𝐶𝑎𝑝𝑖𝑡𝑜𝑙𝑜 14

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Apro gli occhi, quasi disturbata da un innaturale silenzio, solo per notare d'essere in una stanza che non è la mia. Mi metto seduta di scatto, coprendo il mio corpo nudo con la coperta, e il dolore provocato da questo movimento mi riporta subito alla mente quello che è successo ieri sera.
"Porca troia..." mi sussurro, appoggiando una mano sulla fronte. Alzo le coperte, guardando il mio corpo pieno di segni e scottature lasciati delle mani di Touya.

Mi alzo e prendo i miei vestiti da terra, prima di uscire dalla stanza di Touya e chiudermi subito nella mia.
Con un sospiro lancio i vestiti sul mio letto, mentre il rapido cambio di temperatura mi fa rabbrividire: mi avvicino alla finestra e la chiudo, guardando la mia figura sbiadita riflettersi sul vetro sporco e bagnato prima di andare in bagno per farmi una doccia.
Ha smesso di piovere, e a quanto pare da poco.

———

"Dove siete stati?" provo a chiedere di nuovo, venendo ignorata un'altra volta.
Ci sono tutti: Shigaraki, Kurogiri, Toga, Spinner, Mr Compress, Twice.
Faccio scivolare il mio sguardo in torno, fino al momento in cui una cartina vecchia e segnata aperta sul bancone non attira la mia attenzione.

La studio rapidamente per qualche secondo, finché Shigaraki non mi interrompe.
"Oi, tu, vatti a sistemare"
Guardo il celeste sorpresa.
"T/n, l'hai sentito, sbrigati" ripete Spinner
"T/n un cazzo, rettile...- dico -...si può sapere cosa sta succedendo?"
Vedo lo sguardo serio di Dabi, appoggiato rigido al muro. Non abbiamo nemmeno avuto tempo di parlare.
"...come scusa?"
"Ti ho chiesto cosa sta succedendo, Shigaraki" dico, sostenendo il suo sguardo con eccessiva sicurezza.
Me lo fa capire, lo sguardo del celeste, di quanto sia vicina all'oltrepassare il limite.
Fin troppo vicina.
Abbasso lo sguardo: per quanto voglia negarlo, il capo rimane lui.

Ha in mente qualcosa, lo so bene. Quei suoi occhi solitamente spenti ed opachi che ora sento avvinghiati alla mia pelle hanno iniziato a bruciare di un nuovo fuoco che ha lo stesso colore del sangue e sa di paura, odio e ribrezzo. Non mi piace il modo in cui sono posta all'oscuro di tutto, soprattutto da quando ho iniziato a capirlo: il suo è sempre un gioco spinto, abbandonato al caso e alla probabilità. Gioca senza regole, come se tirasse un dado a trenta facce nella convinzione di ricevere qualsiasi numero gli serva. A questo punto non posso non chiedermi se ha effettivamente un obbiettivo o se solo ama il rischio di questo gioco malato ed effimero.
Un brivido mi fa tremare. Stringo i denti mentre il mio sesto senso imprime quell'orribile sensazione sulla mia lingua, quel gusto amaro che l'esperienza mi ha insegnato ad odiare e che ormai sa solo di morte.

01:43
Leggo l'ora sull'insegna luminosa di una farmacia che vedo dal vicolo in cui sono mentre gioco col Walkie-talkie che ho in mano.
Le strade sono quasi deserte, le porte delle case serrate e l'unica fonte di illuminazione sono un paio di vecchi lampioni storti che a stento riescono a rimanere accessi.
Ha rincominciato un po' a piovere.
Mi appoggio con la schiena al muro accanto ad una scala antincendio arrugginita, provando a ripararmi sotto ad una piccola tettoia.
Sento dei passi, riconosco subito la falcata di Dabi mentre mi raggiunge.

"Ancora mezz'ora" mi dice non appena arriva al mio fianco. Annuisco. Cala un silenzio teso che ho paura di spezzare. Dabi mi volta le spalle per guardare fuori dal vicolo, appoggiando una mano al muro sporco e rovinato.
Guardo la sua schiena, osservando come le molteplici gocce d'acqua scivolino leggere sul tessuto impermeabile della giacca che indossa.
Mi martellano le tempie e trattengo a stento le lacrime mentre sento il mio stomaco avvolgersi su se stesso, provocandomi nausea. Con tutta me stessa combatto l'impulso di prendere la mano calda di Dabi e portarla al mio viso, lasciando morire le mie uniche parole in gola:

'Andiamocene. Assieme.'

Non devo nemmeno pensarci, non ora. Contano anche su di me, non posso tirarmene fuori così. È stata una mia decisione, e se Shigaraki ha davvero intenzione di giocare allora sono disposta a negare me stessa pur di arrivare a vincere.
Così ho fatto, soffocando quei sentimenti di incertezza che ormai mi stavano divorando, e, subito dopo, anche il mio sesto senso smise di assillarmi.

𝐿𝑜𝑠𝑡 𝑖𝑛 𝑦𝑜𝑢𝑟 𝑒𝑦𝑒𝑠 // Dabi x reader Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora