odio.
"Possibile che non te ne accorgi? Ti sta usando! E ogni giorno prende sempre qualcosa in più, un giorno avrà pieno potere su di te, in realtà sembra già che ce l'abbia" disse Roger
"Le mie decisioni le prendo da solo!" Esclamai, era così, o almeno lo credevo, e se loro avessero avuto ragione? Forse dovevo fidarmi di loro e non di lui, ma non sapevo che fare.
Nel mentre John se ne stava in un angolo, seduto su una sedia, ad accordare il basso, facendo in realtà solo finta di non ascoltare, sapevo che in realtà era un grande ascoltatore e lui lo preferiva piuttosto che mettersi ad urlare come invece facevamo noi altri. Alzò lo sguardo quando si accorse che noi altri lo fissavamo, aspettando un suo parere, ci scrutò uno ad uno prima di dire qualcosa, si capiva che era scocciato dalla sua espressione.
"Io dico che dovreste smetterla di fare i bambini e registrare qualcosa, ormai passiamo più tempo a litigare che a incidere, vorrei ricordarvi che abbiamo delle scadenze" disse infine il bassista.
Scadenze, troppe scadenze, perché dovevano pretendere che facessimo tutto in un tempo prestabilito? Di certo le canzoni non mi venivano fuori se stavo lì a ragionarci, non erano problemi di matematica. Poi mettersi d'accordo era ancora più complicato, ormai da un po' sembrava che non riuscissimo più a produrre niente, che fossimo sempre in disaccordo, avevo paura che ci sciogliessimo, nessuno lo avrebbe mai ammesso, ma quel pensiero aveva ormai messo radici dentro ognuno di noi.
"Ho bisogno di una boccata d'aria e magari anche di un caffè, riprendiamo tra mezz'ora" dissi dopo un momento di silenzio. Uscii nel piccolo balcone che si trovava di fronte alla nostra sala di registrazione, presi un respiro profondo e osservai il paesaggio, eravamo lontani dal centro città, c'erano un paio d'edifici industriali e poi tutto intorno una distesa di prati verdi e gialli. C'era sempre poca gente in quella zona e si respirava una calma pazzesca. Ripensai alla registrazione di Bohemian Rhapsody, eravamo letteralmente in mezzo al nulla, solo noi e la campagna, quello era un bel posto per incidere, così rilassante, così pieno d'ispirazione. Non sapevamo ancora cosa ci aspettava, in quel momento l'unica preoccupazione era produrre un buon album per restare a galla, pochi mesi dopo ci ritrovammo a viaggiare per il mondo, con maree di fan che neanche ci permettevano di lasciare i nostri hotel. Oh, l'inizio della fama era così bello, ti sentivi amato, soddisfatto, poi diventava un immenso peso, quasi una punizione per le tue scelte.
Un ragazzo mi raggiunse, porgendomi il mio caffè, per poi tornare dentro. Io rimasi lì, sorseggiando la bibita, continuando ad osservare quell'immensa distesa verde, lasciando almeno per un momento che tutti i miei problemi rimanessero chiusi dietro la porta dello studio. Una volta finito di bere rientrai, nessuno urlava e sembrava che fosse tutto in ordine, forse erano riusciti a calmarsi. Entrai nella nostra sala, trovando tutti seduti sul divano in velluto nero.
"Che succede?" Chiesi, tutti mi fissavano
"Dobbiamo parlare Freddie" disse Brian "in modo pacifico possibilmente"aggiunse poi
"Bene" dissi io, appoggiandomi al muro incrociando le braccia, osservando gli altri, per sentire cosa avevano da dire
"Fred, noi pensiamo che Paul abbia una cattiva influenza su di te" iniziò John
"Come al solito! Paul è il problema! Non avere mai pensato che magari siete voi il problema!" Esclamai, ormai stanco dei soliti discorsi
"Avevamo detto che avremmo parlato in modo pacifico" intervenne Brian
"Fred per favore ascoltami, siamo amici da tantissimo tempo, sai che puoi fidarti di noi. Non diremmo mai qualcosa, se non fosse per il tuo bene"disse Roger "non mi sembri più tu, una volta scrivevi un certo tipo di canzoni, ora scrivi cose che starebbero bene solo in un locale del cavolo, non sono da te!"continuò
"Forse sono solo cresciuto, cambiato! Dici che io sono cambiato, ma non guardi te stesso! Una volta eravamo due ragazzi che gestivano una stupida bancarelle pur di guadagnare qualcosa, e il cui solo pensiero era di provare in continuazione per migliorarsi, per fare successo, per vivere di musica. Erano dei bei propositi, non è vero? Beh ora pensi soltanto a portarti a letto più ragazze possibili!" Esclamai, zittendo il biondo
"Freddie quello che ti stiamo dicendo è di pensare con la tua testa, forse Prenter una volta era una buona scelta pur di arrivare da qualche parte, ora puoi decidere... ma devi essere tu a farlo" disse Brian
"Credo che oggi sia impossibile lavorare, ci vediamo domani" tagliai corto io, uscendo da lì sotto gli sguardi degli altri, che sembravano un mix di tristezza e preoccupazione. Mi infilai in macchina, volendo solo farmi in buon tè e rilassarmi un po', tutti quei discorsi mi avevano fatto venire il mal di testa.
"Pensa con la tua testa" aveva detto Brian, ma io pensavo da solo, era così, di certo, non ero così stupido da farmi manipolare. Le cose che facevo le facevo perché piacevano a me, non per qualcun altro o perché me lo ordinavano, e poi doveva essere Paul a darmi ordini? Che idiozie che sparavano certe volte, no, non dovevo farmi condizionare dalle parole del chitarrista. Entrai in casa chiedendo a Joe di prepararmi un tè, per poi andare in soggiorno e mettere un disco d'opera lirica, poi mi sedetti sul divano cercando di rilassarmi all'ascolto di quelle voci angeliche.
Tutto mi riportò al lontano 1975, erano già passati quasi 10 anni, eravamo ormai vecchi. Era stato un periodo meraviglioso, nulla era così complicato, non avevamo pregiudizi, ora era letteralmente il contrario, forse perché eravamo stati fregati troppe volte per poterci fidare di nuovo.


