REASON

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Quella che doveva essere una giornata come le altre, si era rivelata un'assurdità nell'ordinato e logico mondo di Riza Hawkeye. In mattinata aveva sorprendentemente trovato il suo superiore sì distratto, ma non impegnato in divagazioni e tentativi di fuga dal lavoro. E tutto perché era stato scaricato, come aveva facilmente scoperto. Aveva finto di accettare questa spiegazione, ma in realtà le sembrava ancora strano, era già successo altre volte, prima o poi quasi tutte le donne di Mustang l'avevano scaricato per il suo incorreggibile vizio di correr dietro a tutte le ragazze che incontrava sulla sua strada, occupato o libero che fosse. Ma mai l'aveva visto così strano. E le stranezze continuarono per tutta la giornata. Ad un certo punto, mentre lei si trovava nell'ufficio del Colonnello per controllare una pratica, aveva telefonato il maggiore Hughes, come sempre, e l'alchimista era letteralmente balzato sulla sedia. Riza era rimasta stupita, ma visto che continuava a rifiutarsi di rispondere aveva dedotto che, forse, aveva intuito chi fosse a cercarlo e non lo volesse sentire, per qualche misterioso motivo. Aveva quindi risposto lei, indecisa se inventarsi che il Colonnello non era in ufficio o costringere l'uomo ai suoi doveri, fra cui rispondere alle telefonate. Si era ritrovata a fare una breve conversazione con il maggiore Hughes, che le aveva chiesto di Mustang, come se sapesse già cosa stesse accadendo. Si era meravigliata di quanto i due si conoscessero a vicenda, se da Central l'altro militare riusciva ad immaginare così bene la situazione lì a East; ma ancor di più si era sorpresa quando l'uomo non aveva voluto parlare con il Colonnello, ma le aveva solo dato un indecifrabile messaggio da riferire.
Ma le stravaganze di quella giornata non erano ancora finite. Poco dopo la telefonata, mentre stava riportando i fogli presi in precedenza nell'ufficio del superiore, si era ritrovata a faccia a faccia con lui prima ancora di riuscire a bussare. Le aveva detto che sarebbe andato con Havoc a controllare il deposito delle munizioni, una scusa per farsi un giro per la base di un'evidenza quasi imbarazzante, ma visti i precedenti di quella giornata lo aveva lasciato libero di fare, senza dimenticarsi di mostrare comunque il suo disappunto. Anche se aveva un grado più alto del suo e anche più anni d'esperienza doveva ancora imparare a lasciare le questioni personali fuori dall'ambiente lavorativo, ma probabilmente era una cosa impossibile per Roy Mustang.
Mentre i due colleghi gironzolavano per la base, lei sistemò tutto il lavoro del pomeriggio con gli altri militari rimasti in ufficio, mise anche in ordine la scrivania del Colonnello, impilando per bene le pratiche da controllare e suddividendo tra archivio e buste per le consegne quelle già pronte. Era un lavoro che i più consideravano noioso e puntiglioso, ma a lei piaceva mettere ordine. Ordine significava logica, precisione e semplicità. Almeno dal suo punto di vista. Le cose complicate, pompose e troppo fantasiose non le piacevano, le mettevano ansia e la mandavano in confusione. Non era una donna portata per certe cose come le feste, i balli o che arrossiva per frasi enfatiche e vuote dette con sussurri e sguardi ammiccanti. In pratica non era proprio la donna che sarebbe corsa tra le braccia di Mustang, proprio no. Lui era l'esatto contrario dell'uomo che avrebbe mai potuto amare. Un sorriso le sfiorò le labbra, mentre con delicatezza sistemava lo scrittoio del suo superiore. Come colonnello invece le piaceva proprio, nonostante quella sua tendenza a svignarsela invece di portare a termine i suoi doveri.

Il duo di fuggiaschi tornò in ufficio quando ormai mancava poco alla fine dell'orario lavorativo. I documenti più importanti erano già stati sistemati e anche il lavoro da completare il giorno seguente era già stato impostato. Havoc rientrò in ufficio grattandosi la testa, e mugugnando qualcosa di incomprensibile. Quello era come un segnale per il resto della truppa, che si avvicinò curiosa di sentire cosa di strano avesse visto o sentito. Ma a Riza non interessavano le storie strambe dei suoi colleghi in quel momento, se era tornato il sottotenente significava che anche il Flame Alchemist era nell'altro ufficio e doveva giusto portargli le carte da vidimare il giorno dopo.
Perciò non attese nemmeno di sentire l'inizio del racconto e uscì con il suo solito passo spedito verso la stanza accanto.
Bussò alla porta.
-Avanti- sentì provenire la voce stanca del Colonnello dall'altro lato.
Con l'abituale movimento leggero aprì ed entrò di qualche passo nella stanza. L'uomo era buttato sulla sua poltrona, con le braccia penzolanti lungo i fianchi, e la testa buttata all'indietro mentre fissava un punto imprecisato del soffitto sopra di lui. Sembrava realmente fiaccato, perciò Riza decise di non disturbarlo sino a che lui non avesse scelto di sua volontà di ascoltarla.
In quello stesso momento una ciocca fuori posto le sfiorò l'orecchio. Dopo un'intera giornata di lavoro i suoi capelli erano completamente spettinati. Guardò il suo superiore che non accennava a muoversi, e allora decise di avere qualche secondo per sistemarsi un attimo quella capigliatura ribelle. Odiava quei lunghi capelli, se sua madre non l'avesse quasi costretta a farseli crescere!
Li sciolse con un rapido gesto, e li tirò sulla sua spalla sinistra. Si ingarbugliavano sempre, per questo con una mano cercò di districare almeno i nodi più grossolani. Quindi con perizia rifece l'acconciatura. Mentre chiudeva il fermaglio si accorse con la coda dell'occhio che il Colonnello la stava guardando.
-Mi scusi Colonnello.- disse, non sapendo bene a quanto di quel poco pregevole siparietto avesse assistito.
Ma lo sguardo di lui era completamente perso, ancor peggio rispetto al resto della giornata.
-Colonnello?- lo chiamò ancora, cercando di risvegliarlo da chissà quali fantasticherie.
Il tentativo funzionò perché lui rispose subito, anche se solo per riflesso condizionato. Era decisamente troppo stanco. Non capiva esattamente il motivo di quella sua situazione, ma sapeva che era meglio non opprimerlo oltre, soprattutto ora che il lavoro era praticamente terminato. Spiegò velocemente cosa era venuta a portare, salutò ed uscì. Cercando di nascondere il dubbio e la meraviglia per quegli atteggiamenti bizzarri del suo superiore.
Tornò nell'ufficio che condivideva con il resto della banda, ancora un po' scossa dalla giornata. Si sedette tranquilla al suo scrittoio e prese il libro che aveva acquistato il giorno prima nella libreria vicina a casa sua. Provò a leggere alcune frasi, ma non era affatto concentrata, non riusciva a leggere, era preoccupata per Mustang. Decise allora di mettere nuovamente a posto il romanzo. E si mise ad ascoltare le chicchere dei suoi colleghi. Con un certo stupore si accorse che anche loro stavano parlando di Roy, e dei suoi comportamenti eccentrici quel giorno. Cercando di non sembrare troppo interessata si azzardò persino a chiedere spiegazioni.
Fu Havoc a risponderle con un fiume di parole: -Vede Tenente, prima quando siamo andati a fare l'ispezione il Colonnello mi è sembrato strano da subito, se ne stava tutto silenzioso, e sembrava non guardare nemmeno dove stesse andando. Poi mentre eravamo al deposito si è sistemato come solito sulla porta a guardare le esercitazioni, ma era come assorto, solitamente almeno alle ragazze del banco o a quelle che si stanno esercitando fa un sorriso o un saluto, questa volta niente di niente! E poi quando stav... no cioè...- a questo punto il biondo collega si fermò un attimo, la fissò come se stesse valutando un problema, quindi ricominciò. -Dicevo, quando poi siamo usciti mi ha chiesto d'improvviso se potevo trovargli una donna qui alla base! Capisce?! Io trovare una donna a lui, al Colonnello!- Jean stava sottolineando la cosa con gesti eclatanti, ma il Tenente non dava l'impressione di aver capito quanto questa cosa fosse sconvolgente. Tutti la fissarono per un secondo, increduli di fronte alla sua imperturbabilità. A quel punto Havoc decise di concludere velocemente il riassunto: -Beh a quel punto l'ho portato a fare un giro per la base, gli ho fatto vedere tutte le ragazze più carine che conosco, ma a quanto pare nessuna l'ha soddisfatto, aveva sempre quell'espressione corrucciata e pensierosa, faceva quasi paura.-.
Riza decise che quella storia era stata sufficiente, senza dover ascoltare anche le strambe ipotesi degli altri militari, che nel frattempo erano già passati ad analizzare svariate motivazioni, le più assurde possibili, che comprendevano anche il rapimento alieno e la sostituzione del Colonnello con un sosia.
Lei tornò a guardare le pagine del libro, ma senza leggere nemmeno una lettera, stava anche lei facendo supposizioni sulle ragioni che avevano portato a quegli atteggiamenti insoliti del suo superiore. Lei sapeva, a differenza degli altri, che era stato scaricato da una donna il giorno prima, e che aveva qualcosa in sospeso col maggiore Hughes. Ma restavano comunque informazioni frammentarie e ridotte per poter giungere ad una conclusione sensata. Non era la prima volta che veniva scaricato da una donna, né la prima che aveva un diverbio con Hughes. No, doveva esserci dell'altro, ma nemmeno lei riusciva a capire cosa. Nel frattempo l'orario di lavoro era terminato, decise perciò di lasciar perdere quell'indagine, chiuse il libro e sistemò la borsa pronta a tornare a casa. Probabilmente il giorno dopo Roy Mustang sarebbe tornato quello di sempre.

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