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A volte, nella vita, per ottenere quello che vuoi è sufficiente chiederlo con gentilezza.

«Vorrei vedere Milo Martello», dico, «per favore».

Ma questa non è una di quelle volte.

«Puoi dire a me» mi risponde Samantha Zanatta, tono e sorriso di ghiaccio.

Mi tornano in mente le lezioni di letteratura alle superiori. Il viaggio dell'eroe comincia sempre con un guardiano della soglia che cerca di impedire al protagonista l'accesso a un mondo sconosciuto. Nel mio caso sono letteralmente sulla soglia, nel senso che ho entrambi i piedi sullo zerbino della Strawman S.p.A., e il guardiano è una venticinquenne ossigenata e forte di fianchi con un look da Sandy Olsson nel primo tempo di Grease e una grinta da Sandy nel secondo. Samantha ha aperto la porta quanto basta per vedere chi ha suonato il campanello, ma sembra che non sia intenzionata ad aprirla abbastanza da lasciarmi entrare.

«Sono una grande fan del vostro lavoro» dico. «Se potessi parlare col signor Martello solo per un minuto...»

«Non siamo in cerca di collaboratori», ribatte Samantha, secca, «ma puoi lasciarmi un curriculum, se proprio vuoi».

Ok, avevo messo in conto l'eventualità di incontrare resistenza. Adesso devo trovare un modo per aggirare questo macigno di cashmere e di tette che mi blocca la strada. Meno male che il cammino dell'eroe prevede, tra le altre cose, l'intervento di inattesi aiuti sovrannaturali.

«Piacere mio» dice una voce decisamente maschile alla mia destra.

Dal vano delle scale emerge Milo Martello. È in jeans e scarpe da ginnastica e ha le maniche della camicia arrotolate fino al gomito. A quanto pare siamo saliti insieme, io in ascensore e lui a piedi. Mi sorride, ma a differenza di quello di Samantha il suo ha tutta l'aria di un sorriso sinceramente amichevole, e mi tende la mano. Gliela stringo. Ha una bella presa, delicata e al contempo decisa. Riconosco che vederlo da vicino fa una certa impressione, specie dopo averlo visto nudo.

«Valeria Tutto» dico.

Non ho problemi a usare il mio vero nome. Le false identità complicano le cose, e tra le regole del bravo investigatore c'è il fatto che non bisogna mai introdurre complicazioni superflue. Sono stata attenta a non lasciare tracce in Rete: anche se qualcuno dovesse cercare "Valeria Tutto" su Google, non troverebbe niente che mi colleghi alla V. Tutto Investigazioni, a meno di non andare a scavare nel sito della Camera di Commercio. D'altronde, dicevo, nessuno pensa mai che una donna possa essere un detective privato, come non si pensa mai a un meccanico donna o a un chirurgo donna. I vantaggi del sessismo interiorizzato.

«Una fan del nostro lavoro», ripete Martello, «un minuto mi pare il minimo». Mi spalanca la porta della Strawman S.p.A., costringendo Samantha a fare un passo indietro, e mi fa cenno di entrare.

Sono dentro. È fatta. Ora per portare a termine il mio piano manca soltanto una mossa. Infilo una mano nel mio tascapane per verificare che sia ancora al suo posto l'arma finale, la chiave che mi darà accesso alla vita segreta di Milo Martello: la mia penna.

Avanzo al seguito del padrone di casa lungo un corridoio dalle pareti rivestite di pannelli di legno, ai quali sono appese gigantografie di tartarughe marine e scorci della barriera corallina. Incrocio Erjona Fishta, oggi in tailleur amaranto, che procede in direzione opposta alla nostra, assorta nella lettura di un tablet; quando le passo a fianco e accenno un saluto, alza la testa dallo schermo e si blocca a fissarmi con quei suoi occhi da cane polare. Gettando uno sguardo alle mie spalle vedo che da una porta laterale è sbucata So-yon Ramazzotti: anche lei mi fissa, e commenta a bassa voce con Erjona. Come al solito, non le sento ma so cosa stanno dicendo: chi è la rossa in compagnia del capo? Naturalmente le femmine del branco mi percepiscono come una minaccia. Hanno ragione, anche se non come pensano loro.

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