American Boys

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Jade
Tornai a casa due giorni prima di capodanno, gli Alpha Boys avrebbero dato una festa imperdibile e i miei genitori mi incoraggiarono a non perdermela. Le feste natalizie erano state... strane. Non ero più la stessa, avevo scoperto cose troppo importanti per far finta di nulla. Ma in quei giorni provai a fingere che nulla fosse cambiato, e mi godetti la bellezza delle cose semplici.

Una cosa bizzarra però era successa.
Avevo manifestato dei poteri, e dovevo assolutamente parlarne con Michael e Kyle.
Dopo aver posato le valigie e chiacchierato un po' con Rosie, mi recai subito nella loro stanza.
Mi guardarono stupiti, e mi accorsi di aver interrotto una discussione.

Kyle cambiò espressione in un attimo e mi sorrise. "Finalmente!" esultò Michael, beccandosi un'occhiataccia da Kyle. "Stai bene?" annuì.
"Ragazzi è successa una cosa mentre ero a casa." Loro sgranarono gli occhi e si sedettero pronti ad ascoltare.
"Ho casualmente scoperto di poter manipolare le persone con la mente."
Ammisi, dirlo ad alta voce lo rendeva anche più strano.

"Come hai fatto?" Chiesero.
"Stavo discutendo con mia cugina su una cosa stupida, mi ero stancata e le ho detto di smetterla e lei ha fatto una cosa stranissima. Aveva gli occhi confusi e sembrava essersi dimenticata cosa facesse nella mia stanza, e senza dire una parola se ne è andata. Sembrava uscita dal gioco di The Sims, è stato alquanto terrificante."
Michael annuì pensieroso.
"Ho già sentito storie come questa, è come se i poteri si manifestassero nei momenti più inaspettati, generati sicuramente da un'emozione forte e da una volontà che viene dal tuo lato più profondo, che fino ad ora stava solo cercando di emergere."

"Onestamente non credo che questo sia il tuo unico potere, altri ragazzi hanno questa capacità, ma riguardo a te mio padre ha parlato di qualcosa di mai visto prima." Disse Kyle e io alzai le spalle.
"Scopriremo anche questo." Disse Michael. "Ora, se non vi dispiace, vado in sala comune a battere Paul a Just Dance una volta e per tutte." Si alzò di scatto e scoppiai a ridere.
Smisi quando io e Kyle restammo soli, e mi sedetti accanto a lui.

"Non usare mai questo potere contro di me ragazzina." Disse divertito.
"Non posso prometterlo, potrebbe tornarmi molto utile."
"Cosa avete fatto negli ultimi giorni?" Chiesi. "Il solito: ricerche, cibo e videogames." Sorrise.
"Ottimo direi, ormai siete dei veri e propri ragazzi americani."
Si stese sul suo letto e io lo seguì, e contemplammo il soffitto.

"In realtà sono successe due cose importanti."
Disse e io lo guardai. "La prima è che
ho scoperto che uno dei ragazzi degli Alpha Boys era un ex seguace di mio padre, e credeva che io fossi qui per dargli la caccia." Rise.
"Come si chiama?"
"Nathaniel." Sgranai gli occhi.
"Ma io lo conosco!"
"Davvero?" Chiese sospettoso.
"Ci ho parlato un paio di volte e mi era sembrato strano in effetti."
Si girò a guardarmi.

"Ho realizzato che probabilmente è colpa sua se Rosie è svenuta, voleva informazioni su di me e l'avrà ipnotizzata...l'ho visto nei suoi ricordi."
"E quelle stanze nella confraternita...sono opera sua, vero?"
Chiesi e lui annuì con un sorriso.
"Qual è l'altra cosa?"
Mi girai verso di lui e poco dopo mi imitò, facendomi ritrovare a un centimetro dal suo viso.

"Mio padre mi ha convocato dicendomi che non vuole più aspettare, e che ci concede altre tre settimane." Sospirò.
"Non abbiamo ancora scoperto qual è il mio grande potere, suppongo che resterà deluso." Dissi.
"In qualche modo ce la faremo." Alzò le spalle, e con un gesto veloce mi portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "Non credo di voler davvero avere un confronto con Lucifero." Ammisi.
"So che tutto questo è assurdo, ma ti ho detto già come la penso riguardo al male. Mio padre è un uomo molto potente, può insegnarti molte cose ma non devi avere paura perché hai me, e non gli permetterò di farti fare qualcosa che tu non voglia fare."
Sorrisi in imbarazzo e abbassai lo sguardo.

"Ci tiene davvero a te." Commentai
"A guardarci non si direbbe, ma io ho dei ricordi impressi nella mente che non scorderò mai. L'ho visto nei suoi momenti peggiori, e anche se non sappia bene cosa sia l'amore, in qualche modo me lo ha trasmesso.
Non potrei spiegare il nostro rapporto in nessun modo."
Parlava di suo padre con una luce negli occhi che mai avevo visto in nessun altro.
"Eppure sento che non vuoi tornare da lui." Dissi.
"È così, questa missione si è rivelata una salvezza, è una vita che non pensavo di volere ma adesso non potrei farne a meno."
"Tuo padre ha scelto la sua strada, non può scegliere anche la tua."
Posò spontaneamente una mano sulla mia guancia e sorrise.

"Vorrei che fosse così semplice."
Sussurrò, ma purtroppo lo sentí.

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