Capitolo 23

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Mia

"Che ne dici?"
"Fammi strada ma mantieni la parola"
"Naturalmente, in fondo figa giovane meglio di figa vecchia, anche se la tua ha la stessa storia di tua madre"
Cercai di comunicare al barista ma non ci riuscii, prendemmo l'ascensore e premette l'ultimo pulsante argentato.
"Sei in ansia?"
"Voglio solo salvare mia madre"
"Tesoro!" Urlò Jona mentre Lana fuoriuscì dal buio con mia madre bendata mentre lei le puntava un coltello alla gola.
"Sai chi è finita così?"
"Chi?"
"Stella, la tua amica, l'hai più vista?"
"No..."
"Se ne è andata con un tuo amichetto. Lontano da qui.."
"Ora basta Lana. Ho un patto con Jona. Io invece che lei"
"Mi va bene!" Urlò lanciando mia madre tra le braccia di lui.
"La porto sù in stanza e la chiudo dentro"
"Io mi occupo di lei"
"Perfetto" rise il marito mentre scomparve dietro la porta.
"Bene bene"
"Cosa vuoi?" Dissi in ansia
"Parlare. So che ti fottevi mio marito. Vero troia?"
"È successo una volta..."
"Una?!" Mi arrivò un ceffone dritto in faccia. Mi prese per i capelli e mi trascinò per la stanza.
Urlai ma con un pugno nello stomaco mi mise al tappeto, con un nastro mi tappò la bocca e mi bendò.
Mi dimenai tanto ma sentii la lama di un coltello sul mio viso.
"Non fare movimenti bruschi o crepi.
Subisci o crepi.
Queste sono le regole"
Deglutii e decisi di stare zitta.

Poco dopo...

Sentii la porta della cantina aprirsi.
"Strano che non urli" disse Jona
"Ha buon senso"
"Dammi ora" le disse "faccio io"
"Non puoi divertirti solo tu!"
"È la mia vendetta non la tua. Tu hai avuto sua madre!"
"Stronzo!" Urlò uscendo da qui.
"Bene bene ragazza mia... Come stai? Ah già non puoi parlare, che sbadato ma così non c'è gusto" mi tolse lo scotch dalla bocca.
"Sei un lurido maniaco" dissi
"Hahahah pensa che con quella bocca mi succhiavi il cazzo"
"Povera Stella" dissi
"Poverina sì. Traumatizzata a vita ma ora dovresti preoccuparti per te perchè non ne uscirai viva"
Sentii una zip abbassarsi e iniziai a serrare la bocca.
"No troia non è il cazzo tranquilla. La zip è la tua"
Mi tolse tutti i pantaloni rompendoli con un coltello. Mi sfilò gli slip.
"Cosa stai facendo?!" Urlai senza potermi muovere
"Ferma tesorino"
Sentii vibrare. "Godi porca. Questo vibratore è tutto per te"
"Dai... Smettila cazzo!"
"Il cazzo arriva dopo... Dici di non godere ma sei fradicia. Voglio che squirti per me, per il tuo Daddy"
"Ma...niaco"
"Non lo dici più convinta. Ricorda i tuoi amichetti in spiaggia o alla festa magari. Brava troia godi"
Gemetti senza freni. La situazione la odiavo, speravo finisse presto ma cosa potevo se non assecondare? O morire o assecondare.
Alla fine squirtai sulla sua faccia o così mi spiegò.
Poco dopo mi penetrò e iniziò a fottermi con violenza. Il gesto fu osceno e vomitevole.
Un vero e proprio abuso che si consumò in una fatiscente cantina buia.
Grazie a dio però la porta si aprì rivelando la polizia.

LUSSURIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora