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Il secondo giorno di appostamento è già più produttivo. Sono alla finestra del mio appartamento temporaneo da cinque ore e mi preparo a un'altra giornata senza novità quando, verso l'una del pomeriggio, Milo Martello compare sulla soglia del palazzo della Strawman. Non è solo: con lui ci sono non una, non due, ma ben tre persone. Tutte donne.

Infilo la Nikon nel mio tascapane e mi precipito in strada.

È un pedinamento molto breve: Martello e il suo harem arrivano fino a un bar dietro l'angolo e si siedono fuori, a un tavolino del dehor separato dal resto del mondo solo da una fila di piante in vaso alte circa un metro. Tengo d'occhio i bersagli dal marciapiede opposto. Sono troppo lontana per sentire cosa dicono, ma non è fondamentale. Mi basta quello che vedo.

È diffusa opinione che per conquistare una donna sia sufficiente farla ridere. Si tratta di un falso mito che nasce da un'inversione del rapporto causa – effetto: una donna non si innamora di te perché la fai ridere, ride a qualunque tua battuta perché è innamorata di te. Le tre ragazze che stanno pranzando con Milo Martello ridono tantissimo. Ogni volta che lui apre bocca per dire qualcosa scatena crisi violente di risate. Una gara a chi dimostra di trovarlo più brillante.

Scatto qualche foto. La Nikon è troppo vistosa per usarla in pieno giorno nel bel mezzo di una strada trafficata, ma a questa distanza va bene anche la fotocamera del cellulare. Ufficialmente sono solo una delle tante passanti perse nello schermo di uno smartphone.

Intorno all'una e un quarto entra nel recinto del dehor una quinta persona, un tizio stempiato sulla cinquantina in tuta da ginnastica, e va a sedersi al tavolo con Milo Martello e le ragazze. Benché sia chiaro che gli altri lo conoscono, lo stempiato se ne sta sulle sue e non partecipa alla conversazione. Ad un tratto mi sembra che si volti a guardarmi. È solo un istante ed è probabile che il suo sguardo abbia incrociato il mio per puro caso, ma preferisco non correre rischi. Faccio finta di andarmene, poi continuo a seguire la scena protetta dall'androne di un condominio.

Dopo che Milo Martello e la sua corte sono rientrati dalla pausa pranzo e io sono tornata al mio appartamento – osservatorio, mi fermo a riguardare le fotografie che ho scattato. Stando al sito aziendale, alla Strawman S.p.A. lavorano in cinque, perciò quello che ho visto era il personale interno al completo. Presumo che la ragazza pallida dagli occhi a mandorla coi capelli a caschetto blu elettrico e un vago stile punk sia So-yon Ramazzotti, web designer italo-coreana, qualificata come Social Media & Community Manager. Inserendo su Google il nome della Product Manager, Erjona Fishta, risulta che è albanese d'origine ma italiana di nascita, è laureata in digital marketing e soprattutto corrisponde alla stangona bruna abbrustolita di lampade con il tailleur rosso aragosta e gli occhi di ghiaccio da cane husky. Per esclusione, la finta bionda con l'aria furba, le fossette e il maglioncino rosa pastello riempito da una quarta abbondante dev'essere Samantha Zanatta, un diploma di istituto professionale e un posto da Executive Assistant.

Riassumendo: un uomo sessualmente superappetibile, sposato con una donna che ha l'età per essere sua madre e l'aspetto di una sua zia anziana, passa dodici ore al giorno chiuso tra quattro mura con un'amazzone balcanica, un'asiatica dalla pelle d'alabastro e una dea dell'abbondanza mediterranea che baciano la terra dove cammina. Resta solo da scoprire se si porta a letto una delle tre, o tutte e tre.

Ma se per sapere che Milo Martello è infedele basta il pensiero induttivo, per dimostrarlo ci vuole il metodo deduttivo. Ci vogliono foto, video, intercettazioni. Ci vogliono le prove.

Continuo con gli appostamenti per qualche giorno. Martello passa la maggior parte del suo tempo in ufficio, dove non posso vederlo. È sempre il primo ad arrivare e l'ultimo ad andarsene; a volte una o più delle tre Grazie si ferma con lui fino a tardi, ma nessuna di loro lo fa con più frequenza delle altre. Assisto a un paio di repliche della pausa pranzo en plen air con Martello circondato dal suo gineceo adorante. Non sto cavando un ragno da un buco. Ho bisogno di avvicinarmi di più.

Una relazione clandestina è come un elefante in salotto, una cosa grossa e in teoria impossibile da nascondere, ma gli uomini hanno un talento naturale nel far sì che l'elefante si mimetizzi con la tappezzeria. Quelli che si sposano per soldi, poi, sono gli ossi più duri. Ogni volta che controllano il loro conto in banca possono quantificare con esattezza cos'hanno da perdere, perciò tendono a muoversi con molta più prudenza della media. Non credo che Milo Martello, senza i milioni della famiglia Del Pozzo Feroldi, potrebbe permettersi di vivere in una specie di reggia, né di mantenere un'azienda in un palazzo da settemila euro al metro quadro. Non commetterà errori alla luce del sole. C'è troppo in gioco.

Il mio principale punto cieco sono gli uffici della Strawman S.p.A. Devo scoprire cosa succede lì dentro. Forse dovrò usare metodi non totalmente legali ma, come si suol dire, in guerra e in amore vale tutto.

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