Lunedì
Entrata all'Università, tutti non stavano parlando d'altro che della festa di Reiner, ritenuta un successo. Anche se a dir la verità lo stesso organizzatore non si ricordava quasi nulla.«Ricordo solo di Galliard che guardava le tette di [T/n].»
«Ma la smettete tutti quanti?!»
Reiner e Galliard si erano messi a discutere animatamente davanti al tavolo mio e di Armin, durante la pausa pranzo, quando in lontananza vidi Jean avvicinarsi. Cercai di sembrare calma e composta, ma era difficile guardarlo negli occhi dopo la festa.
"Non dovrebbe sapere nulla però..." Pensai, e le mie supposizioni si rivelarono fondate, dal momento che mi salutò come se niente fosse.
Reiner e Galliard se n'erano andati, mentre Armin aveva trattenuto Jean per parlargli della festa.
«Non ricordo moltissimo da quando abbiamo iniziato a giocare a King's Cup, sinceramente.» Jean sospirò frustrato, passandosi una mano sulla nuca.
«Armin puoi togliere tu il mio vassoio perfavore? Io inizio ad andare in aula.»
Mi alzai dal tavolo per evitare di parlare della festa e, prendendo la borsa, feci per allontanarmi senza nemmeno salutare Jean.
«Per averci riaccompagnato a casa dopo la festa, questo è il minimo!»
Mi bloccai sul posto alle parole di Armin e, involontariamente, mi irrigidii.
«Ti ha riaccompagnato a casa? Non pensavo che uno come te potesse ubriacarsi a tal punto!» Scherzò Jean ridendosela sotto i baffi.
Pensai di aver appena scampato il pericolo, ma Armin riprese ed io non feci in tempo a bloccarlo.
«Guarda che [T/n] ha riaccompaganto anche te Jean, non ti rico-»
«Volete un caffè con me?» Mi voltai a guardare Armin, cercando di nascondere il mio stato di panico. Ero riuscita a sbloccarmi e fermarlo, ma Jean era riuscito a sentire proprio ciò che non doveva.
Era infatti visibilmente confuso e perplesso. «Ma allora perché Marco mi ha detto che...» Si fermò e lentamente alzò gli occhi per guardarmi.
Dal canto mio, io non ne avevo la forza, ma mi costrinsi a farlo e a parlare.
«Gliel'ho detto io.»
Inizialmente non capì e fu probabilmente la mia espressione a fargli ricordare qualcosa della festa. Cambiò infatti umore e mi fissò frastornato, dandomi l'impressione che gli fosse appena caduto un macigno addosso.
Presi fiato per terminare quell'opprimente silenzio. «Jean-»
Lui però non volle darmi tempo di finire la frase che, come una furia, mi superò a passo svelto e con la testa bassa, da cui però riuscivo chiaramente a vedere il suo rossore in viso.
Sospirai e chiusi un momento gli occhi. Non volevo andasse a finire così e mi maledicevo per non essermi fatta venire in mente una scusa.
«Perché Jean se n'è andato così?»
Guardai Armin, che per tutto il tempo era rimasto ad osservare me e Jean in silenzio, con la faccia di chi non capisce cosa sta succedendo.
Trascinai i piedi al tavolo e mi risedetti di fronte a lui. «Non volevo fargli sapere che l'avevo riaccompagnato io a casa.» Mi piegai sul tavolo, poggiandoci i gomiti e portandomi una mano alla testa. «Volevo evitare l'imbarazzo per entrambi a causa di... Una cosa.» Distolsi lo sguardo.
Armin parve avere un'illuminazione. «Mica ti si è dichiarato da ubriaco?»
Strabuzzai gli occhi. «Annie ti ha detto che piaccio a Jean?!»
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𝐃𝐨𝐰𝐧𝐭𝐨𝐰𝐧 𝐁𝐚𝐛𝐲 «Eren x Reader»
FanfictionCon assoluto silenzio avvicinò il suo volto al mio, fermandosi non appena le punte dei nostri nasi si sfiorarono. Tenevo le labbra serrate e sentivo il mio cuore battere talmente forte che ebbi il timore mi esplodesse nel petto. «[T/n] non hai mai b...