Capitolo 7

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~9 agosto 1986

L'ultima data del tour, tirai un sospiro di sollievo, era stato tutto fantastico, ma allo stesso tempo il tutto mi aveva distrutto.
Quell'ultimi due anni erano stati davvero assurdi: si era partiti sul punto di sciogliersi, e poi con il Live Aid dell'anno precedente, eravamo ritornati ad essere una delle band più amate. Quell'ultimo tour era stato strano, tutto era stato emozionante e sentire il calore dei fan era sempre bello, ma c'era qualcosa, lo sentivo dentro di me, nel profondo, qualcosa non andava. Non lo sapevo neanche il perché, lo sapevo e basta, mi sentivo come se quella sarebbe stata l'ultima volta, avevo una sorta di convinzione che non avrei mai più potuto fare una cosa del genere. Forse era stato tutto l'insieme che iniziava a farmi brutti scherzi, era meglio non preoccuparsene.
Raggiungemmo il nostro camerino, lasciandoci cadere sul divano, distrutti, ma allo stesso tempo felici, di quell'esibizione.
"Sei stato fantastico, Freddie" mi disse Jim, entrando nel camerino, non poteva dire molto altro, per quanto ne sapevamo dei giornalisti sarebbero potuti spuntare a caso da non si sa dove. L'unica risposta che riuscii a dargli fu un sorriso, non avevo forze per far altro, mi sentivo morto.
"Credo che non abbiamo più le forze per questo" disse Roger, appena si di ripreso un minimo
"Siamo quattro vecchi oramai" aggiunse Brian, seguito poi da un lungo momento di silenzio, dove probabilmente metabolizzammo il tutto.
Era da più di dieci anni che facevano concerti davanti a folle enormi, ma ogni volta era un'emozione unica: si sente l'adrenalina scorrerti nelle vene, poi hai quell'attimo di panico, di esitazione, ma è quello a rendere il tutto speciale, la paura di non farcela. A volte avevo bisogno che qualcuno mi desse un pizzicotto per rendermi conto che quello fosse vero e non un sogno, da cui avrei avuto paura di risvegliarmi. A volte odiavo il mio personaggio, la mia immagine, ma allo stesso tempo mi chiedevo come diavolo avrei fatto a vivere senza essere Freddie Mercury.
"Non riesco ancora a credere che tutto questo lo abbiamo realmente fatto noi" disse John, come se mi avesse letto nel pensiero
"Forse siamo tutti in coma insieme"dissi ironico io
"Per me eravamo tutti in macchina e Roger ci ha fatto fare un incidente" fece Brian, e si, sarebbe potuto accadere
"Ehi, io non rovinerei la mia auto" disse Roger
"Certo tu la ami" dissi, e tutti risero, quella maledetta canzone non avrebbe mai abbandonato il batterista.
Poco dopo, finalmente direi, ci dirigemmo alle nostre macchine, per tornare a casa. Salii subito in camera, indossando il pigiama, infilandomi poi sotto le coperte. Ero morto e volevo solo dormire, ma l'adrenalina scorreva ancora nel mio corpo: avrei voluto parlare per ore di quella sera, ma rimasi a fissare il soffitto, semplicemente ripensando a gli ultimi mesi. Mi chiedevo come fosse possibile, davvero eravamo così amati nel mondo? Quella era sempre stata la mia ambizione, certo, ma molte volte non mi capacitavo del fatto che tutte quelle persone, ammucchiate sotto quel palco stravagante, fossero lì per me, per noi. Forse ero io ad essere ancora rimasto il ragazzo nuovo, appena trasferito, ma tutto quello mi sembrava essere accaduto solo il giorno prima.
Sentii grattare contro la porta, mi alzai per aprirla, e subito Delilah entrò nella mia stanza, saltando sul letto. Quell'adorabile gattina me l'aveva regalata Jim, e subito aveva preso un posto speciale nel mio cuore, era la principessina di casa. Mi ristesi nel letto, con la gatta che nel mentre si era spostata sulla mia pancia, le accarezzai la testa, sorridendo, mentre lei iniziava a fare le fusa contenta.
