RHYTHM

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Quel fine settimana Roy lo passò chiuso in casa. Così come il caldo afoso era arrivato in anticipo di alcuni giorni, anche il mal tempo previsto per l'inizio della settimana successiva aveva colpito East City nei due giorni festivi. Dei lunghi temporali avevano abbassato la temperatura, rendendo l'aria più vivibile, ma impedendo a Mustang di uscire. E lui in casa s'annoiava a morte! Non aveva nulla da fare, nessun hobby da coltivare, niente di nuovo da leggere, nulla. L'unica cosa che poteva fare era telefonare a Maes, ma quel weekend l'avrebbe passato con i suoceri, perciò non sarebbe certo stato in casa ad aspettare le sue futili telefonate. Quindi provò per l'ennesima volta a sistemare un poco casa, questa volta rendendola decisamente più vivibile. Ma esaurita anche questa fase si ritrovò a girare per le stanze cercando disperatamente qualcosa per passare il tempo. E come sempre in questi casi finì per buttarsi sul sofà a pensare e ripensare alla sua sottoposta, e a come le cose fossero nuovamente precipitate. Per quanto tentasse di togliersela dalla testa restava un'impresa impossibile. Un paio di settimane prima aveva anche provato ad uscire il sabato sera in cerca di qualche ragazza interessante con cui cancellare il pensiero assillante di Riza. Ma ben presto capì che era tutto inutile, anche se si era seduto ad un tavolino a chiacchierare con una ragazza carina e vivace che lo aveva abbordato e sembrava pure ben disposta, l'aveva poi lasciata da sola nel locale per tornare a casa quasi di corsa. Non riusciva più a desiderare una donna, non una qualunque. Lui voleva Riza e solo Riza. E non era l'appagamento di banali bisogni sessuali quello che cercava con lei, no, anche solo un bacio gli sarebbe bastato, forse anche solo una carezza amorevole. Ma era impossibile, lei non lo avrebbe mai amato, mentre ormai lui si sentiva trascinato in un vortice senza fine. Aveva passato un pessimo fine settimana quella volta, non aveva intenzione di finire anche questo alla stessa maniera nonostante ciò che era successo il venerdì appena passato lo assillasse. Eppure sentiva che qualcosa di positivo c'era stato, almeno a rafforzare quel rapporto particolare che già avevano. Cercò invano per tutto il tempo di pensare ad altro, ma l'unica conclusione a cui giunse in quei due giorni fu che avrebbe dovuto chiedere a Hawkeye qualche consiglio su dei libri da leggere per occuparsi la mente in giornate come queste.

Il lunedì mattina si svegliò svogliato come solito, anche se il sole che splendeva sulla città gli diede una minima consolazione. Quando arrivò in ufficio ancora assonnato trovò già Riza intenta a sistemargli la scrivania. Possibile che riuscisse sempre a trovare qualcosa fuori posto? La guardò per un secondo, prima che lei alzasse gli occhi su di lui e lo salutasse: bella e piena d'energia come sempre.
-Buongiorno Colonnello.-
-Giorno Tenente.- rispose lui soffocando uno sbadiglio. Gettò distrattamente il quotidiano che aveva appena comprato sul divanetto a lui più vicino, poi iniziò a togliersi la giacchetta della divisa. Non poté non notare lo sguardo di disapprovazione che gli lanciò Hawkeye, ma quello faceva parte del copione non scritto che recitavano costantemente in ufficio. A quel punto veniva il momento della frecciatina sulla sua eccessiva puntualità e precisione, in una nuova variante per quel giorno.
-Sa Tenente, è da quando ci siamo trasferiti a East City che me lo domando, dovrei forse richiamarla perché entra nel mio ufficio ben prima che io arrivi alla base?- sorrise, già sapeva come avrebbe risposto.
-Credo di sì, Signore. Ma non lo farà, perché è molto più comodo trovare già tutto pronto.- rispose lei con prontezza.
-Già.- e non aveva nemmeno tutti i torti, trovarla già in ufficio era quasi rassicurante, soprattutto dopo quelle settimane in cui invece era stata così lontana da lui.
Con calma andò a sistemarsi sulla sua poltrona, mentre Riza già gli porgeva i fogli con il programma di lavoro. Elegante come solito, pensò, mentre seduto prendeva ciò che gli veniva passato. Un leggero refolo di vento lo fece girare verso la finestra aperta da cui poteva vedere il cielo azzurro e luminoso.
-Per fortuna che le piogge di questo fine settimana hanno mitigato l'ambiente, se no stamattina mi sarei dato malato.- disse tanto per costringere la ragazza a parlargli.
-Colonnello...- fu la sua unica esasperata affermazione. Amava anche quel tono da mamma esasperata, ammise a se stesso Mustang.
-Certo che questi meteorologi non ne hanno indovinata una, doveva esserci un sole che spaccava le pietre sabato e domenica, invece pioggia torrenziale. Mi sono annoiato a morte.- così avrebbe potuto avere l'occasione per chiederle dei libri.
-Hanno sbagliato di soli due giorni, Colonnello, che pretende? E poi non è colpa loro se lei s'annoia.-
-Uff...- sbuffò lui, era sempre poco curiosa, non chiedeva nemmeno perché si era tanto annoiato. Avrebbe dovuto fargli quella domanda direttamente e a bruciapelo più tardi. Non che lei soffrisse particolarmente i quesiti sparati senza nemmeno una introduzione, però a lui pareva sempre così... brusco.
-Ah, Colonnello, per quella domanda che mi ha fatto venerdì, ho pensato d'accettare.- disse lei improvvisamente, facendo destare del tutto l'alchimista. Alla faccia del bruciapelo, pensò. Ma non poteva essere la domanda a cui lui aveva tanto pensato nel fine settimana, doveva essere qualcos'altro, ma cosa?
-Aspetti, quante domande le ho fatto venerdì a parte quella impossibile sull'uscire assieme?- le chiese mentre cercava di fare mente locale sul venerdì precedente.
Lei restò impassibile e rispose semplicemente: -Parlo di quella Colonnello.-
Incredulo la fissò cercando di scoprire dove stesse l'imbroglio, o chi fosse quella donna che aveva di fronte e che assomigliava tremendamente alla sua sottoposta. Riuscì solo a mormorare un: -Non ci credo...- che lei ricominciò immediatamente a parlare:
-Ma ci sono delle condizioni.-
A quel punto intuì che forse quella che aveva detto era la verità, ma sarebbe stata ben diversa da come lui se l'era immaginata quando aveva posto quella pazza domanda.
-Figurarsi.- disse mentre s'appoggiava allo schienale della poltrona e intrecciava le mani in grembo. Meglio rilassarsi e non aspettarsi nulla.
Con il solito tono diretto e preciso lei iniziò ad elencare le condizioni:
-Sarà solo una volta a settimana: niente cenette, pranzi galanti o altre cose del genere. E ovviamente niente fiori, regalini o frasi suadenti. Usciremo come amici, e basta.-
Lei sorrideva soddisfatta, probabilmente si era preparata il piccolo discorso da fargli. Lui invece era sconvolto, era troppo bello per essere vero.
-Tutto qui?- domandò credendo di parlare ad un sogno.
-Sì, Signore.- fu invece la sua risposta del tutto neutrale, esattamente come solo Riza avrebbe potuto rispondere.
Gli ci volle un attimo per assimilare il tutto, ma poi divenne euforico! Era riuscito ad avere un appuntamento con lei, anzi, più di uno, visto che aveva parlato di "uno a settimana". Certo non era esattamente quello che da innamorato avrebbe voluto, ma era già tanto, veramente tanto.
-Per me le condizioni sono il minimo e le accetto. La ringrazio Tenente, veramente. Non sono mai stato così contento d'essere venuto al lavoro il lunedì mattina quanto oggi.- disse allegro.
-Esagerato.- rispose solamente lei, che forse non aveva ben capito la portata delle sue affermazioni.
Roy iniziò a spiegazzare gli angoli del programma di lavoro.
-Sa, tutto m'aspettavo tranne questa risposta, non oggi. Anzi seriamente non me l'aspettavo proprio, credevo che avrebbe rifiutato, ma per non ferirmi troppo avrebbe preferito non rispondermi mai.-
-Sinceramente ero tentata, ma poi ne ho parlato con il sottotenente Havoc e ho deciso diversamente.- ribatté lei mentre, seccata, gli toglieva le povere carte dalle mani.
Il Flame Alchemist tornò immediatamente vigile.
-Havoc?- domandò mentre indicava con entrambe le mani la stanza a fianco.
-Sì, quanti sottotenenti Havoc conosce?-
Lui quasi non le prestò attenzione. Havoc aveva avuto un ruolo nella decisione di Riza? Tutto ciò era interessante e allo stesso tempo preoccupante. Doveva indagare.
-Colonnello, io vado a prendere la corrispondenza, torno subito.- disse lei appena vide l'orario e uscì velocemente dalla stanza.
Un'ottima occasione per parlare con Jean, da cogliere al volo. Attese un minuto esatto dall'uscita di Hawkeye controllando sul suo orologio d'argento, poi si alzò di scatto e andò a fare visita ai ragazzi nell'ufficio a fianco.
Stavano ancora sistemandosi e chiacchierando tranquilli, sino all'arrivo del Tenente per loro ancora non iniziava il lavoro vero e proprio, anche se la ragazza era solita lasciare un piano di lavoro anche a loro da controllare.
Mustang nemmeno si sforzò d'entrare nella stanza, arrivato sulla soglia li salutò distrattamente:
-Buongiorno a tutti. Havoc, tu vieni nel mio ufficio, subito.- disse e senza nemmeno attendere la risposta dei ragazzi tornò alla sua scrivania. Jean lo raggiunse un secondo dopo, preoccupato.
Si mise perfettamente sull'attenti al centro della stanza, cosa che dimostrava chiaramente la sua tensione. Il Colonnello lo fissò per un attimo, poi un sorrisetto gli si dipinse in volto: poteva divertirsi per bene con lui quella mattina. Con un gesto lento e plateale prese i guanti che solitamente teneva nel primo cassetto della scrivania. Ne aveva sempre altri con sé, ma estrarli dal mobile era molto più teatrale, come lo furono i lenti movimenti con cui li indossò, facendo letteralmente sbiancare il povero sottoposto.
-Dunque.- iniziò facendo poi una pausa per guardare soddisfatto l'effetto delle sue mosse sul Sottotenente. Fu soddisfatto dal volto tirato di Jean e dalla posa perfetta, segno che non sapeva cosa aspettarsi dal suo comandante.
-Per caso ha parlato col tenente Hawkeye nei giorni passati?- domandò con tono fintamente disinteressato.
-Sì signore.- rispose immediatamente l'altro ancora più preoccupato.
-Ed esattamente quando, dove e di cosa?- continuò il terzo grado Roy, mentre si carezzava distrattamente il dorso della mano dove spiccava il rosso simbolo con la salamandra. Havoc fu percorso da un brivido freddo.
-Venerdì pomeriggio al parco del Soldato, per circa trenta minuti.-
-Non ha risposto riguardo all'argomento della conversazione, Sottotenente.- puntualizzò il superiore fissandolo intensamente.
-Abbiamo parlato...- la voce venne meno e dovette tossire per schiarirla. -della sua richiesta, Colonnello.- concluse velocemente.
-Sii più esaustivo Havoc, non abbiamo molto tempo e devo sapere.- si spazientì lui guardando la lancetta dei secondi che inesorabile continuava il suo cammino: Riza sarebbe tornata entro poco.
Quelle parole più dirette diedero al biondino la sensazione che forse non sarebbe stato incenerito, non lì ed ora per lo meno, se avesse raccontato tutto.
-Per essere brevi: mi ha raccontato del suo tentativo di baciarla di nuovo,- iniziò cercando di utilizzare un tono il più neutro possibile. -quindi mi ha detto della sua richiesta. Inizialmente non capiva molto bene cosa lei intendesse, non aveva ben chiara l'idea di un'uscita tra amici credo. In ogni caso mi sembrava più propensa a rifiutare, senza però darle risposta per non ferirla. Allora ho provato a convincerla sostenendo le sue stessi tesi Colonnello. E a quanto pare ha funzionato.-
-Le mie tesi?- domandò incuriosito, pur cercando di mantenersi distaccato.
-Sì, la storia che se vi foste frequentati di più avreste potuto evitare che episodi come quello del bacio tentato si ripetessero. Ho anche dovuto aggiungere che a volte l'amore diventa amicizia, cosa che sinceramente credo impossibile, ma pare aver fatto breccia.- disse ormai trasportato.
-Ma ho ovviamente anche aggiunto che è possibile anche il contrario, sia chiaro. Solo che non credo abbia ben colto questo particolare.-
-L'amore che diventa amicizia... mmm... una fesseria, però se ha funzionato meglio.- commentò Mustang.
-Ne sono convinto anche io Colonnello, ma forse potrà anche capitare no?! Alla fine è più facile il contrario, ed è ciò che lei spera, immagino. Perciò le ho messo la pulce nell'orecchio, chissà che non funzioni.- concluse il sottoposto, ormai immemore del fatto che ancora l'alchimista indossasse i suoi guanti letali.
-Sì, hai ragione.- continuò sovrappensiero il moro, prima ti tornare a fissare direttamente il sottoposto.
-In ogni caso lei è uscito con la mia...- Mustang si fermò un attimo a pensare, non sapeva se dire preda o donna, entrambi i termini stonavano riferiti a lei. -...la mia prediletta; senza avvisarmi né chiedermi il permesso.-
Il biondo cecchino storse leggermente il naso alla parola "prediletta".
-Ma Colonnello, lei è venuta d'improvviso a casa mia, non potevo mandarla via.- cercò di difendersi.
-Silenzio, niente scuse. Lei dovrà essere punito, lo sa?- disse intrecciando le mani di fronte a lui e sorridendo pericolosamente. La faccia sempre più impaurita di Havoc lo allietava ogni secondo di più.
Proprio in quel momento, però, si sentì bussare. Era sicuramente Riza, non poteva far altro che dirle d'entrare. Peccato, il gioco con il topolino di giornata era già finito. Avrebbe dovuto rifarsi più tardi con Fuery, anche se indubbiamente Jean era più interessante e innovativo come vittima.
La ragazza entrò velocemente, per poi fermarsi d'improvviso a fissare la scena inaspettata che l'attendeva. Per un istante soltanto rimase in silenzio, sorpresa, quindi lo richiamò:
-Colonnello!-
-Cosa c'è Tenente?- domandò fingendo stupore e continuando a guardare la sua vittima che non si sentiva ancora totalmente al sicuro.
-Non finga di non capire. Includa tra i patti da rispettare anche quello di non prendersela con tutte le altre persone con cui deciderò di avere una qualche conversazione, soprattutto i miei colleghi.- gli rispose secca Hawkeye. Sembrava aver capito fin troppo in fretta d'avere il coltello dalla parte del manico riguardo il loro patto.
-Ma...- tentò di protestare ancora con quel tono da bambino. Lei però non gli lasciò spazio.
-Niente ma, o così o niente. Le va bene?- lo sguardo era deciso e la violenza con cui poggiò le buste sulla scrivania gli confermò che voleva immediatamente una risposta seria e nessun'altra burla.
-Va bene, va bene.- mugugnò allora, scocciato che la sua "mammina" non lo lasciasse giocare ancora un po'. Svogliatamente si tolse i guanti e li ripose nel cassetto. Si era innamorato di una donna senza scrupoli. Un po' di divertimento che male avrebbe mai potuto fare?! Scontento tornò a poggiarsi pesantemente sui gomiti e a guardarla mentre quella sua espressione esasperata, ormai familiare a Mustang, le si dipingeva in volto. Era carina anche così. Forse avrebbe potuto inventarsi qualcos'altro per movimentare un po' quella giornata.
-Colonnello, ora vado con il sottotenente Havoc di là a definire il piano di lavoro di oggi,- disse quindi la sottoposta cercando di rincuorare il biondo collega con un sorriso -lei potrebbe iniziare a controllare la posta.- non dimenticò di suggerirgli con forza in fine.
Con un gesto vago della mano che indicava ai due d'uscire, Roy rispose solamente: -Va bene, Tenente, vada.- Doveva pensare a qualcos'altro per sfuggire alla noia dell'ufficio e divertirsi un po' con lei. Forse un bel sonnellino mattutino nel suo solito angolo di giardino l'avrebbe aiutato ad ideare qualcosa di grandioso.
Nel frattempo Riza aveva preso per un braccio Jean e lo stava trascinando fuori dalla stanza. Havoc avrebbe pagato anche quel tocco, prima o poi.
Poco prima di uscire però lei si voltò nuovamente verso il suo superiore.
-Ah Colonnello, veda di farsi trovare...- Lui rimase colpito. Perché doveva sempre capire tutto quello che gli passava per la testa? Anzi, non sempre, solo quando lui non voleva che accadesse!
Dopo che la porta si fu chiusa alle spalle della donna dovette ammettere che in realtà erano rari i casi in cui lui e Riza non si erano compresi, e tutti riguardavano quell'amore non corrisposto che provava per la giovane. Forse era proprio quel sentimento ad essere sbagliato, in fondo.
Si arruffò da solo il ciuffo. Non era tempo di pensare a cose così tristi, era un gran giorno quello! Era riuscito ad avere il consenso di Riza ad una richiesta assurda, doveva essere felice. E il modo migliore per continuare quella mattinata era andare a riposare nel suo spazio in giardino, dopo tutto lei aveva detto di farsi trovare, non aveva specificato dove.

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