Io e Paris non uscivamo insieme come due brave sorelle da tanto tempo e per questo quel pomeriggio decidemmo di andarci a fare un giro per i negozi, insieme.
Mi aveva parlato di quanto fosse stato romantico il suo ragazzo Robert la sera prima, per averla portata fuori a cena pagando anche un mazzo di rose bianche e rosse solo per lei, consegnate durante il pasto da un cameriere insieme ad una torta a forma di cuore.Mia sorella e Robert sono fidanzati da circa cinque anni e non so che diamine stia aspettando lui per farle la proposta. Paris è bella, intelligente, simpatica, amorevole, spesso iper-protettiva, ma comunque una cara persona. Sono molto legati e non ho mai sentito alcun ripensamento riguardo la loro relazione. Hanno litigato molte volte; ricordo ancora le litigate agli inizi. Se ne stava chiusa in camera sua ad urlare al telefono, mentre mia madre cucinava e mi chiedeva di stare in silenzio per permetterle di udire le parole di Paris. Mia madre ha sempre voluto essere presente nelle nostre vite, proprio come è solita fare Paris. Insomma, avrete intuito che a casa mia, la privacy, non è mai esistita.
-E voi che avete fatto?-si strinse meglio dentro il suo giaccone a vento color blu notte ereditato dalla zia, osservandomi ed attendendo una mia risposta. Feci spallucce e scossi la testa con indifferenza.
-Siamo usciti a ballare..-feci cadere il sguardo sui miei piedi protetti da degli anfibi neri che ho fin da quando avevo diciassette anni. Ho sempre amato quelle scarpe nere e lucide che nascondono totalmente il tuo piede. Hanno una certa eleganza, non saprei.
-Oh..non ti ha fatto nessun regalo?-sorrisi toccandomi il piccolo taglio rimasto sul mio labbro, in memoria di quel piccolo favore che gli chiesi quasi come se fosse una cosa di cui avevo l'estremo bisogno. Sì, era quello il suo regalo.
-N-no..ma ci siamo divertiti-
-Beh, contenta tu..-mi diede una leggera spinta sorridendo.
-Credimi, lo sono.-------------------------------------------------------------------------------------------
Ci avevo ragionato per oltre una settimana, ed avevo finalmente deciso di dirglielo. Volevo che sapesse tutto riguardo alla mia situazione, così lo invitai una sera a casa mia, con la scusa di una cenetta insieme. Sono sicura che lui si aspettasse qualcosa di differente dalla notizia che gli avrei dato una volta seduti al tavolo.
Lui sghignazzava, dicendo che la mia improvvisa serietà lo metteva a disagio. Io rimasi comunque composta e non dissi una parola; mi limitai ad allungargli la scheda con scritto tutto.-Cos'è?-domandò inarcando un sopracciglio ed iniziando a sbriciare qualche parola. Io sospirai.
-L'esito delle mie visite all'ospedale-affermai impassibile, cercando di non dare alcun segno di tristezza e voglia di piangere. Volevo soltanto addormentarmi e dimenticare tutto, lasciando quasi che il mondo andasse avanti senza di me fino al giorno della mia morte.
Harry lesse tutto, ogni tanto alzava lo sguardo verso di me senza trasmettere alcuna emozione. Continuò a leggere, fin quando non si fermò su un punto preciso del fascicolo.
Lo vidi rileggere quella serie di poche parole per una cinquina di volte, fin quando posò il foglio e si prese la testa fra le mani. Ci fu silenzio per molti, molti minuti a mia opinione. Non si muoveva di una virgola e non mi permetteva di poter vdere in che condizioni fosse il suo viso. Non appena levò le mani notai chiaramente due occhi rossi, pronti a lacrimare. Quella visione mi spezzò il cuore.
-Lo sai da quanto?-si limitò a chiedere tirando su con il naso rumorosamente.
-D-due mesi-balbettai riprendendo fra le mani il foglio, molto lentamente. Fece sbattere violentemente le sue mani sul tavolo alzandosi di scatto. Mi spaventai molto.
-Cazzo! Tu lo sai dal giorno in cui ci siamo conosciuti, e non mi hai mai detto niente?-sbraitò lasciando finalmente che due o tre lacrime rigassero il suo viso. Io presi un bel respiro e proprio mentre ero sul punto di rispondergli, cercando disperatamente delle scuse, lui mi tappò la bocca scuotendo l'indice e continuando a dirmi di non azzardarmi di dire nulla per un momento.
-Non ci posso credere che tu abbia atteso così tanto per dirmi una cosa così importante..-la sua voce aveva ancora toni alti, ma non urlava più come prima e non scuoteva le braccia come se fosse scoppiato un incendo nella stanza.
-Io non credevo avessimo legato così tanto-affermai convinta. Perché era vero; non avrei mai immaginato di legarmi sentimentalmente al ragazzo-barbone incontrato nel parcheggio dell'ospedale il giorno in cui scoprii di avere i giorni contati.
Stette in silenzio e si risedette, chinando di nuovo la testa in segno di rassegna. Non sapevo cosa avrei dovuto fare, così optai per allungare una mano verso il suo braccio e strofinarlo per consolarlo o addolcire la pillola. Non sembrò ribellarsi di fronte al mio tocco.
-Non posso crederci. C'è un rimedio? Un'operazione? Non lo so, non c'è alcun rimedio!?-sollevò il capo all'improvviso, scostando la mia mano. La prese fra le sue e la tenne stretta, aspettando una risposta mentre mi guardava fisso negli occhi.
-Non saprei..Paris dice di aver trovato un'operazione che potrebbe garantirmi qualche mese in più di vita-confessai abbassando lo sguardo.
-Quale? In cosa consiste? Ora chiamiamo e fissiamo al più presto un appuntamento per discuterne e ..-
-Harry, io non voglio-lo interruppi.
-Come sarebbe che non vuoi?-rimase sconvolto di fronte alla mia confessione. Io sospirai e mi alzai dalla sedia, per poi avvicinarmi a lui, che si alzò a sua volta attendendo che dessi speigazioni.
-Lo trovo inutile-confessai.-Camille..ti darà più tempo! Più tempo che di certo non sprecheremo facendo cose comuni, ma sottoponendoti ad altri interventi o visite che potrebbero dare la soluzione definitiva-i suoi occhi brillavano. Brillavano di speranza, proprio come il primo giorno in cui l'ho conosciuto.
Sembrava stare cercando la soluzione ad un problema così banale, ed invece stavamo discutendo della mia morte. Rendeva tutto così facile e sembrava che qualsiasi cosa dicesse fosse la cosa giusta da fare. Scossi però la testa, e dissi che ci avrei pensato meglio durante la notte. Non disse nulla, si limitò ad afferrare il telefono dalla sua tasca e comporre un numero molto lentamente. Chiesi cosa stesse facendo, ma non mi voleva rispondere.
Era intenzionato a rimanere con me quella notte, ed aveva spiegato la situazione alle suore di quella casa dicendo che si trattava di un'emergenza. Sembrarono tenere duro, ma dopo due parole riuscì a convincerle e sorrise dicendomi che sarebbe rimasto con me.
Mi aveva preso il volto, lasciando un lungo bacio sulla fronte.-Troveremo una soluzione. Una soluzione per tutto-sussurrò contro la mia pelle. Socchiusi gli occhi e lo abbracciai, lasciando che mi trasmettesse tutto il calore possibile.
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365 giorni per dirti ti amo.
RomanceLa storia non è assolutamente mia, io la sto pubblicizzando a vanessa. http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2395117&i=1 "Una risata così familiare riempì il mio cuore facendo smettere alle lacrime di scendere. Capii perfettamente chi fosse...