Mi distrassi di nuovo, ripensando al tour, a tutti i tour in realtà, erano stati dei momenti bellissimi e ci eravamo sempre divertiti un sacco. Non era come in studio, non litigavamo praticamente mai, eravamo felici di suonare per i fan. In realtà un paio di volte Brian si era sentito male, facendomi prendere degli infarti per di più, e avevamo dovuto rimandare tutto. O un'altra volta l'ascensore si era bloccata: ci avevamo saltato dentro dopo aver scoperto che Bohemian Rhapsody era al numero uno un Inghilterra. Una scelta molto saggia direi, pensavo ci saremmo morti lì dentro!
Alla fine in realtà quelle esperienze furono divertenti a modo loro, quando ci ripensavo non potevo far almeno di ridere: era stato tutto così caotico.
Ripensavo a tutti quei momenti con nostalgia, come se sapessi che non avrei mai vissuto un'altra volta una cosa del genere. Non avrei più provato l'adrenalina e l'ansia prima di salire sul palco, riuscire a salvarsi in qualche modo nelle situazioni più assurde, ridere tutti insieme al ristorante del hotel, seduti al tavolo, ripensando ai concerti. Quell'ultimo tour mi sembrava in qualche modo un'epica conclusione, sentivo che un'epoca, un periodo stava finendo. Forse quello sarebbe stato la nostra messa da requiem, la nostra morte del cigno. Qualcosa stava cambiando, non nella band, ma dentro di me, lo sentivo ma non sapevo che cosa fosse. Sapevo soltanto che un'esperienza come quella non sarebbe mai più tornata, ma non volevo pensarci. C'era qualcosa, un nemico invisibile mi intralciava.
"Ehi, sei pensieroso?" Jim interruppe i miei pensieri
"Oh, sto ancora cercando di assimilare tutto, mi sembra assurdo che si sia già concluso. Mi sembra ieri quando gestivo una bancarella con Rog" gli risposi
"Gli anni passano in fretta e non ce ne accorgiamo... Domani potremmo essere ancora qui o forse no, per questo è importante vivere ogni momento" disse lui, a volte era una specie di filosofo, gli sorrisi
"Io sono felice di quello che ho vissuto fino ad ora, se morissi domani non avrei rimpianti, anche se voglio fare ancora un bel po' di cose prima di andarmene" dissi io.
Parlare della morte è strano. È una serie infinita di dubbi, che non sai spiegarti, ma a cui vorresti una spiegazione. Cosa c'è dopo la vita? C'è veramente un paradiso, un posto meraviglioso e senza dolore? Forse per questo faceva così paura, e per questo fa cosí male perdere qualcuno: non sai se poi starà realmente meglio.
Io speravo di sì, era inconcepibile che non ci fosse proprio niente dopo, che serviva vivere altrimenti?
"Essendo che non dobbiamo avere rimpianti, voglio che tu sappia che ti amo, non mi importa di quello che pensano là fuori. Io amo te, non possono cambiarlo, spero che un giorno capiranno che non si decide chi amare" fece Jim
"L'amore è un fulmine, ti colpisce all'improvviso, può durare molto, in eterno o scomparire improvvisamente, proprio come un temporale estivo" dissi io, sorridendogli
"Che frase poetica, amore mio" sorride anche lui a sua volta.
Ci scambiammo poi un tenero bacio, nelle mie vene l'adrenalina fu sostituita da una scarica d'amore.
Dovevo lasciare andare il passato e non preoccuparmi del futuro, dovevo solo vivere il momento, l'attimo, perché se passavi la vita a ricorrere i ricordi o a seguire qualcosa d'incerto, ti saresti perso la bellezza della vita, ed io volevo viverla nel modo migliore possibile.

Spazio autore💕
Ciao ragazzi💜 scusare se non ho aggiornato per un po', ma la scuola in questi giorni ha preso il sopravvento su tutto, soprattutto fra esami e invalsi, anche perché non si capisce nulla. Spero di riuscire ad essere più attiva in questi giorni 🤞

Love me like there's no tomorrowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora