2.il volo

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«Quel Coulson?» mi domanda Steve, vedete perchè non voglio dirlo? «esatto» confermo «mi dispiace» «per cosa?» «per la sua morte» risponde ovvio, lo guardo stranita «ma voi non lo sapete?» non ricevendo risposta continuo «mio padre è immortale» mi guardano con la bocca spalancata. So che ne vorrebbero sapere di più, ma sentiamo degli strani rumori avvicinarsi «Bucky, dobbiamo andarcene, adesso. Vieni con noi Emma, veloci!» ordina rapidamente Capitan America «No, io non..» non riesco a finire di ribattere che il braccio freddo di ferro mi afferra il polso e mi trascina in una corsa verso l'uscita superiore: verso il tetto. Ma io dico, sono per caso stupidi? dal tetto non si scappa, a meno che non si vogliano suicidare. Saliamo le scale di fretta e in pochi minuti ci ritroviamo alla pioggia. Chiedo spiegazioni ma al posto di una risposta logica compare dal nulla un quinjet con l'ingresso aperto. Dentro c'è un uomo abbastanza muscoloso (non che sia una novità) con una strana tuta addosso «muovetevi» ci intima «grazie del consiglio Sam, davvero» ironizza Bucky. L'interno è davvero ridotto allo stretto necessario: ai lati sono disposti dei sedili poco comodi. Steve ci indica di sederci. Mi accomodo in quello più vicino e mi allaccio velocemente la cintura, le mie mani tremano: non ho mai volato. Steve, invece, si siede di fronte a me e al suo fianco si mette Bucky, entrambi mi studiano. Il portellone si chiude e io comincio a tremare più forte. Sto per essere presa da un attacco di panico. Ok, io sono forte in molte cose, ho paura di poco. Volare è una tra le mie fobie. Il capitano non si accorge del mio stato d'animo ma il suo migliore amico sì. «tutto bene?» mi chiede «non ho mai volato» capisce subito la situazione, ignora le istruzioni che gli sono state date e si alza per sedersi vicino a me. Il quinjet deve ancora decollare definitivamente, ma il momento è vicino. Non si allaccia la cintura perchè la prima cosa che fa è prendermi la mano e intrecciarla con la sua. L'avrei respinto subito, non gli avrei lasciato prendere tutta questa confidenza, se non fossi stata nello stato in cui mi trovo, se non mi sentissi meglio con quel contatto. L'aereo decolla e noi voliamo. Mi aspettavo di peggio, ma la stretta con Bucky mi rassicura nonostante io non lo conosca. Comincio ad avere sonno e i movimenti del veivolo mi cullano. Senza neanche accorgermene mi addormento sulla spalla del mio vicino.

Mi sveglio di soprassalto. Il quinjet trema ed emette degli strani rumori che interpreto come non normali. Mi volto verso Bucky che mi guarda confuso, non capendo la mia reazione, mi sta ancora tenendo la mano, dopotutto. Appena me ne accorgo la stacco e me la porto in grembo dove comincio a stringerla a pugno pur di distrarmi da questa confusione. «cosa sta succedendo?» cerco di capire «è solo una turbolenza, sta tranquilla» prova a rassicurarmi ma le sue parole mi fanno prendere un attacco di panico, di nuovo. Il mio battito aumenta vertiginosamente e comincia a galoppare forte dentro la mia cassa toracica, lo sento quasi in gola. Faccio fatica a respirare e si aggiunge anche una stretta allo stomaco. Il nostro continuo sobbalzare non aiuta la mia situazione. Bucky si alza in piedi, non curante dell'instabilità dell'aereo, e mi si avvicina lentamente proprio come ho fatto io con lui poche ore prima, quando l'ho trovato massacrato. Appena me lo ritrovo davanti cerco di respingerlo ma è irremovibile. Si inginocchia, anche se, data la sua altezza, mi supera comunque e la mia testa gli arriva al petto.

Senza preavviso mi stringe in un abbraccio e con le mani mi copre le orecchie, impedendomi di sentire i suoni. Ancora una volta vorrei respingerlo, ma il mio corpo non risponde più ai miei comandi. L'unica cosa che posso fare è concentrarmi sul suo cuore e sul ritmo dei suoi battiti...BUM...BUM...sento che mi sta dicendo qualcosa, ma non capisco cosa...BUM...BUM...è come una cantilena, è calmante e mi fa sentire a casa...BUM...BUM...aspettate, cosa ho appena pensato? mi sento a casa con lui? la paura mi sta dando alla testa...BUM...BUM...neanche per sogno, me lo sarò immaginato di sicuro, è impossibile...BUM...BUM...impossibile che io abbia potuto pensare una roba del genere, nel senso, lui è carino...BUM.BUM...ok, forse è molto, molto carino, ma è meglio Sam, il pilota, decisamente...BUM...BUM...forse no, è più una rassicurazione, ok, Emma smettila ...BUM...BUM...smettila di pensare a queste cose, a mala pena li conosci, ti stanno aiutando perchè anche tu l'hai fatto con loro...BUM...BUM

Il veivolo sobbalza per l'ultima volta e l'ambiente si placa...BUM...BUM...ormai mi sono abituata a questo sottofondo, ma sento la voce di Steve che dice delle parole confuse e in poco tempo mi ritrovo staccata e da sola. «Emma tieniti forte, si atterra» con le mie ultime forze rimaste e ancora mezza intontita, mi aggrappo ai braccioli, se così si possono chiamare. Mi aspettavo un atterraggio agitato, ma non così violento. Le cinture di sicurezza, per fortuna, funzionano, così non ci ritroviamo con qualche ossa rotte fiondati chissà dove. Tutti sono già in piedi e operativi quindi mi affretto a imitarli. Il pilota mi si avvicina «ciao bellezza, non ho fatto in tempo di presentarmi. Piacere, Sam Wilson» mi saluta porgendomi una mano. Arrossisco come una bambina alle sue parole e ricambio la stretta «Emma Coulson» si gira verso i suoi compagni e si scambiano degli sguardi. Hanno appena avuto una conversazione mentale? «ti va dopo di andarci a bere qualcosa, solo noi due?» propone. Faccio per acconsentire ma vengo preceduta «No, lei non vuole» parla Bucky al posto mio con fermezza e con uno sguardo tagliente. Lo guardo confusa, non lo conosco nemmeno e parla al posto mio? «perchè scusa? e se io invece volessi?» Ha lo sguardo da cane bastonato «la ragazza ha carattere, mi piace» commenta Sam ridacchiando «quindi è un sì?» chiede per una conferma, che riceve «certo, a che ora?» «ti chiamo io» mi fa l'occhiolino. Dopo questa mattinata, con degli sconosciuti, ho proprio bisogno di una pausa.

Ci dirigiamo verso un edificio abbandonato e mi accompagnano in una stanza provvista solo di una brandina. L'intonaco dei muri è scrostato e i muri stessi sono pieni di muffa. Almeno c'è la finestra, anche se non è più così trasparente e soprattutto ha una tendina che cade a pezzi. «Questa è la tua stanza, non ci aspettavamo la tua presenza, quindi accontentati. Tra poco Sam ti porterà dei vestiti asciutti» Mi spiega Steve indicando la mia maglietta ormai fradicia di pioggia, che mostra le mie forme. Meno male che oggi mi sono messa il reggiseno, cosa che non faccio spesso dato che secondo me lo considero scomodissimo. Che imbarazzo. Bucky e Capitan America mi lasciano con la scusa di dover parlare. Poco dopo arriva il pilota con in mano dei vestiti da...donna?

Contemplo la porta tarmata per un'eternità. Un leggero bussare alla porta mi risveglia dal mio stato di trance «avanti» rispondo «è pronto il pranzo, seguimi» annuncia il ragazzo con il braccio di ferro. Percorriamo la strada a ritroso fino ad arrivare in una sala adattata con un grande tavolo. Sopra ci sono vari cartoni di pizza aperti che rilasciano nell'aria il profumo di quelle delizie. Seduti al tavolo ci sono varie persone che non conosco. «Scott Lang, Ant-Man» comincia un uomo che di primo impatto sprigiona simpatia «Sharon Carter» si presenta la bionda, seduta a capotavola. Il suo cognome mi ricorda qualcuno delle storie che mi raccontava mio padre «Clint Barton, Hawkeye» finisce l'ultimo. I posti rimanenti sono uno davanti a Sam e uno davanti a Steve. Senza esitazione mi siedo davanti a Wilson.

Ti Perdono JamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora