Per la prima volta dopo tanto tempo la principessa si sentiva sola ed abbandonata; gli occhi viaggiavano assenti dalla lucida parete bianca al freddo pavimento della stessa tonalità che dava a chi stava all'interno della stanza la sensazione di essere in una gabbia, una gabbia che si restringeva ad ogni secondo passatovi al suo interno.
Mentre fisicamente lei non usciva da almeno tre o quattro giorni la sua mente viaggiava, poteva vedere un grande castello, poi i suoi grandi corridoi vuoti alle prime luci dell'alba, illuminati da un unico fascio di luce solare che riusciva ad oltrepassare le tende chiare non adeguatamente chiuse la sera prima da un'ancella forse troppo stanca per curarsene; vedeva le scale cupe ricoperte dal marmo pregiato proveniente da pianeti lontani e forse anche un po' esotici, riusciva a ricordare ogni vaso e ogni quadro che adornava le pareti grigiastre e, senza rendersene conto, ora era in un giardino. Attorno a lei crescevano indifferenti le piante verdi, gli alberi secolari che nonostante l'età portavano ogni anno preziosi frutti, così puri da non necessitare di alcun fertilizzante per acquisire il loro naturale pigmento vivido. Le sue scarpe bianche spiccavano sul sentiero di pietre scure su cui muoveva piccoli passi esitanti ma, quando mosse una mano per accarezzare le grandi foglie di un salice, il paesaggio mutò nuovamente e davanti a lei si presentarono grandi distese verdi su cui correvano animali di tutti i tipi che andavano ad infrangersi contro le acque cristalline di un lago brillante alla luce del sole mattutino. Tentata si avvicinò allo specchio d'acqua e assottigliando lo sguardo vide una figura vestita di blu scuro che alzava la mano in segno di saluto il che le provocò una fitta al cuore che solo lei sapeva spiegare.
In quel momento scosse la testa con fermezza, decisa a ricollegare la sua mente alla realtà, ma ogni volta che chiudeva gli occhi la figura dell'uomo di faceva sempre più vicina fino a quando non la ritrovò di fronte a lei, così vicina che tendendo una mano avrebbe potuto accarezzargli la guancia, di un colore decisamente più ambrato rispetto alla sua carnagione chiara. Ma non era reale, quel viso che si ritrovava di fronte e che l'aveva sempre amata e protetta era lo stesso che lei avrebbe dovuto impararea dimenticare, classifficandolo come un altro frammento della sua precedente vita ridotta in frantumi.
Con un decisivo movimento della testa ritornò faticosamente al presente, alle sue pareti bianche, alla sua solitudine. Non pianse, forse perché ormai l'argomento non riusciva già più a condurla al pianto o forse perché aveva passato la precedente settimana seduta sul suo letto a versare lacrime e a emettere singhiozzi che mai avrebbero dovuto lasciare la piccola stanza, perché nessuno l'avrebbe mai vista piangere.
La testa le doleva e nonostante faticasse ad ammetterlo l'astenersi dal mangiare stava cominciando a diventare insopportabile, ma lei non voleva uscire, non voleva incontrare la pietà negli occhi di coloro che combattevano al suo fianco perché sapeva che non sarebbe stata in grado di sopportarla. Una fitta allo stomaco però fu in grado di accendere la discussione nella sua mente; dopo alcuni minuti di indecisione si alzò di scatto, decisa el portare a termine il suo intento, ma se ne pentì immediatamente. La stanza infatti cominciò a girare e dovette sostenersi con l'ausilio di un comodino per non cadere a terra.
Barcollando arrivò alla porta, rivolse uno sguardo fugace allo specchio e si passò velocemente le mani tra le ciocche castane per sistemare una delle sue complesse acconciature che persisteva sulla sua testa da più di due giorni senza mai essere stata ritoccata. Buttò fuori l'aria dalla bocca in modo abbastanza teatrale per poi premere con decisione il pulsante che avrebbe sbloccato la sua porta che da tempo era serrata, sperando che a quell'ora della notte i corridoi fossero vuoti.
Strinse lievemente gli occhi davanti all'abbondante luce che illluminava il nuovo ambiente che la fece voltare nuovamente verso la sua camera che solo ora realizzava non essere adeguatamente illuminata ma puramente immersa in una penombra in cui aspirava a tornare il prima possibile. Seguendo il percorso dettatogli dalla sua mente riuscì ad arrivare nella mensa comune evitando di percorrere la sala di controllo principale che vantava un discreto numero di generali, meccanici e piloti anche nelle ore più remote.
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Star Wars one shot
Fanfiction|RICHIESTE APERTE| Una raccolta di One Shot sulla nostra saga preferita che comprende la trilogia originale i prequel ed i sequel. Tutti i personaggi/luoghi sono proprietà della lucasfilm.