capitolo 20

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-Non puoi essere serio.-incrociai le braccia al petto e fulminai con lo sguardo Harry, che se ne stava di fronte a me con fare colpevole. 

-Ed invece lo sono-fece spallucce. Sbuffai coprendo il volto con le mani. Ci mancava solamente questa, davvero, non ci potevo credere. Cercai di mantenere la calma e presi un lungo respiro per poi riguardare Harry e colpirlo alla spalla dandogli del demente. Invece che offendersi, iniziò a sghignazzare e mi chiese di aiutarlo per riparare il danno. Accettai mandando al cielo decine di imprecazioni, mentre ci avvicinavamo di più al bordo della piscina. Mi sporsi più che potevo e cercai con lo sguardo.

-Eccolo là!-il cellulare di Harry giaceva sul fondo. Aveva lo schermo crepato e probabilmente non funzionava nemmeno più. Mi tolsi le ciabatte e il copricostume, iniziando a sbuffare di nuovo ed incitare il riccio a seguirmi in caso avessi avuto bisogno di aiuto. Avrei voluto mandare lui fino a tre metri di profondità per recuperarlo, ma in fondo sapevo che non avrebbe potuto fare granché date le sue scarse abilità nel nuoto. 

-Io ho il terrore di aprire gli occhi sotto acqua..-ammisi una volta immersa. Lui rise, trovando tutto quanto divertente. Dopo averlo rimproverato per l'ennesima volta, mi voltai e domandai al ragazzino al mio fianco di prestarmi la sua maschera subacquea per poter scendere a recuperare il telefono. Annuì. Ovviamente, non appena la misi, Harry rise di nuovo affermando quanto fossi ridicola con quella cosa addosso.

Gli schizzai dell'acqua e decisi poi di lasciarlo perdere, iniziando a nuotare verso il fondo della piscina. Scossi freneticamente e contemporaneamente gambe e braccia, finché non lo raggiunsi ed afferrai. Tornai a galla tenendolo in alto con sguardo vittorioso e ridiedi la maschera al ragazzo. 
Era completamente morto. Andato. I miei soldi gettati al vento.
-Guardala dal lato positivo-cercò di consolarmi a pranzo Harry. 
-E quale sarebbe, sentiamo-non sembravo dell'umore giusto per riderci sopra, ma riuscì comunque a farmi sorridere con le sue smorfie e i suoi mi dispiace. Nonostante sapesse quanto furiosa fossi quel giorno, decise comunque di comportarsi come ha sempre fatto, e lo apprezzai davvero molto.

-Non lo so, è una frase che dicono quelle vecchie megere di suore..-gli diedi un calcio alla gamba sotto il tavolo sghignazzando. Si lamentò del dolore e mi minacciò puntandomi la forchetta contro. 
Verso il tardo pomeriggio optai per una passeggiata in spiaggia. Ho sempre desiderato ascoltare il dolce suono delle onde calme, affondando i piedi nella sabbia tiepida, mano nella mano con la persona che amo e godendomi il fatto che non ci sia nessun altro, oltre a noi due. Sembrava l'occasione perfetta.
Camminavamo sulla riva, senza mai permettere all'acqua di scontrarsi con la nostra pelle. Andavamo a passo lento, godendoci ogni singolo istante di momenti così romantici. Decisi di accelerare l'andatura, trascinandomi Harry, mentre lo strattonavo per il braccio. Avanzammo sempre più velocemente, finché non ci ritrovammo a rincorrerci con i piedi ormai inumiditi. Ad ogni passo, dell'acqua schizzava.

Quando finalmente ci decidemmo a rallentare, entrambi avevamo le gambe ricoperte da gocce d'acqua salata.
Durante il tragitto dalla spiaggia alla strada, i nostri piedi erano ricoperti di sabbia e fummo rimproverati per essercene liberati alla fontana della piscina. Avevamo riempito le docce di sabbia e il bagnino non sembrò averlo gradito. Ci lanciò occhiatacce minacciose per tutta la serata.
La mattina precedente, io cercai di evitare il suo sguardo e, in caso l'avessi incontrato, gli avrei rivolto un sorriso, ma lui non voleva saperne di levarsi quel broncio dal volto. Non importa, mi dissi, fra quattro giorni ce ne andremo. 
Quella mattina decidemmo di fare un giro per i negozi nei paraggi. Sembrava un'idea carina quella di comprare qualcosa per Paris, rimasta a casa con i nervi tesi e costantemente preoccupata per me. Non ne aveva alcun motivo, io stavo benissimo. 

Trovammo un negozio interessante, diviso in due settori; quello che si occupava di tutto l'occorrente per la spiaggia e quello riguardante l'arte. Già, le pareti erano ricoperte di disegni di ogni tipo C'erano quelli in bianco e nero, con uno stile calcato e marcato. C'erano i disegni donati loro dai bambini turisti e quelli che raffiguravano paesaggi e posti specifici del luogo. Erano incantevoli ed alcuni addirittura incorniciati. Ci proposero di acquistarne uno, ma non mi sembrava il caso. Mia madre ce l'aveva messa tutta a passarmi la sua passione per l'arte, ma a me non toccavano minimamente colori e pennelli. 

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