18

8K 230 156
                                    

              Capitolo non modificato

Scarlett

«Ho sonno Aiden, ti prego non perdiamo altro tempo, li ho già salutati» Continuo l'inutile e patetica scenata sperando di fargli cambiare idea.

Non mi piace affatto quello che potrà succedere se Aiden e Jason si incrociassero anche solo per sbaglio.

Le bugie hanno le gambe corte e le mie non restano a galla per più di un giorno.

Ogni volta mi riprometto di non mentire, ma tutte le volte, per una scusa o un'altra mi vedo costretta a farlo.

Mio padre mi detesta e una scenata a casa loro sarebbe il culmine. Tra l'altro, Aiden non è il tipo che sa contenersi, fa fuori la qualsiasi cosa si trova davanti.

Ignoro il suo sguardo guardando oltre le sue spalle, sembra bruciarmi ogni strato di pelle come se avessi dell'acido addosso.

«Noi andremo lì, adesso.» Scandisce a bassa voce stringendo i denti talmente forte, da poter sentire la sua mandibola schioccare.

Perché si ostina ad andare lì? Anche quando avessi detto di non aver chiarito con loro, non capisco cosa gli importa.

Scivolo giù come una bambina sbattendo le ginocchia sul pavimento, questo mi da modo di passargli tra le gambe ben divaricate e allontanarmi da lui.

Sorride voltandosi verso di me senza avanzare di un solo millimetro, resta fermo al suo posto posando leggermente le spalle ampie su uno degli sportelli della cucina.

Fiero e sicuro di sé stesso.

«Devi smetterla di mettermi in soggezione, hai capito?» Mi rialzo dal pavimento allontanandomi di qualche passo. Retrocedere è l'unica cosa che mi viene spontanea.

«Dobbiamo mettere in chiaro alcune cose con tuo padre, non credi?» Calmo, sfila una sigaretta dal pacco con i denti, avanza verso di me a passi lenti e controllati. Sa quanto lo temo quando fa così.

«Che intendi?» Balbetto senza capire, mi sento estremamente confusa. All'improvviso, come se avessi avuto un momento di lucidità, ripenso a ieri.

Lui ha visto uscire Jason dalla casa dei miei?

«Andiamo» Incazzato, afferra le chiavi dal tavolo rigirandole tra le dita.

Osservo la sua postura dritta e sicura, ad ogni passo verso l'uscita, non faccio altro che ammirare il suo corpo possente. Sarà la sbornia a farmi fare pensieri peccaminosi su di lui, d'improvviso, la rabbia lascia il posto ad una gelosia smisurata.

Al pensiero di questa notte e delle altre, quando lui non è con me.
Le sue parole sembravano sincere poco fa, e solo pensarlo nuovamente con un'altra mi fa tremare il cuore.

Forse, non sono mai stata all'altezza delle altre, lui ha bisogno di perversione, lussuria, tutto ciò che io non gli ho mai dato.

Ne sono più che sicura, si stancherà di me, dei miei continui rifiuti e del mio essere piccola.

Io non ne ho più le forze di stare al suo passo, non riesco a perdonare una cosa del genere. Non voglio immaginare un'altra ragazza aggrappata alle sue spalle, che lo bacia, lo tocca o addirittura gli dia piacere.

Forse, ho pensato un po' troppo. Lui è già in macchina ad aspettarmi spazientito. Preme insistentemente il clacson facendomi sobbalzare.

Mi affretto ad uscire fuori storcendo le labbra, con rabbia, lo fisso annullando l'istinto di tirargli qualcosa.

«Arrivo, dammi il tempo» Borbotto alzando gli occhi al cielo.

«Se smettessi di pensare forse, saresti già salita da un bel pezzo.» Risponde schivo, come se avesse intuito i miei pensieri.

Reflection Two Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora