capitolo10

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-Camille, o apri questa porta e la sfondo!-riaprii improvvisamente gli occhi e mi concessi due secondi per capire cosa stesse succedendo. Non appena mi resi conto della situazione scattai in piedi e dopo essermi accorta di non avere addosso nulla afferrai al volo una coperta coprendomi. Svegliai Harry chiedendogli di non fare alcun tipi di rumore nonostante si fosse appena svegliato e non capisse che diamine stesse succedendo. 
-Camille!-il tono di mia sorella non era affatto amichevole e continuava ad alzare sempre di più la voce.
-Un secondo, sono nuda!-me ne uscii cercando di infilare il più velocemente possibile almeno l'intimo. Harry stava facendo lo stesso e non sembrava levarsi quel ghigno dalla faccia. 
-Perché dovresti essere nuda?-questa era la voce di Noemi.
-Perché sono appena uscita dalla doccia-avevo indosso solo la mia maglia, mentre Harry, al contrario, soltanto i pantaloni. Lo spedii al piano superiore e gli diedi fra le mani una chiave recuperata dal cassetto del mobile del soggiorno. Era la chiave della stanza chiusa da circa tre anni ora mai. Era proprio lo studio d'arte di mamma e mi costava parecchio lasciarlo entrare lì, ma se fosse restato nascosto in una qualsiasi altra camera lo avrebbero trovato. Dovetti rischiare. 'Entra nell'unica stanza chiusa a chiave e stacci finché non ti chiamo..ah e non toccare niente!' lo avevo avvisato a bassa voce.
Corsi alla porta non appena ebbi la certezza che fosse scomparso dalla visuale. Mimai un sorriso enorme e le feci entrare entrambe.
-Non hai i capelli bagnati..-mi fece notare Noemi con quel suo solito tono da perfezionista che le avrei voluto strappare di bocca. Rimasi qualche secondo pietrificata ed misi versi confusionari fin quando non trovai una scusa.
-Ho lavato solo il corpo, per rilassarmi-
Fecero per sedersi sul divano, ma le fermai d'istinto chiedendogli se non sarebbe stato meglio bere qualcosa sedute al tavolo. Accettarono ed iniziai a preparare del caffè caldo pensando costantemente a cosa stesse combinando Harry al piano di sopra.
Scoprii che erano venute per offrirmi un'uscita a cena quella sera e mi parve un'idea carina. Accettai credendo che ora se ne sarebbero andate, ma sembravano entrambe inchiodate alle mie sedie mentre discutevano di cose da ragazze che non avevo mai sopportato, come i nomi di tutta quella serie di ragazzi che io non conoscevo minimamente o il nome di via della città che sono solite conoscere per via dei negozi. Io sono piuttosto ignorante su questi campi, diciamo..da persone con una vita sociale stabile. La conversazione proseguiva fin troppo lentamente ed io non facevo altro che pensare allo studio di mamma nelle mani del riccio. 
Un frastuono interruppe la discussione fra Noemi e Paris riguardo a quanto fosse conveniente il nuovo burro cacao della Nivea e giuro che in quel momento il mio sangue si ghiacciò a tal punto di farmi credere di vivere in Norvegia. Scattai in piedi osservando i loro sguardi confusi e spaventati. Dissi loro di non preoccuparsi e me ne uscii con una classica scusa; 'Saranno i gatti che girano'. Che idiota, potevo inventarmene una migliore!
Corsi su per le scale senza sembrare troppo in agitazione e raggiunsi velocemente la porta bianca in fondo al corridoio. Non appena entrai cercai di ignorare le innumerevoli tele rappresentanti una serie di paesaggi e ritratti di persone, anche se non fu molto semplice dato che erano quasi decine. Poi vidi Harry intento a raccogliere i cocci di un vetro caduto a terra. 
-Che cos'era?-chiesi allarmata avvicinandomi a lui attraversando tutti quei piedistalli e quadri.
-Una semplice lastra di vetro, non era nulla di artistico..-sbuffò raccogliendo anche l'ultimo pezzo da terra. Sospirai sollevata e mi avvicinai a lui dicendogli che avrei provato a scacciare Noemi e Paris senza che sospettassero di nulla.
-Non posso semplicemente uscire? Che importa a loro di quel che facciamo noi?-
-E' complicato..-
-Cosa sono? Una specie di collegiali che non sgarrano mai?-
-Non è questo, è che sono in..un periodo delicato della mia vita, e loro vogliono solo proteggermi.-sbuffò impazientito ma gli afferrai subito le mani cercando di calmarlo.
-Ascolta, ti prometto che fra poco potrai scendere perché se ne andranno, okay?-sorrisi avvicinandomi a lui e premendo le mie labbra sulle sue, per poi intrecciare le dita nei suoi ricci. In quell'istante sentii dei passi alle mie spalle e la voce di Paris terrorizzarmi a vita.
-Camille Eugene Webb, non credi che dovresti darmi una spiegazione?-
Mi voltai consapevole di ciò che mi stava aspettando. Trascinai i piedi verso mia sorella cercando di spiegare, mentre l'unica cosa che si udì nella stanza fu la voce di Harry: "Eugene?".

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