Capitolo 3

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Ci dirigemmo verso il solito locale, quello dove andavamo ogni sera da ormai un paio di mesi.
Io ero ancora teso, avevo la sensazione di essere appena stato abbandonato dalle persone su cui avevo sempre contato, loro erano sempre stati i miei fratelli in un certo senso. Era semplice dare la colpa a loro, ed era quello che avevo fatto fino a quel momento, ma ormai iniziavo a chiedermi se in realtà fossi io quello che aveva sempre sbagliato, loro avevano sempre assecondato le mie richieste in un modo o nell'altro, ma io avevo mai ascoltato loro? Forse ormai si erano stancati di fare sempre quello che ordinavo, e al posto loro probabilmente mi sarei stancato anch'io.
Guardavo fuori dal finestrino, non prestando la minima attenzione a quello che diceva Pheobe, che probabilmente parlava di una serie d'impegni per l'album da solista. 
Entrammo nel locale, nel mondo degli eccessi, ma che per me era l'unico modo di staccare dalla realtà, soprattutto quando le cose andavano male. Ci sedemmo su dei divanetti bianchi e ordinammo da bere, io ordinai qualcosa di molto forte, senza neanche prestare attenzione a che cosa fosse in realtà, bastava che riuscissi ad ubriacarmi completamente, pur di non pensare a niente. Notai poi il tizio della sera prima, seduto sempre al bancone, che però quella sera sembrava avere un'aria più affranta. Forse questa volta avremmo potuto sfogarci l'uno con l'altro, avevo bisogno di qualcuno che mi vedesse solo come Freddie e non come un grande frontman. Quindi mi avvicinai.
"Ehi, ancora qui?" Dissi sedendomi di fianco a lui
"Ancora qui per provarci con me?" Chiese lui
"In realtà vorrei solo parlare" risposi
"E così ti sei il grande Freddie Mercury" disse, doveva averlo scoperto dopo avermi visto la prima volta
"Non mi sento così grande negli ultimi giorni sinceramente" gli dissi
"Suppongo ci sia qualcosa che non va" disse lui, mostrandosi molto disponibile ad ascoltarmi
"Sembra che tutto non vada ultimamente" dissi, presi poi un bel respiro "la mia vita va a rotoli e insieme anche la mia carriera, ho paura che arriveremo a scioglierci ed è l'ultima cosa che vorrei, dicevamo di essere una famiglia, pensavo che saremmo riusciti a superare sempre tutto"
"Tutto si sistemerà tra un paio di giorni, tutte le band litigano, no?" Provò a rassicurarmi lui
"È solo che sembra definitivamente il capolinea: litighiamo sempre, non riusciamo a mettere giù neanche la prima battuta di una canzone... È frustrante" dissi
"E quale sarebbe il motivo di tutto quest'odio?" Chiese il ragazzo
"Il mio manager, si sono sempre odiati in realtà, ma non pensavo che saremmo arrivati alla rottura" risposi io
"Forse dovreste provare a parlare, evitando le liti, e provare a trovare un punto d'incontro" mi consigliò
"Forse hai ragione..." sospirai "comunque ora parliamo di te, non sembri molto felice" dissi, veramente mi stavo facendo consolare da uno sconosciuto? E ora io consolavo lui, era strano come le relazioni più importanti nascessero nei modi più strani.
"Neanche a me le cose vanno molto bene... Credo che io e il mio ragazzo ci lasceremo presto, le cose vanno male tra noi da un po'" mi disse
"Sai sono bravo a far formare le coppie, ma a mantenerle un po' meno, ogni volta che ho una relazione con qualcuno scopro che in realtà mi sfruttava, o mi tradiva" dissi "a volte penso che gli unici che non mi tradiranno mai sono i miei gatti" aggiunsi
"Anch'io ho un gatto, e mi ha dato più amore di chiunque altro in questi anni" mi disse lui
"Allora credo che oggi possa offrirti da bere... ehm" dissi, accorgendomi solo in quel momento di non avergli chiesto il nome
"Jim" mi disse lui con un sorriso, era un bel sorriso, così solare "comunque accetto" rispose.
Chiamai il barista, ordinando due birre, la mia voglia di una sbronza era improvvisamente sparita.
Era bello avere qualcuno che ti ascoltasse davvero, non di certo come quei maledetti giornalisti, a cui interessava solo creare uno scandalo, piuttosto che farmi domande serie sulla mia musica. Avevo imparato a conviverci negli anni, dovevi per forza adattarti. Non mi ricordavo nemmeno come fosse la vita senza paparazzi che ti inseguivano, come fosse fare una semplice vacanza senza la paura che la tua posizione venisse scoperta e a quel punto saresti dovuto uscire passando dalle cucine. Avrei voluto che la normalità la vendessero al supermercato, così da poterla avere quando mi andava, ma non ero sicuro che poi quella vita mi sarebbe piaciuta, per raggiungere quello che avevo ci erano voluti molti sforzi e ne andavo fiero per quello. Passai il resto della serata a parlare con Jim, a conoscerci, a parlarci dei nostri problemi.
"È stata una bella serata, ma credo di dover andare" dissi notando Pheobe che mi faceva cenno di raggiungerlo
"Bene, allora ci vediamo" disse lui
"Certo, oh, tieni questo è il mio numero" dissi scrivendolo su un foglio di carta "chiamami quando vuoi" aggiunsi
"Lo farò" mi rispose lui, prendendo il foglio
"Alla prossima" lo salutai
"Ciao" ricambiò lui.
Raggiunsi gli altri e tornammo a casa, me ne andai in camera, seguito dai miei gatti, per poi sdraiarmi sul letto, stanchissimo.
Ancora non sapevo quanto quella serata avrebbe cambiato la mia vita, quanto grazie a Jim avrei capito, ma in quel momento ero solo un uomo che commetteva un sacco d'errori, e che non faceva nulla per rimediare.

Spazio autore 💕
Ciao ragazzi 💜 spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Ma quanto è bella la foto di Jim e Freddie? 🥰

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