il delirio dell'imperfezione

3K 94 25
                                    

Alice: Per quanto tempo è per sempre?

Bianconiglio: A volte, solo un secondo

- Alice nel Paese delle Meraviglie





Le sue labbra sapevano di libertà e lui ci aveva preso gusto a mordicchiargliele, ma per quanto la morbidezza della bocca della Mezzosangue fosse edificante, Draco Malfoy aveva bisogno di ben altro per applicare l'azione della parola godimento.

Così la spogliò, lentamente, senza alcuna malizia, perché la concentrazione era tale da non concedere alcuno spazio al divertimento disinteressato.

Si stava accingendo a scoprirla davvero, forse davvero nel profondo stavolta, e non voleva sciupare nulla.

La baciò di nuovo e scese sulla sua gola, divorandone i contorni con le labbra, come se stesse assaporando uno strato sottile di zucchero a velo su una pasta alla crema.

C'era qualcosa di dolce, di bello, nelle imperfezioni della Mezzosangue, qualcosa che lo attirava come il miele attira le api. I suoi seni non erano tondi come lui avrebbe preteso da qualsiasi altra donna con il privilegio di servirlo fra le lenzuola, i suoi glutei non erano sodi e al contempo morbidi come frutti maturi – delicati al tatto, senza dubbio, ma non sodi –, la sua pancia non era piatta, liscia come un manto di latte rovesciato che si espandeva sul tavolo della cucina, eppure...

Eppure tutto, nell'insieme, la rendeva sexy, terribilmente eccitante, la donna più eccitante al mondo: la donna giusta per lui.

E adesso era lì quella donna, lì come creta, fra le sue mani, destinata a svelare una statua piena di sangue e desideri. E lui voleva cantare per dare vita a quella statua imperfetta infondendole un respiro spezzato dal piacere.

Si dimenava la Mezzosangue, ma debolmente. Le mani di Draco sul suo corpo quasi completamente nudo le destavano brividi di consapevolezza e altresì di fragilità. Era così fragile quella carne, la propria, e così calda al contatto con le sue dita, di Draco, che ne tracciavano linee invisibili per costruire la pianta di una città segreta e custode della più incredibile libido.

Tutto ciò che Hermione provò, sotto i tocchi di Draco, le riempì il petto di una macabra meraviglia. E, preda di un incubo che poi tanto terrificante non doveva essere, arrivò persino a pronunciare il suo nome.

«Draco...»

E lui si fermò, fissandola con occhi accesi e tremolanti.

«Sì?» Draco parlò con una nota di premura nella voce che le scosse il cuore. Lui non voleva ricommettere gli stessi errori; dopotutto era Draco Malfoy.

«Ho...» Hermione esitò.

«Paura» Draco provò a decifrare il suo sguardo. Sospirò, quando la vide annuire, perché qualcosa si sbriciolò dolorosamente dentro di lui.

«Ma non di te» precisò lei.

Allora la mano del giovane si fermò sotto il suo ginocchio. Fu grato a quel briciolo di raziocinio che gli era rimasto per avergli fatto scegliere di stenderla sul tappeto. Sarebbe stato molto meno imbarazzante scansarsi in uno spazio così vasto rispetto a quello che forniva il divano.

«Di cosa allora?» domandò, la voce spezzata da un desiderio a lungo soffocato.

Lei si morse le labbra e chiuse gli occhi.

«Della solitudine».

I suoi occhi si riaprirono per svelare una sinfonia sommessa che sapeva di preghiera: abbandona il sesso per darmi un'illusione.

Slytherin roses || dramione🦋Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora