Capitolo tredici

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Erano in una specie di foresta. 

Immensi alberi neri si levavano nelle tenebre, con i tronchi perfettamente rotondi e privi di rami, come il fusto di peli mostruosi. Il terreno era liscio e pallido.

"Con la fortuna che abbiamo, come minimo stiamo araversando un'ascella del dio Tartaro." borbottò Louis.

All'improvviso tutti i suoi sensi schizzarono in allerta, come se qualcuno l'avesse colpito con un elastico sulla nuca. Posò la mano sul tronco dell'albero più vicino.

"Che succede?" Harry sollevò katsaròs.

Liam si voltò a guardare, confuso.  "Ci fermiamo?" 

Louis sollevò una mano per invitarli al silenzio. Non sapeva di preciso cosa l'avesse messo in allarme: non sembrava esserci niente di diverso. Poi si rese conto che il tronco stava vibrando. A pochi metri di distanza, un altro albero tremò.

 "C'è qualcosa che si muove sopra di noi." bisbigliò Louis. "Serriamo i ranghi."

Tutti si accostarono a lui, schiena contro schiena. Il figlio di Ade aguzzò la vista, sforzandosi di scrutare nell'oscurità che li sovrastava, ma non vide muoversi nulla. Aveva quasi deciso che era solo una sua paranoia quando il primo mostro piombò a terra, a meno di un metro di distanza. Il primo pensiero di Louis fu: "Le Furie!"

La creatura era quasi identica a una Furia: ali rugose da pipistrello, artigli d'oone e occhi rossi. Indossava un vestito stracciato di seta nera, e il volto era aeggiato a una smorfia feroce, come una nonnea demoniaca in vena di omicidi. Stan sbuffò quando una creatura simile atterrò di fronte a lui, e un'altra ancora piombò davanti a Liam. 

Ben presto si ritrovarono circondati da una mezza decina di demoni. Altri ancora sibilavano fra gli alberi, sopra di loro. Le Furie erano solo tre, perciò non potevano essere loro. E poi, le streghe alate che avevano di fronte non erano dotate di frusta. Ma era una magra consolazione, pensò Louis. Gli artigli di quei mostri sembravano molto pericolosi.

"Che cosa siete?" domandò.

"Le arai." sibilò una voce. "Le maledizioni!"

Louis cercò di individuare chi avesse parlato, ma nessuna delle demoni aveva mosso le labbra. Gli occhi erano spenti; i lineamenti del viso immobili come quelli di un burattino. Le voci fluttuavano nell'aria – ricordavano il narratore fuori campo dei film – quasi fosse una sola mente a controllarle tue.

 "Che... che volete?" chiese Niall, cercando di mantenere un tono sicuro.

La voce ridacchiò malvagia. "Vogliamo maledirvi, naturalmente! Distruggervi mille volte nel nome della Madre Notte!"

"Solo mille volte?"  mormorò Louis.  "Oh, bene... pensavo che fossimo nei guai." 

Il cerchio delle demoni si strinse.

Louis tirò un sospiro di sollievo quando le nonnette demoni si avvicinarono per ucciderli. Certo, era terrorizzato. Le cose potevano mettersi male, visto che erano in sei contro svariate decine. Ma almeno "combattere" era una cosa che comprendeva. Vagare nell'oscurità, aspettando solo che qualcosa o qualcuno li attaccasse... lo stava facendo impazzire.

E poi lui e i ragazzi si erano battuti insieme tante volte. E adesso avevano un ragazzo che viveva nel Tartaro da parecchi anni -e che sapeva, quindi, come muoversi lì- dalla loro parte.

"Indietro!" Louis puntò il ferro dello Stige contro la megera incartapecorita più vicina, ma quella rispose solo con un verso di scherno.

"Siamo le arai!" disse la strana voce fuori campo, come se l'intera foresta parlasse all'unisono. "Non puoi distruggerci."

The Prince Of Darkness [L.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora