Capitolo undici

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Secondo i calcoli di Liam, ci volevano nove giorni per completare la discesa nel Tartaro. 

Quindi, loro cinque, stavano precipitando da nove giorni.

Harry rimase per gran parte del tempo ancorato a Louis, che lo stringeva per non lasciarlo andare più mentre Liam, Zayn e Niall passavano il tempo ad imprecare.

"Ragazzi, secondo voi," domandò Niall. "Se degli esseri umani dovessero cadere in acqua dopo nove giorni di caduta, cosa succederebbe?"

"Morirebbero." Rispose Zayn.

"Okay, quindi preparate i discorsi." Li avvertì Niall, guardando il fiume che scorreva al di sotto. "Perché tra due metri saremo morti." 

"No, cazzo!" Strillò Louis e, con quel poco di forza che gli era rimasta, evocò uno scheletro gigante che li prese tutti prima di farli spiaccicare al terreno. 

Purtroppo, lo scheletro svanì prima di posarli sul pavimento e li lasciò cadere in quel fiume.

L'impatto non li uccise, ma per poco non ci riuscì il freddo.

 L'acqua gelida prosciugò l'aria dai loro polmoni.

Louis si irrigidì e perse la presa su Harry. Cominciò ad affondare. 

Degli strani gemiti gli riempirono le orecchie: milioni di voci strazianti, come se il fiume fosse fatto di tristezza distillata. 

Le voci erano peggiori del freddo. Gli appesantivano, gli intorpidivano la mente. «Che senso ha lottare?» dicevano. «Tanto sei morto. Non te ne andrai mai di qui.»

Avrebbe potuto toccare il fondo, annegare e lasciare che il fiume si portasse via il suo corpo. Sarebbe stato più facile. Bastava chiudere gli occhi e... Harry lo afferrò per una mano e lo scosse, riportandolo alla realtà. Louis non riusciva a vederlo nell'acqua torbida, ma d'un tratto non voleva più morire. Presero per mano anche Niall, Liam e Zayn, si slanciarono verso l'alto ed emersero in superficie.

Spalancarono la bocca e i polmoni, grati di respirare, sebbene l'aria fosse sulfurea. 

Pur non riuscendo a distinguere nulla del paesaggio circostante, sapevano che quello era un fiume. E i fiumi avevano sempre due rive. 

"Terra" gracchiò Liam. "Spostiamoci di lato."

Louis sembrava quasi morto dallo sfinimento. Lo sforzo di aver evocato uno scheletro enorme doveva averlo distrutto. E il Tartaro non aiutava. 

Usarono gli ultimi residui di forza per raggiungere l'argine e affondarono i piedi nella sabbia. Si trascinarono a riva e, scossi dai brividi e dai singulti, crollarono sulla spiaggia scura.

Harry avrebbe tanto voluto accoccolarsi accanto a Louis e dormire. Voleva chiudere gli occhi, sperare che tutto fosse soltanto un brutto sogno e risvegliarsi al Campo Mezzosangue, al sicuro insieme ai suoi amici. Be'... al sicuro nei limiti di quanto era concesso a un semidio.

Invece no. Erano davvero nel Tartaro. Ai loro piedi, il fiume Cocito scorreva in un boato, una marea di sventura liquida. L'aria sulfurea bruciava i polmoni e pizzicava la pelle. 

Quando si guardò le braccia, Harry vide che erano già rosse di orticaria. Cercò di mettersi a sedere, e una fitta di dolore gli tolse il fiato. La spiaggia non era fatta di sabbia. Erano seduti su una distesa di schegge di vetro acuminate, alcune delle quali gli si erano conficcate nel palmo delle mani. L'aria era acida. L'acqua era infelicità pura. Il terreno, un vetro rotto. Tutto in quel posto era concepito per procurare dolore e uccidere.

Louis trasse un respiro tremante e si chiese se le voci nel Cocito non avessero ragione. Forse lottare per la sopravvivenza era inutile. Sarebbero morti nel giro di un'ora.

The Prince Of Darkness [L.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora