Capitolo 9

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Finalmente si partiva per il Giappone, mi sentivo così leggero, felice, sembrava che tutti i miei problemi, la mia malattia, fossero scappati sul primo aereo in partenza per prendersi una vacanza. Caricammo le valigie in macchina, per poi dirigerci all'aeroporto. Feci scorrere la mano sulla fredda portiera dell'auto per aprirla, e poi tutti insieme ci dirigemmo al gate.
L'aeroporto di Heathrow, quel posto era colmo di ricordi, fra tour e la mia vita prima della fama.

Scaricare i bagagli di ricchi viaggiatori era il massimo che potessi fare, ero solo un povero immigrato, non era più come a Zanzibar. Certo però mi piaceva sognare, immaginare che un giorno su uno di quegli aerei ci sarei stato io, con una stiva stracolma di strumenti, pronto per un grande tour mondiale. "Sapete" dicevo ai miei compagni "un giorno sarò un grande cantante, di fama mondiale, avrete dei biglietti riservati per un mio concerto"
"Certo Freddie,mi raccomando ricordati però, siamo i tuoi primi fan" disse uno di loro
"E poi passami quella valigia, le tue mani non sono fatte per questo, tu devi suonare" aggiunge un altro.
Ai tempi scherzavo, ma tutto quello si era in realtà avverato.

Mentre ero assalito da ricordi continuavo a camminare per i grandi corridoi dell'aeroporto, sotto lo sguardo della gente stupita, che di certo non si sarebbe mai aspettata di vedere Freddie Mercury in un luogo così comune. Non avrebbero mai potuto immaginare che una volta lì io scaricavo bagagli. Raggiungemmo la nostra saletta privata, dove fra snack e vini, aspettavamo il nostro aereo, nel mentre il cuore iniziò a battere più in fretta: mi stava salendo l'ansia.
Divertente no? Ero un cantante che aveva girato il mondo su aerei, con milioni d'ore di volo alle spalle, ma avevo ancora paura del volo.
Pheobe sapeva fin troppo bene di quella situazione e quindi, come ogni volta, tentava di tranquillizzarmi, dicendo quella cose che anche un bambino di cinque anni sapeva. Era come un rituale scaramantico ormai, e mi aiutava eccome, quindi perché non ripeterlo ogni volta?
Circa mezz'ora dopo una hostess venne a chiamarci: l'aereo era lì.
Lo raggiungemmo, sedendoci ognuno al proprio posto. Quando l'aereo iniziò le manovre di volo iniziai a tamburellare con le dita sul bracciolo del sedile, in quel momento avrei solo voluto già trovarmi in Giappone. Poco dopo Londra, sotto di noi, si faceva sempre più piccola, finché non fu solo una piccola macchia confusa su una grande zolla di terra. Si saliva, sempre più in alto, e poi fummo sopra le nuvole, in uno spettacolo meraviglioso. Mi sembrava di essere in volo verso l'isola che non c'è, avevo letto quel libro una volta, probabilmente per far addormentare il figlio di qualcuno, e l'immagine di quel volo leggiadro sopra nuvole di zucchero filato mi era rimasto impresso. Pensando a quell'immagine iniziai a rilassarmi, non mi sembrava più che la forza di gravità ci avrebbe ributtati giù in un secondo.
Una cosa da sapere quando si fanno questo tipo di viaggi, è che ti ritrovi completamente scombussolato dal fuso orario, quindi si dovrebbe cercare di dormire in aereo anche se non si ha sonno. Fu quello che cercai di fare, abbastanza inutilmente, continuando a girarmi su quel sedile nella speranza di addormentarmi. Mi addormentai per forse dieci minuti, ormai ci avevo rinunciato! Tutti gli altri invece riuscivano a dormire ed io già iniziavo ad annoiarmi. Non volevo svegliare Jim, dormiva così serenamente, in quel momento avrei solo voluto avere un telefono così da poter parlare con qualcuno. Probabilmente avrei chiamato Roger annoiandolo con i miei racconti sul volo più noioso della storia, poi avrei iniziato a lamentarmi dell'idea di partire per il Giappone e gli avrei urlato di mandare qualcuno a riprendermi e che mi andava anche bene buttarmi sotto con un paracadute addosso. Mentre pensavo alla noia passò un ora, poi due e poi tre, finché non mi venne sonno solo per il fatto di continuare a pensare, e finalmente mi addormentai.
Mi risvegliai dopo un bel po' di ore, ma mancavano almeno altre quattro ore di viaggio, la cosa positiva era che ora anche gli altri erano svegli.
Parlando con gli altri il tempo sembrò passare più in fretta, e sembrò passato solo un minuto quando annunciarono la discesa.
Finalmente scendemmo da quel maledetto aereo e ad accoglierci trovammo alcuni miei vecchi amici. Presentai Jim a tutti, lui sembrava felice di conoscere quelle persone. Subito dopo montammo in taxi e raggiungemmo il nostro hotel, ci vennero consegnate le chiavi delle stanze ed io corsi subito a buttarmi nel letto, per due motivi principali: 1) il materasso va sempre testato e 2) ero stanco morto. Finalmente ero in un letto vero, molto meglio rispetto alla poltrona dell'aereo. Jim mi raggiunse, chiudendosi la porta alle spalle, per poi sdraiarsi vicino a me. Mi accoccolai a lui.
"Finalmente possiamo stare un po' soli" dissi
"Si è bello" disse lui accarezzandomi delicatamente la schiena
"Dobbiamo fare un sacco di cose, c'è tanto da visitare ed è tutto bello" gli dissi "poi sarà anche divertente, dovremo essere delle specie di agenti 007, altrimenti verrò travolto da una folla di fan" aggiunsi ironico
"Sono sicuro che sarà la vacanza migliore di sempre" mi rispose lui, io non riuscii a replicare nulla, un grande sbadiglio mi tolse la parola.
"Credo che siamo entrambi stanchi, ci conviene dormire un po'" consigliò Jim, io annuii.
Mi addormentai fra le sue braccia, nel mio posto sicuro.

Spazio autore 💕
Ciao ragazzi 💜 mi dispiace non aver aggiorna molto in questi untimi giorni, ma è davvero un periodo schifoso, non vedo l'ora che sia estate per rilassarmi un po'

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