"Ragazzi! Ho appena finito di scrivere una cosa fantastica! Sarà il nostro passaporto per il successo mondiale" dissi allegramente entrando nella cucina di Ridge Farm, dove ci trovavamo per registrare. Gli altri alzarono lo sguardo, stanco, dopo essere stati svegli tutta la notte per finire di registrare You are my best friend, la canzone di John.
"E che cavolo sarebbe?" Chiese Roger sbadigliando, mentre Brian girava il cucchiaino nella tazza del caffè, con un tempo ben scandito, che mi ricordava il ticchettio dell'orologio.
"Si chiama Bohemian Rhapsody, ed è una cosa fantastica, potrà sembrarvi una cosa assurda, ma vi assicuro che funzionerà!" Esclamai felice consegnando il testo a John, che spalancò gli occhi dopo aver letto un paio di righe.
"Non lo so Freddie, mi sembra azzardato" disse lui
"Fidati di me, può funzionare" ripetei io, sicuro della mia scelta.


Beh alla fine aveva funzionato, ed eccoci qui ben 8 anni dopo, incapaci di metterci d'accordo anche su una sola nota di una canzone. Assurdo da pensare li avevo convinti a registrare un poema mezzo rock mezzo lirico di sei minuti, e ora non riuscivamo neanche a scrivere la più semplice canzone.
Fui riportato alla realtà da Joe che mi consegnava il mio tè, lo ringraziai e iniziai a sorseggiarlo, pensando solo alla musica che risuonava in casa.
Poi mi alzai per andare in camera mia, ci entrai con l'intenzione di buttarmi sul letto e non fare più niente per il resto della giornata. Buttai un occhio alla scrivania, per un motivo che non esisteva, e notai i documenti per l'album da solista. Li presi in mano, iniziando a fissarli, osservando il luogo dove sarebbe dovuta andare la mia firma. Presi poi in mano una penna, decidendomi a firmare dopo una piccola esitazione, forse era quello il problema, dovevamo prenderci una pausa, dedicarci ai nostri progetti e non solo ai Queen.

Il giorno seguente avevo invitato tutti a casa mia, naturalmente dovevano sapere della mia scelta.
"Che hai fatto?!" Mi chiese Roger, sperando di non aver capito bene
"Su non fare tanto il melodrammatico, anche tu hai fatto degli album da solista e mi pare che qui nessuno abbia avuto da ridire" gli risposi io.
"Si ma il mio era un semplice sfizio, una cosa che avrei sempre voluto fare, e poi nel mentre registravo anche con voi, tu ci stai piantando in asso!" Mi disse lui
"La stai mettendo troppo tragica" gli dissi sperando di avere il sostegno degli altri
"Freddie, è così, non sta ingrandendo il tutto, tu sarai occupato almeno per tutto il prossimo anno e noi che dovremmo fare? Aspettare, sperando che un giorno tornerai a registrare con noi?" Chiese Brian, cercando comunque di mantenere un atteggiamento calmo
"Deacky, almeno tu..." dissi, sperando almeno nel suo appoggio
"Freddie, lo sai anche tu che noi lavoriamo bene in quattro, noi quattro, tutte le litigate e arrivare sul punto di scioglierci, ma anche l'aiuto, i consigli che ci diamo fanno parte del nostro processo creativo. Sai anche tu che come band abbiamo una marcia in più" mi disse lui.
Guardai il resto della band, con uno sguardo misto tra tristezza e amarezza.
"Uscite da qui, andate via" dissi
"Freddie non ragioni lucidamente" disse Brian
"Non mi importa di quello che pensi! Ho fatto una scelta e so di poter avanti, se per voi non è lo stesso, non è un mio problema, il vostro cammino può finire qui per quanto mi riguarda!" Esclamai
"Dai ragazzi andiamo" disse Roger, era strano vederlo arrendersi "noi volevamo solo aiutarti, forse un giorno lo capirai" disse poi riferendosi a me.
I tre uscirono da casa mia, lasciandomi solo, nel silenzio più totale, con Pheobe e Joe che non sapevano se dite qualcosa o se sparire lentamente nella grande casa.
"Pheobe, sta sera usciamo, ne ho bisogno" dissi, continuando a fissare la porta da dove gli altri erano appena usciti, forse avevo appena mandato via le uniche persone che mi erano sempre state accanto.


Spazio autore 💕
Ciao ragazzi 💜 spero che il capitolo vi sia piaciuto, questo è abbastanza lungo.  Comunque spero che la storia vi piaccia, perché ce la metto tutta per scrivere dei bei capitoli🥰

Love me like there's no tomorrowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora