I suoi occhi sentirono la luce che improvvisamente inondò la parete dall'altro lato della stanza come una scossa che gli attraversò le palpebre. Pian piano tornò alla realtà e si ricordò di essere nel letto di Riza. Chissà che ore erano, non aveva ancora voglia d'alzarsi. Era sabato mattina ed aveva il diritto di dormire fin che voleva!
Quella luce che ancora filtrava nella stanza era sicuramente opera della donna, non sentiva più il suo dolce peso sulla spalla, né il suo corpo sotto il braccio. Perché si svegliava sempre così dannatamente presto?! Non che sapesse che fosse effettivamente presto, ma lo immaginava.
Sentì i suoi passi che si avvicinavano al letto. Era indeciso: fargliela pagare per averlo svegliato prima del dovuto anche quel sabato o coccolarla sino alla sfinimento. Entrambe le cose assieme potevano essere una buona scelta.
-Roy, è pronta la colazione.- aveva una voce così melodiosa a volte, specialmente quando non indossava quella maledetta divisa che la trasformava in un mastino.
Però non aveva proprio voglia di alzarsi, e pensò che facendo il difficile forse l'avrebbe chiamato ancora con dolcezza.
-Ancora un minuto.- rispose senza schiarirsi la voce, mentre velocemente si voltava sul fianco e nascondeva la testa sotto il cuscino. Aprì gli occhi un attimo dopo, non aveva ancora riprovato a chiamarlo perciò era tempo d'agire. Tornò a sdraiarsi supino, rimettendo il cuscino al suo posto. Lei era immobile, quasi imbarazzata chissà per quale motivo. Era diventato più facile in quei mesi capirla, molto più facile, ma vi erano ancora dei momenti in cui i pensieri della ragazza restavano per lui misteriosi.
In ogni caso non era importante in quel momento. Lo aveva svegliato e ora lui doveva prendersi il suo risarcimento. Con uno scatto la prese alla vita e la trascinò su di sé. Gli cadde praticamente addosso stupita, ma per nulla impaurita. Ci voleva tutt'altro per spaventare quella donna.
I capelli prima perfettamente pettinati ma sciolti sulle spalle le volarono davanti al volto.
-Roy!- riuscì solo ad urlare prima di portarsi le mani al volto per togliere le ciocche che le impedivano di vedere. Lo fissò alterata: -Cosa pensi di fare ora?-
Aveva sempre quel visino arrabbiato anche in ufficio quando con una scusa o l'altra dimenticava di fare il suo lavoro. Non poteva dire che fosse stupenda quando faceva così, ma allo stesso tempo quell'espressione era quasi irresistibile. Solo che all'East HQ non poteva permettersi di baciarla come avrebbe fatto in quel momento. Senza forza accompagnò il volto della donna verso di sé che, nonostante le apparenze, era tutt'altro che passiva nei loro baci.
Non aveva mai baciato una donna con tanta passione. Aveva creduto che ormai la sua esperienza l'avesse portato a provare tutto, ma un bacio da innamorati era veramente un'altra cosa.
-Buongiorno Riza!- le sorrise soddisfatto guardando i suoi profondi occhi castani che si riaprivano e mal celavano il solito dubbio tra l'ucciderlo e l'amarlo. Ormai aveva capito che la seconda opzione sembrava sempre averla vinta. Ma i primi tempi aveva tremato un po' al pensiero di ritrovarsi con un foro di una calibro 9 in fronte.
In un attimo la collera controllata della ragazza scoppiò: -Buongiorno un corno! Alzati da quel letto, ora! La colazione è già pronta.-
Prevedibile, faceva sempre così. Anche le parole variavano poco da mattina a mattina.
-...E lasciami.- aggiunse dopo un secondo notando che lui non intendeva sciogliere il suo abbraccio.
Amava le mattine dei week-end solo perché poteva svegliarsi così, con lei. Durante la settimana lei aveva vietato, con una delle sue tante regole, le nottate sotto lo stesso tetto, ma quando la giornata seguente non bisognava lavorare non perdevano occasione per dormire insieme.
Si stava ancora stiracchiando a dovere quando notò lo sguardo irritato della donna che lo accusava di star perdendo tempo. Era sempre così severa anche in privato, eppure aveva imparato ad amare anche questo aspetto di lei o, forse, l'aveva sempre amato.
-Cosa hai preparato?- le domandò mentre s'alzava dal letto e le si avvicinava. Lo sguardo che Riza gli lanciò non lasciava scampo, però non riusciva ancora a capire cosa avesse fatto di male.
-Non vorrai venire in cucina così, vero?! Vestiti!- Disse con il solito tono autoritario che era veramente più adatto ad un generale che ad un tenente.
Lui nemmeno perse il tempo a guardarsi, dimenticava tutte le volte di vestirsi prima di fare colazione.
-Ma perché?! Che c'è che non va?!- cercò di fingere sorpresa per il richiamo della donna, come se non sapesse che lei non sopportava di vederlo mezzo nudo girare per casa.
-Non va e basta. Vestiti.- il tenente Riza Hawkeye era veramente sempre in servizio e pronta a dargli ordini. Almeno sul lavoro ogni tanto sembrava ricordare che il Colonnello era lui, ma in questi casi era impossibile cercare di avere la meglio.
-Lo dici solo perché se no non sapresti resistere al mio fascino indomabile.- Tanto valeva portare la discussione su tutt'altro argomento ma fare come voleva la padrona di casa. Il tentativo andò a vuoto però, la ragazza se ne stava sulla porta con le braccia incrociate sotto il seno mentre seguiva ogni suo movimento con quegli occhi da mamma irritata. Se ne sarebbe stata lì immobile fino a che non si fosse completamente vestito e fosse uscito dalla stanza, poi da brava carceriera avrebbe chiuso la porta alle sue spalle e l'avrebbe accompagnato in cucina.
Inaspettatamente però quando lui s'avvicinò allacciandosi gli ultimi bottoni della camicia lei sciolse le braccia. Appena le fu accanto lo abbracciò teneramente intrecciando le mani dietro alla sua nuca.
-Credi veramente che il tuo fascino dipenda da quanti vestiti hai addosso, Roy?- gli disse piano mentre accompagnava il viso dell'uomo ancora stupito dal comportamento insolito della compagna verso di sé.
Quando le labbra si toccarono fu come una scossa che lo fece riprendere. Adorava quando riusciva a coglierlo impreparato, soprattutto quando le sorprese erano così dolci. La baciò con passione, mentre la stringeva a sé.
Lei s'allontanò lentamente dal suo volto con un sorriso compiaciuto. Da quando stava con lei aveva imparato quanto fosse piacevole riuscire a soddisfare la propria compagna prima che se stessi. Era qualcosa che non aveva mai provato prima, credeva d'essere un inguaribile egoista invece per Riza sarebbe stato disposto anche a rinunciare a sé. Non che fosse mai capitato, allo stesso modo lei si preoccupava per lui e in ogni campo il compromesso veniva naturale ad entrambi.
-Bene, torniamo a letto.- disse mentre la prendeva alla vita e la trascinava nuovamente verso il centro della camera.
-Non se ne parla nemmeno, fuori da questa stanza!- gli ordinò puntando i piedi.
Sbuffò scontento. Eppure la notte prima era stata tutt'altro che delusa.
Arrivato in cucina trovò come solito la tavola perfettamente apparecchiata. Ogni singolo elemento, dalla tovaglietta alla tazza sembrava essere stato posizionato con riga e squadra. Era solo una colazione, perché doveva essere sempre così precisa, nemmeno a casa del Fuhrer si preoccupavano tanto.
-Si può sapere...- iniziò
-Perché sono sempre così precisa?- concluse lei sicura mentre sedeva al suo posto scostando con delicatezza la sedia.
Fece una smorfia di disappunto. Non voleva diventare tanto prevedibile, rischiava di risultare noioso e lei poi... fermò l'assurdo corso dei suoi pensieri; lei sorrideva, altro che noioso, si stava divertendo!
Si sedette a sua volta iniziando ad assaporare quel che lei gli aveva preparato. Molte volte ci aveva pensato: Riza aveva cucinato per lui, aveva preparato quella tavola perfetta solo per lui e sedeva lì accanto per condividere quei momenti con lui. Quei pensieri così banali e forse un po' sdolcinati gli addolcivano la giornata che stava iniziando.
E quanto era bella, la osservò di sottecchi mentre beveva. Stava ripiegando con cura estrema un tovagliolino e poggiatolo s'era voltata verso di lui sentendosi osservata.
-Che c'è?- domandò confusa.
-Nulla. Stavo solo pensando a quanto tu fossi bella.- ammise candido.
-Ma smettila.- rispose lei evidentemente imbarazzata, mentre s'alzava per poggiare le sue cose nel lavello.
Anche lui aveva ormai finito di mangiare e si ritrasse per lasciarle prendere quel che aveva difronte. Ormai i gesti tra loro era più chiari e espliciti di tante parole in ogni situazione.
Quando lei gli fu vicina però non riuscì a trattenere gli istinti. Le circondò la vita e s'appoggiò con la testa al suo ventre. La donna rimase stupita con la mano che teneva la tazza sollevata.
-Roy?- gli disse solo, con quel tono dolce che usava solo per lui.
In tutta risposta lui si strusciò appena chiudendo gli occhi.
-Sembri un gatto che fa le fusa.- gli disse allora Hawkeye, mentre con la mano libera iniziava a carezzargli i capelli.
Sentiva il suo lieve profumo attraverso la maglietta, il lieve calore del suo corpo, non avrebbe voluto staccarsi mai. E quel tocco leggero che gli pettinava i capelli era profondamente rasserenante.
-Riza.- la chiamò.
-Sì?- lei rispose quasi distratta mentre la sua mano non smetteva di muoversi lenta sul capo dell'uomo.
-Fa che questi momenti non finiscano mai, ti prego.- mormorò ancora ad occhi serrati. Non la vedeva eppure sapeva che aveva sorriso, c'era qualcosa nel modo in cui si muoveva che glielo aveva fatto capire.
Passò un attimo prima che lei riprendesse a parlare.
-Sì,- gli rispose dolcemente mentre smetteva di accarezzarlo e gentilmente si liberava dal suo abbraccio. -Ora però fammi finire di pulire o non usciremo più.-
Lui la fissò assente mentre portava le stoviglie al lavello e iniziava a lavare. Tornò lentamente a respirare prima di iniziare ad aiutarla sparecchiando quel che era rimasto in tavola. Nessuno dei due parlava e lei gli dava anche le spalle, un tempo una situazione del genere l'avrebbe messo in allarme, quasi impaurito; in quel momento invece sentiva invece una sensazione di serenità. Non aveva bisogno di sentire la sua voce o di vedere il suo volto per avere conferma che anche per lei era lo stesso.
Quando lei ebbe finito lui le si avvicinò e quando la donna si girò la prese tra le braccia. Riza si sbilanciò un poco all'indietro andando a poggiarsi al lavandino mentre Roy la baciava ancora profondamente. Ma non protestò affatto, anzi rimase stretta a lui sorridente.
-Dobbiamo proprio uscire?- domandò allora il Colonnello a pochi centimetri dalle sue labbra prima di sfiorarle nuovamente.
-Sì, me l'avevi promesso Roy.- Gli ricordò lei.
Non riuscì nemmeno in questo caso a trattenere la smorfia delusa e lei scoppiò a ridere di rimando. Poi alzò una mano a carezzargli una guancia.
-Possiamo sempre tornare prima però, nessuno ce lo vieta. Va bene?- domandò, ma senza attendere una risposta lo baciò teneramente. I due corpi si staccarono, non serviva rispondere, lei sapeva che ovviamente andava bene anche così.
Attese un attimo mentre la ragazza finiva di preparasi, si diede un'ultima occhiata anche lui allo specchio, poi presi i soprabiti uscirono nella tiepida mattinata di East City.

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Reaching for R
FanfictionQuando un donnaiolo come Roy scopre il suo vero amore, sarà capace di raggiungerlo? O lo farà fuggire. (Una mia vecchia fanfic basata sull'anime 2003 che segue pedessiquamente i 15R theme)