XI

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Louis non è sicuro di quanto tempo passi, ma non riesce a dormire.

Naturalmente è stanco, il suo corpo lo implora attraverso le ossa scricchiolanti e i movimenti dolorosi di chiudere gli occhi e di sforzarsi di dormire. Ma non ci riesce. La sua stanchezza mentale non può fermare il modo in cui il cuore gli batte erraticamente nel petto al pensiero di Harry che dorme a pochi centimetri da lui.

La distanza delle loro braccia.

Non c'è modo che il suo corpo possa riposare quando ciò che brama così disperatamente è così vicino - qualcosa che ha sognato. Dio, così tanti sogni che dovrebbe essere imbarazzante, il pensiero dovrebbe fargli desiderare di tirare abbassare le palpebre e lasciare perdere. È ridicolo anche solo sperare.

"Harry?" sussurra.

Dopo pochi secondi Harry mormora una risposta e Louis si chiede perché neanche lui sia riuscito a dormire - si chiede se sia per la sua stessa ragione.

"Non riesci a dormire?" chiede.

"Non ne sono sicuro", borbotta Harry di rimando, ridendo un respiro nell'aria, "tu?".

"No."

"Posso aiutarti ad addormentarti?".

Louis inspira profondamente. Espira. "Pensi che potrei- ehm, abbracciarti?"

Cade il silenzio per un momento di troppo - come fari accecanti che non vedi mai, senti solo lo stridore di pneumatici sull'asfalto. Metallo che raschia. Ossa che si spezzano. Harry non sembra nemmeno respirare, e il petto di Louis si stringe in modo nauseante.

"Non so se sia una buona idea" dice piano, voltandosi verso il liscio e puntellandosi su un gomito. Non guarda Louis.

"Sì", Louis scuote la testa, ingoia il rifiuto, "va bene - ehm, scusa".

Harry aggrotta le sopracciglia, guardando ancora lo spazio che separa i loro corpi. "Non è che non lo voglia, è solo che - non so se parleremo dopo questa sera, e- e non te lo dirò ora, perché penso che probabilmente sei già sopraffatto, ma non credo sia una buona idea".

"Dirmi cosa ora?" Chiede Louis, aggrottando le sopracciglia.

Harry finalmente incontra lo sguardo di Louis, e per la prima volta il liscio vi vede l'ansia. "Non stasera, ok?"

Louis scuote la testa, sedendosi in modo da poter guardare Harry che è ancora puntellato sul gomito. "Se- se è qualcosa che mi travolgerà preferisco sentirlo adesso", dice, sulla difensiva, perché tutto quello a cui riesce a pensare è come ha praticamente detto di amare Harry stasera (ha detto che si vergognava di non poter essere abbastanza coraggioso da mostrarlo,) e il riccio sembra così... triste, quasi.

Il cervello di Louis trova immediatamente una ragione a cui aggrapparsi - una spiegazione. Pensa che forse Harry sta uscendo con qualcuno, ed è per questo che non vuole essere non-platonico, è per questo che travolgerà Louis, perché gli spezzerà il cuore.

Razionale o no, si aggrappa a questo pensiero. Che corre, si tuffa, cresce nella sua testa. Il suo cuore.

"Lou", sussurra Harry, "devo badare anche a me stesso, ok?"

Louis sente le lacrime sgorgare negli occhi, il suo viso si storce in una smorfia triste. "Che cosa significa?" chiede.

La sua testa gira, non c'è più razionalità, solo emozioni. Emozioni che lo mangiano e lo mangiano e lo mangiano finché niente ha senso e tutto fa male.

Non appena Harry sente la sua voce incrinarsi, vede le sue lacrime, si siede sulle ginocchia e asciuga le guance di Louis, con la confusione dipinta sul volto. "Perché- perché stai piangendo?"

Louis chiude gli occhi con forza. "Perché vorrei solo che tu mi dicessi quello che non hai intenzione di farmi sapere. Io-"

La sua voce si incrina e si interrompe su un debole singhiozzo e torna il silenzio. Dio, vuole essere imbarazzato - imbarazzato da tutte queste lacrime, da tutte queste emozioni, ma non può esserlo, non c'è spazio per l'imbarazzo quando la sua testa non sembra nemmeno più essere lì.

I movimenti dei pollici di Harry sulle sue guance cominciarono a rallentare, prima di fermarsi completamente, le sue mani cadono dal viso di Louis sul suo grembo.

"Sono innamorato di te", sussurra, "e capisco che tu possa sentirti molto vulnerabile in questo momento, ma se ci abbracciamo non so se sarò in grado di impedirmi di volere di più, e so che mi innamorerò ancora più profondamente di te, e non so se mi parlerai mai più dopo stasera".

Una tempesta cresce tra loro, forte e furiosa e troppo pericolosa per essere toccata, il tipo di tempesta che spinge le madri a chiudere le porte e le persiane. Louis pensa che se potesse, raggiungerebbe le nuvole e le imbottiglierebbe per contenere tutti i fulmini che corrono e i tuoni che saltano - pensa anche che è quello che ha fatto per tutta la vita: imbottigliare le cose e nasconderle - scappando.

Il battito del suo cuore gli rimbomba nel petto, il respiro balbetta. Gli occhi di Harry sono abbassati, le guance arrossate sotto la luce fioca. Il fantasma di Louis ha isolato la persona più coraggiosa che conosce. Questo lo sapeva ma non ha mai voluto riconoscerlo.

"Harry", sussurra, con la voce incrinata, grondante disperazione, "mi dispiace. Mi dispiace così tanto. Io- Dio".

Si allunga e prende la mano di Harry, incastrando le loro dita insieme e non indietreggiando di fronte alle sensazioni che Harry gli provoca.

"Lo farò," sussurra, lacrime silenziose che scendono sulle sue guance, "prometto che ti parlerò- io- davvero ho ancora il tuo numero salvato esattamente come l'hai messo e... io- io ho ancora quella fottuta sciarpa e-"

Sento ancora il tuo sapore. Ti sento ancora. Ancora dimentico di respirare ogni volta che ti vedo.

Harry scruta il suo viso con attenzione, l'espressione vulnerabile.

"Lo farò", sussurra, "Voglio parlarti ogni giorno, Harry. Dio. Voglio stare con te così tanto. Io - ti voglio più di quanto abbia mai voluto qualsiasi altra cosa-" ride debolmente, prendendo la mano di Harry tra le sue, e ricevendo una piccola stretta in cambio, "avrei voluto farlo ogni giorno," sussurra, "e mi dispiace di non averti mai chiamato."


Angolo Traduttrice

Due righe per dire che sono a buon punto con la traduzione (i capitoli sono 23, anche se abbastanza corti) e aggiornerò più spesso.

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