CAPITOLO 13

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Trascorro la domenica immersa nei libri, studiando e scrivendo tesine per i vari corsi. Mi riverso sullo studio in modo da avere la mente impegnata in qualcosa di produttivo.

Mi concedo addirittura un simpatico pranzo in famiglia, durante il quale mia madre non fa che ripetere quanto sia importante che non mi perda in fronzoli durante gli anni del college, perchè ne andrà della mia carriera, del mio futuro, della mia intera vita.

Sembra davvero un disco rotto, sento la testa come una bomba ad orologeria, pronta ad esplodere da un momento all'altro.

Ma le occhiate comprensive che mi rivolge mio padre mentre la sirena continua a cantare imperterrita sempre la stessa canzone, mi ricordano che non sono tenuta a prendere alla lettera tutto ciò che mi dice.

Cioè, so che lo fa per il mio bene, ma forse è anche colpa di questa canzone che mi risuona in testa da tutta la vita che la mia vita pecca di qualche pazzia e di qualche esperienza in più; il solo pensiero di deludere i miei genitori mi ha sempre lasciato l'amaro in bocca, perciò mi sono sempre comportata da studentessa modello quale mia madre dice che io sia.

Posso sopportare le sue parole solo per un breve lasso di tempo, però, di conseguenza mi limito ad annuire per tutta la durata del pranzo, per poi dileguarmi con la scusa di dover studiare per un test importante per domani.

Ovviamente mia madre non può ribattere, visto che è la sua priorità, perciò mi lascia andare senza fare storie. E' praticamente assurdo che non si accorga dai miei occhi e dal mio sguardo assente che ci sia qualcosa che non va, che non mi chieda mai niente della mia vita privata, che non si interessi minimamente a nient'altro che mi riguardi se non al mio andamento scolastico.

A volte, invidio Abby, che con sua madre ha un ottimo rapporto, si confida con lei quasi come si confiderebbe con me; si, ho mio padre, ma con lui non posso parlare di tutto. E' una cosa che ha influenzato la mia infanzia e la mia crescita e di cui mi porterò appresso gli strascichi per sempre, immagino.

Ad ogni modo, con i libri sparsi sul letto e una serie di fogli disposti alla rinfusa, scivolo in un sonno profondo.

La mattina seguente, Abb mi avvisa con un messaggio che non verrà all'università; dice di aver preso il raffreddore e passerà la giornata a letto per riprendersi. In preda allo sconforto perchè mi toccherà passare la giornata senza di lei, chiedo a mio padre di prestarmi la sua auto per oggi, non avendo nessuna voglia di camminare.

Arrivo nel parcheggio del campus e, mentre scendo dall'auto, il mio sguardo si posa poco lontano verso il ragazzo che sabato avevo incrociato al centro commerciale. Non mi aspettavo proprio di rivederlo così presto, non sapevo nemmeno studiasse da queste parti. Deve essere nuovo.

Decido di andare in caffetteria come prima tappa, con la testa fra le nuvole, cercando di tenere un profilo basso come se sentissi gli occhi di tutti puntati su di me, nonostante non sia così.

Ordino il mio caffè, ma quando apro la borsa per prendere il portafogli, mi rendo conto di non averlo con me.

Porca miseria, che figuraccia. Sono così mortificata. Sto per dire alla ragazza che mi ha servito che ho scordato i soldi, ma non ho il tempo di farlo perchè il biondino misterioso si è materializzato accanto a me e porge la banconota al posto mio.

<<Pago io il caffè della ragazza>> dice, e si volta per sorridermi.

<<Ti ringrazio, che pensiero carino>> gli dico, e gli sorrido a mia volta, un po' imbarazzata.

Mi segue a un tavolo in cui si siede con me, e mi porge la mano

<<Mi chiamo Ben, sono al primo anno e sono appena arrivato>>

Bene, fa tutto da solo. Faccio per stringergli la mano <<Piacere, io sono Cami e sono...>>

<<Molto carina>> aggiunge lui frettolosamente, senza lasciarmi finire la frase. Saltiamo proprio tutti i convenevoli, ma da dove salta fuori questo?

<<Stavo per dire sono al secondo anno, ma ti ringrazio>> mostro un flebile sorriso e lascio la stretta di mano abbassando il capo per un attimo.

<<Scusa, di solito non sono così diretto, ma sei davvero molto carina Cami.>> sorride di nuovo, poi continua <<Mi sono trasferito qui qualche giorno fa dopo aver vinto la borsa di studio da atleta e farò parte della vostra squadra di football. Non conosco nessuno, pensavo che magari potresti.. non so, farmi fare un giro del campus?>>

Mi allarmo per un attimo, non sono solita dare confidenza così alle persone, sono sempre stata molto timida e non ho mai avuto molta voglia di socializzare. Ma, alla fine, che male può farti? Inizia la vocina nella mia testa. Allarga i tuoi orizzonti, Cami, la tua cerchia di amicizie.

Osserva il mio sguardo velato con una nota interrogativa, poi mi passa davanti agli occhi una mano con fare giocoso per riscuotermi dai miei pensieri.

Faccio un piccolo scatto sulla sedia sgranando gli occhi per la sorpresa <<Ehm, si scusa, credo di star ancora dormendo in piedi. Ma certo, più tardi ti farò fare un giro così ti aiuterò ad orientarti un po', d'accordo?>>

<<Grazie, ti verrò a cercare più tardi. Goditi il tuo caffè, e scusa il disturbo!>> si alza velocemente e si allontana.

Sto pensando che in effetti non è per niente una cattiva idea, può aiutarmi a distrarre un po', non ho nemmeno visto Jackson stamattina, non che lo stessi cercando, ma...

Dedicherò il mio tempo ad altro, senza pensarci più.

Questo Ben sembra simpatico. Con questo pensiero che mi frulla in testa, mi dirigo in classe con un sorriso.


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