10. Come back

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You're in my veins, You're in my blood
You stop the feeling of giving up
-Better with you, Michl

Montecarlo, 15 luglio

Il giorno successivo Céline e le sue amiche partono da Marsiglia di buon'ora. La sveglia suona alle sei del mattino, non ci mettono molto a prepararsi anche se dividono un bagno in tre e alle sette e mezza sono già in stazione per prendere il treno che le riporterà, tra poche ore, a Monaco. Il viaggio dura quattro ore, probabilmente se avessero portato con sé la macchina ci avrebbero impiegato molto meno, ma non importa. Sono ore preziose, che Céline ringrazia di poter passare con Sophie e Janette, le quali, con le loro chiacchiere, la distraggono dal pensiero dell'imminente incontro con i suoi genitori.

Secondo i suoi calcoli, quando tornerà a casa dovrebbero esserci anche loro per il pranzo che di norma consumerebbero insieme, ma che dopo la litigata di mercoledì avrebbe decisamente il piacere di evitare. Comunque, fino a quando non se li ritroverà davanti intenti a squadrarla con disgusto o disappunto non ci vuole pensare. Vuole godersi queste ultime ore di tranquillità.

Scherzano, mangiano, Sophie tira fuori dalla tasca del suo zaino addirittura un paio di carte da Uno con cui passano proprio l'ultima ora di viaggio. Le sta ancora raccogliendo quando il treno entra nella stazione di Monaco-Montecarlo e si ferma ai binari. Céline ridacchia mentre Sophie s'infila sotto i sedili alla ricerca di una delle carte perse e non senza qualche difficoltà prende il proprio trolley e poi quello di Janette dal vano portabagagli sopra le loro teste. Sul treno fa freddo, l'aria condizionata è accesa a mille da inizio viaggio e per questo ha indosso una felpa pesante che probabilmente ha rubato a suo fratello Louis visto che le sta larga, invece fuori, sui binari, il caldo è afoso e si attacca alla pelle.

«Vuoi un passaggio?» le chiede Janette mentre camminano di fianco l'uno all'altra dirette verso l'esterno della stazione.

Céline si volta a guardarla mentre scuote il capo «Tranquilla, torno in taxi. Non c'è bisogno che vieni fino a Fontveille» la rassicura, con un accenno di sorriso sulle labbra. Janette abita a Montecarlo, potrebbe arrivare anche a piedi fino a casa sua ma ha il vizio di usare la macchina per ogni cosa, però non sarebbe un dispiacere per lei allungare di dieci o quindici minuti per accompagnarla. Nonostante ciò preferisce passare quei minuti da sola, a prepararsi per affrontare al meglio qualsiasi cosa i suoi genitori decidano di dirle.

Janette aggrotta le sopracciglia e la guarda dubbiosa, poi annuisce ancora non del tutto convinta e ritorna a guardare di fronte a sé. Una volta fuori, improvvisamente, si volta e le getta le braccia al collo.

Céline strabuzza gli occhi, non se l'aspettava, ma dopo qualche secondo di esitazione ricambia la stretta.

«Per qualsiasi cosa, chiamami» le sussurra all'orecchio, prima di staccarsi e allontanarsi da lei mentre la saluta con la mano.

Sophie la stringe in un abbraccio veloce, prima di andare incontro al padre che è appena venuto a prenderla e Céline rimane sola, sul marciapiedi di fronte alla stazione, con la valigia affianco e un peso crescente nel cuore. Ingoia il groppo che le si sta già formando in gola e s'incammina verso un taxi fermo a qualche metro di distanza rispetto all'ingresso, che è libero e il cui autista, dopo averla notata, l'aiuta a sistemare il trolley nel bagagliaio. Una volta seduta dentro l'auto, Céline gli indica la via di casa sua e con l'ansia crescente si prepara a ciò che pensa di dover affrontare.

Una volta arrivata, attraversa il vialetto con la valigia stretta nel pugno della mano destra ed entrambi i palmi sudati. Si strofina quello sinistro sulla stoffa dei jeans scoloriti che ha infilato questa mattina e fa un respiro profondo prima di prendere le chiavi e infilarle nella serratura dell'ingresso principale. Apre la porta più piano che può, nella speranza di non attirare l'attenzione di nessuno, e s'infila dentro da uno spiraglio piccolissimo in cui per miracolo riesce a infilare la valigia. Quando si trova finalmente nell'ingresso ampio, dalle pareti bianche e alte, di fronte alle scale che portano al piano superiore, Céline sente dal salone il rumore delle posate contro i piatti e le chiacchiere sommesse dei suoi genitori. Sente la voce chiara di sua madre che informa suo padre su come è andata la prima metà della giornata a lavoro e gli chiede cosa voglia per cena, per comunicarlo a Ronald. Suo padre risponde con frasi brevi e coincise, è abituato a parlare con tutti così da sempre, ma ogni tanto sa dimostrare anche lui un po' di affetto.

Fire on Fire || Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora