RULE

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-Ti amo.- le disse d'improvviso Roy. Lo sapeva, non aveva bisogno di sentirselo dire, lo aveva capito da tempo che il suo superiore era ancora innamorato di lei, anche se per molto non era riuscita ad ammetterlo neanche a se stessa. Ma sentirselo dire così, con tanta tranquillità e sicurezza, la fece tremare leggermente. Sentì le gote infiammarsi, per l'ennesima volta quella sera. Appoggiò con cura la tazza sul tavolo, sentiva gli occhi intensi dell'uomo che seguivano ogni suo minimo movimento. Non era certo la prima volta che la guardava, ma ora si sentiva così emozionata.
-Anch...- cercò di rispondere. Ma la voce le venne meno. Si fermò cercando di calmare il cuore che era tornato a battere a mille come quando poco prima, sotto quel lampione, si erano baciati.
-Anch'io Roy.- riuscì finalmente a dire. Non avrebbe dovuto essere così difficile: nel suo immaginario gli amanti si dicevano quanto s'amavano a vicenda con tanta facilità! E se lui adesso avesse frainteso quel tentennamento con una insicurezza nei suoi sentimenti?
-Però, Roy...- iniziò a dire, ancora titubante -sono ancora un po' confusa.-
Mustang tornò ad appoggiarsi allo schienale del sofà. Una cosa che faceva spesso anche in ufficio, significava che voleva altre spiegazioni, che quella appena data non era sufficiente.
-So cosa provo per te, ma non so ancora come comportarmi. Non sei esattamente un uomo facile da amare, sai?!- disse cercando dentro di sé altre parole per essere ancora più chiara.
Ma questa volta lui rispose, con uno splendido sorriso: -Indubbiamente.-
Pensò che forse aveva preso quella frase come un mezzo complimento, conoscendolo.
-Forse è stato tutto troppo veloce, avrei avuto bisogno di qualche giorno ancora per accettare la cosa prima di dirtelo.- aggiunse lei. Si era accorta dei suoi sentimenti per il suo superiore solo la sera prima, e già in quella fredda nottata si era, a modo suo, dichiarata. Non aveva ancora avuto modo per metabolizzare bene la situazione. Roy non era esattamente l'uomo ideale che aveva sempre immaginato, doversi arrendere al proprio cuore era facile, ma costringere la propria mente ad abituarsi alla cosa, al contrario non lo era per niente.
-Ti darò tutto il tempo che vuoi Riza. Tutto.- Rispose con la stessa serietà di prima. Quasi troppa per Mustang.
-Grazie.- sussurrò mentre chinava la testa cercando di nascondere l'imbarazzo che ancora provava. Ogni sua frase sembrava una dichiarazione, ogni suo gesto una confessione d'amore.
Probabilmente lui s'accorse della sua piccola difficoltà, perché ricominciò a parlare con un tono più disteso: -Infondo anche tu non sei affatto una donna facile, Riza. Da quando mi sono innamorato di te la mia vita è diventata di colpo più complicata che mai.-
Doveva sembrare una battuta, ma sicuramente era anche la realtà. In quei mesi, da quella strana serata a villa Renold, ne erano successe di cose.
-Ci dovremo abituare entrambi a questa cosa, a quanto pare.- concluse tornando a sorseggiare il tè che aveva il merito di riuscire a calmarla. Lui fece lo stesso, più velocemente, forse non aveva bisogno di calmarsi, o forse la bevanda calda non funzionava su di lui alla stesso modo. Sembrava impaziente d'osservarla, come se non l'avesse fatto mai.
Quando anche lui poggiò la tazza sul vassoio, lei s'alzò automaticamente per riportare il tutto in cucina. Forse non era la cosa che ci si aspettava da una donna che si era appena dichiarata, ma ancora non sapeva cosa avrebbe dovuto fare. Seguire la sua indole naturale le sembrava la cosa più saggia. Aveva fatto solo un passo verso l'altra stanza quando lui parlò di nuovo.
-Bene, credo che per questa sera sia meglio non andare oltre. Prendiamoci il tempo che ci serve.-
Riza si voltò per guardare nei suoi profondi occhi scuri. Che fosse deluso dal suo comportamento, che non si fidasse di quel che lei gli aveva detto? No, uno sguardo bastò per capire che quello che lui stava facendo era solo per lei. Le stava lasciando il tempo che lei aveva chiesto. Forse non era affatto difficile amarlo.
-Sì, hai ragione.- gli sorrise prima di continuare verso la cucina. Non si mise fretta, respirò profondamente, poggiò il vassoio sul tavolo, prese le tazze e le mise nel lavello, poi la zuccheriera al suo posto. Rilassati Riza, si disse, rilassati.
Quando tornò in salotto il Colonnello aveva già indossato il suo soprabito, istintivamente s'avvicinò a lui e iniziò ad allacciargli i bottoni che ancora mancavano. Il respiro dell'uomo manco per un attimo. Si stava veramente impegnando per lei.
-Quando ci vediamo ora?- domandò senza nemmeno accorgersi d'aver aperto bocca. Aveva chiesto tempo e lui gliel'aveva concesso e ora scopriva d'essere lei quella veramente impaziente!
-Ah...- lo aveva un po' preso alla sprovvista -beh domani devo andare a salutare Maes alla stazione alle 2. Potresti venire anche tu, poi decidiamo cosa fare. Può andare?-
-Sì, può andare.-
Cercò d'essere il meno tesa possibile mentre apriva la porta al suo amato ospite.
-Allora domani alle 2 al piazzale della stazione.- disse di nuovo mentre lui usciva; non certo un buon modo per nascondere l'urgenza di vederlo di nuovo il prima possibile, s'ammonì.
Quando lui si voltò nuovamente verso di lei, bello più che mai, ai suoi occhi di novella innamorata, e quella sua voce profonda le rispose con un semplice -Sì- non riuscì a trattenersi. Per la prima volta nella sua vita sentì la passione infiammarla, con un movimento felino gli prese il bavero del cappotto e trascinò il suo viso verso di sé. Ardentemente cercò quelle labbra dolci. Non avrebbe voluto lasciarlo mai. Gli circondò il collo con le braccia per rendere ancora più profondo quel contatto.
Quando si staccò, lui riprese fiato. L'aveva veramente colto di sorpresa! Non era male come sensazione.
-Riza...- iniziò in un sospiro, ma lei lo fermò.
-Buona Notte, Roy.- mormorò con tutta l'amore che riusciva ad esprimere. Staccò lentamente le braccia facendo scorrere dolcemente le dita sul suo collo. Lui fece lo stesso, carezzandole una guancia prima di sussurrarle con voce suadente: -Migliore di questa non potrebbero essercene!-
In un attimo poi si girò e sparì fuori dal portone del caseggiato. Evidentemente stava diventando difficile tener fede alla sua promessa di lasciarle tempo, si disse la ragazza, mentre sorridendo beata rientrava in casa.
Si avviò in cucina, lavò le due tazze e risistemò il vassoio. Eppure l'eccitazione per quanto era appena accaduto sembrava non volerla affatto lasciare. Si gettò sul letto, senza nemmeno cambiarsi, fissò il soffitto, la sua testa era ancora piena d'immagini, di sensazioni...del sapore delle sue labbra.
Dopo alcuni minuti si diede la sveglia da sola. Non poteva comportarsi come una ragazzina! S'alzò e si preparò per la notte, ma anche quando fu ormai al buio sotto le coperte i suoi sogni furono tutti per lui.

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