-Camille, in alto quelle braccia e concentrati quando fai quella piroetta!-
Dannazione. Siamo passati dall'agitare i polsi alla maledettissima danza classica. La odio, la odio, la odio. Coordinarmi ad una musica mielosa e lenta, con degli enormi capogiri alla testa e la voglia di morire all'istante potrebbe essere considerata una delle torture peggiori al mondo. Forse l'unica mia consolazione potrebbe essere stata osservare Harry fare smorfie e sbadigli ogni istante. Mi piaceva l'idea che fosse lì con me, sempre.
Paris aveva prenotato una camera d'albergo di fronte all'ospedale e veniva ogni singolo giorno dalla mattina alla sera, ma solo Harry si era intestardito di rimanere nell'edificio senza mai prendersi una pausa. Si annoiava ed era stanco. La sua schiena era a pezzi. Ma non se ne sarebbe andato, no.
-Bene Cam, vedo che sei migliorata. Ora cambiati e torniamo in camera-Montgomery si segnò un paio di cose su una cartelletta rigida, che studiò e fece passare finché non fui di nuovo fra le coperte del mio letto. Ci salutò, dandoci appuntamento a due giorni dopo.
-Agitata per domani?-Harry mi prese la mano destra fra le sue, riscaldandomi il cuore con un sorriso stanco, ma rassicurante. Annuii ed abbassai lo sguardo.
Il giorno dopo sarebbe ufficialmente iniziata la mia cura chemioterapia. Avevo pianto due notti intere pensando a come si sarebbe ridotta ora la mia vita. Avrei trascorso le giornate e sorbirmi il dolore alla testa, a diventare sempre più scema, a perdere capelli su capelli e non mi sarei più mossa dal letto. Dicevano che l'avrebbero impedito. Avevo dei buoni anticorpi, e il lavoro psico-fisico che stavo svolgendo con Montgomery mi avrebbe aiutato ad impedire di diventare una schiava del mio tumore stesso. Me lo avevano promesso. Ed io non mi fido mai dei medici.
Le mie preoccupazioni aumentarono. Aumentarono riguardo la cura che ora mai era iniziata, la gravidanza di Paris, il futuro di Harry. Ero io quella sotto i fili d'ospedale, ma temevo comunque che se tutto questo non avesse funzionato, sarebbe finita per me, ed Harry sarebbe rimasto di nuovo solo.
I giorni passarono. Harry era sempre più determinato a rimanere al mio fianco ogni minimo secondo; Paris mi parlava tutto il tempo, e mi portava ogni giorno un cuscino, una foto ricordo, dello smalto che mi metteva sulle mani..insomma, faceva di tutto per farmi stare bene. Noemi diceva che soltanto avesse potuto stare lì con me, lo avrebbe fatto, ma la sua situazione finanziaria non le permetteva di fare viaggi costosi in quel momento, e per questo non sarebbe arrivata subito. Ma aveva promesso che ci sarebbe stata, prima o poi.
Tutto quanto stava procedendo al meglio, ma non per me. Gli effetti collaterali di cui i medici mi parlava prima che potessi sottopormi alla cura, si erano fatti vedere, e nonostante mi dimostrassi forte, dentro volevo soltanto morire. Quando mi passavo una mano fra i capelli, ne cadevano fin troppi. La mia pelle aveva assunto un colorito più bianco del solito e non ero più in forma. Gli esercizi cessarono. Non trovavo più nemmeno la forza di muovere un muscolo. Sorridere alle battute di Harry e le raccomandazioni di Paris era diventato davvero faticoso. Ero perennemente stanca, e dormivo per gran parte del tempo. Avevo spesso dei forti dolori alla testa, e piangevo per questo. Mi portavano all'esaurimento nervoso. Letteralmente.
Ero stata anche sottoposta ad un intervento, che mi avrebbe dovuto ridurre il tumore di qualche millimetro, ma senza alcun successo. La mia situazione era drammatica, e la fiducia che riposi nei confronti dei medici ai primi giorni di chemioterapia, era stato uno sbaglio.
Quella mattina mi ero fatta aiutare per raggiungere il bagno e starci dentro da sola. Mi appoggiai di peso al lavandino ed alzai lo sguardo, osservando il mio volto scarno nel riflesso. Ero orribile. Subito una lacrima percorse i lineamenti del mio viso, ma l'asciugai sospirando. Sorrisi con l'idea che mi sarei voluta dare una sistemata e apparire più positiva.
Non voglio farmi vedere così da te, avevo detto ad Harry, vado a rendermi bella. Tu sei bella, mi aveva risposto.
Mi lavai la faccia, mandando via quel rossore sugli zigomi con dell'acqua fresca. Nascosi le occhiaie evidenti con del correttore nella mia borsa da trucco, e lo riposai poi al suo interno. Afferrai tremolante la mia spazzola, ed iniziai a pettinare dolcemente i miei capelli. Ne cadevano alcuni, ma più li osservavo cadere, più volevo farli cedere tutti.
Mi odiavo in quel momento. Pensavo a quanto fossi stata un errore nella mia vita, al perché fossi finita in quella situazione. Era il mio destino, continuavo a piagnucolare. Era destino che finissi in questo modo, piangendo rendendomi conto che i miei giorni sono contati. Il mio pianto divenne più disperato, nel vedere i capelli trasformarsi in intere ciocche castane che si schiantavano al suolo e perdevano vita. La porta si spalancò, e in quell'istante, quando vidi l'ottava meraviglia del mondo, lasciai la spazzola e caddi insieme al resto dei capelli. Piangevo rannicchiata a terra. Harry s'avvicinò senza dire una parola, ed aiutandomi a rialzarmi a fatica. Mi strinse a sé, accompagnandomi fino al mio letto, dove mi stesi continuando a lacrimare. Mi coprii il volto con le lenzuola bianche, in attesa che dicesse qualcosa, senza poter vedere il mio volto pieno di vergogna, ma non fiatò nemmeno. Per due interi minuti.
-Non rendi le cose più facili..-sorrise amaramente, in uno sbuffo. Passai una mano sulla faccia e mi asciugai le lacrime, stando ad ascoltare cos'altro avesse da dire.
-Come?-balbettai.
-Io ci sto provando, Camille. Ci sto mettendo tutto me stesso per starti vicino, supportarti e darti l'incoraggiamento che ti manca, ma è così difficile. Stai soffrendo troppo ed io non posso farci niente. Quando dimostri questi attimi di panico e disperazione mi sento morire dentro, perché so che non posso fare altro che riaccompagnarti a letto e dirti che andrà tutto bene. Tu stai male, ed io sono impotente di fronte al tuo dolore.-aveva gli occhi lucidi, e li teneva fissi sui miei. Trova sempre il coraggio di affrontare il mio sguardo in discorsi come quelli.
-Non serve starmi vicino.-sbottai cercando di non scoppiare di nuovo in lacrime-..lo sanno tutti che sto morendo-
-No-adesso era arrabbiato. Arrabbiato in un modo che non avevo mai visto. Arrabbiato davvero.-Tu non stai morendo. Tu sei solo malata, ma tutte le malattie guariscono e io so che lo farai anche tu! Non ti azzardare mai più a dire qualcosa riguardo la morte, perché tu..-sospirò, ed attese di riprendere fiato fra una lacrima e l'altra-..tu non stai morendo.-scosse la testa, a guardo basso. Lo osservavo disperarsi, mentre la mia vista si stava offuscando, e il mio cuore iniziava a fare davvero male.
-Io non ti lascio andare. Io..farò qualcosa. Te lo prometto, Camille.-mi strinse la mano.-Ti prometto che ti renderò molto più felice di quanto tu non lo sia mai stata e che tutto questo finirà, okay? Non ti lascio..io non ti lascio-si avvicinò a me, stringendomi fra le mie braccia ed ascoltando i nostri singhiozzi.-Se te ne andrai, lo farai con me-sussurrò accarezzandomi il capo. Pensai a quanto fosse triste, il fatto che lui amasse intrecciare le dita fra i miei lunghi capelli castano dorato, e che adesso, mi vergognavo del fatto di star perdendoli tutti, uno per uno.
-Ascoltami bene, la frase finché morte non ci separi non vale per noi-continuai a piangere in silenzio, ascoltandolo.-Noi staremo insieme per sempre, e lo faremo legati da qualcosa di più importante-sorrise con il volto bagnato. Ricambiai sforzandomi.
-Cosa vuoi dire?-chiesi con un piccolo sforzo. Harry lasciò la presa e spostò la sedia vicino al letto. Mi domandai cosa stesse, facendo, quando lo vidi posare il ginocchio a terra e prendere un bel respiro.
-Camille, sposami-sputò tutto d'un fiato. Rimasi a fiato mozzo, osservando i suoi occhi speranzosi ed in attesa di una risposta. Istintivamente annuii ricominciando a piangere, ricevendo poi il terzo abbraccio da parte sua ed una risata. Una risata di gioia, o forse di disperazione, ma comunque una risata che mi era mancata. Una risata che colmò un vuoto nel mio cuore e mi diede, per una frazione di secondo, la spinta giusta per continuare a sperare. Sperare nella vita. Sperare nell'amore. Sperare nel futuro. Sperare in Harry.
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365 giorni per dirti ti amo.
Lãng mạnLa storia non è assolutamente mia, io la sto pubblicizzando a vanessa. http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2395117&i=1 "Una risata così familiare riempì il mio cuore facendo smettere alle lacrime di scendere. Capii perfettamente chi fosse...