5. FARÀ MALE

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  Sebastian arrivò sin nel salotto, camminando lentamente. Stava ancora cercando di riprendersi da quel che era appena accaduto, e scoprì di non essere solo. Nella stanza infatti c'era anche l'angelo: la donna alata era seduta su una lussuosa sedia.
Sebastian la vide, e non si stupì più di tanto della sua presenza.
Anzi, sapeva bene perché era lì.
-Hai provato a farlo, vero? Hai provato ad ucciderlo. - domandò la donna, in tono calmo.
-Sì- confermò il demone, avvilito, andandosi a sedere su una poltrona poco distante. Si guardò le mani, ancora nude. Sulla sua pelle candida il marchio viola che legava lui e il suo padroncino ormai non sembrava più un semplice tatuaggio, ma aveva assunto l'aspetto sopraelevato della cicatrice di una ferita profonda. I marchi diventavano così quando restavano sulla carne di un demone a lungo, ma mai nessun marchio aveva assunto quell'aspetto, sulla sua pelle. In passato, infatti, nessuno dei suoi contratti era durato così a lungo.
Però la vera cicatrice Sebastian non la aveva sul dorso della mano, né tantomeno in alcun altro luogo visibile, bensì sulla pelle del cuore, incisa con il fuoco.
Il silenzio regnava, assoluto.
-Credo che tu abbia ragione, angelo. Credo che non riuscirò mai a... farlo. – Il demone deglutì, premendosi le mani sul petto. Non aveva neanche il coraggio di pronunciare ad alta voce la parola "ucciderlo". Era qualcosa che non avrebbe più neanche preso in considerazione, ormai. - Mi sono affezionato a quel bambino! Non so in che modo, non so perché, non so neanche se ciò che provo è simile a quel che prova lui. Quello che so è che... non ci riesco.- si coprì il viso con una mano. -Non ci riesco! Per di più, non dopo aver visto i suoi ricordi... e aver compreso quanto è grande il suo affetto per me... no, non ce la faccio, proprio non... non posso.-
Mentre lo diceva, Sebastian ricordò l'istante in cui aveva poggiato le proprie labbra su quelle di Ciel, e i suoi ricordi gli avevano invaso la mente, insieme a dolci pensieri di affetto nei suoi confronti, un affetto forte che non credeva Ciel potesse provare nei suoi confronti. Quei sentimenti lo avevano sconvolto e turbato. A quel punto il demone aveva capito che, in fondo, l'affetto che lui e Ciel provavano l'uno per l'altro era diverso, ma della medesima, grande, inspiegabile intensità.
L'angelo sorrise, dolcemente.
-È colpa tua, vero? Colpa del tuo stupido cuore- chiese, guardando l'angelo di sbieco.
La donna rise.
-Ah, voi demoni siete sempre bugiardi, persino con voi stessi. - lo rimbrottò, come se fosse un bambino. -Demone ingenuo, sai che non è come dici. -
Sebastian non rispose. Disse soltanto una parola. Un nome. Il nome che gli era stato dato, e che ora rivendicava come suo.
-Sebastian.-
L'angelo lo guardò senza capire. -Cosa?-
-Chiamami Sebastian.-
-Oh, va bene. Sebastian. -
Ci fu ancora silenzio. Dopodiché, Sebastian sollevò la testa, incrociò gli occhi dell'angelo e nel suo sguardo c'era una risolutezza strana, che quasi spaventò la creatura celeste. A cosa stava pensando, il demone?
-Accetto il patto, Angelo. Il patto più antico di tutti. -
La donna sussultò.
-Parli sul serio? Stai davvero parlando del sacro patto che... –
-Sì, quello. Certo che parlo sul serio. Mai stato più serio.- Giurò.
- Davvero, tu lo faresti?- quasi balbettava.
-Sì. Devo ripeterlo ancora? -
L'angelo era scioccato.
-Onestamente, non credevo saresti stato capace di arrivare a tanto.... per un essere umano. –Ammise. -Bene, come me, conosci le leggi. Ti sta bene?- continuò, guardandolo seriamente.
Lui annuì, mettendosi in ginocchio davanti alla creatura celeste, portandosi la mano destra al cuore. Quel cuore che, grazie all'angelo, batteva più forte che mai. Gli piaceva sentirlo battere, lo faceva sentire umano, non gli ricordava che lui era un mostro.
-Sì, mi accontenterò.-
L'angelo si alzò in piedi, le ali dispiegate in tutta la loro lunghezza. Il loro candore e la loro luce fecero provare a Sebastian una specie di lontana nostalgia, la malinconia di quando quella luce era la sua, poteva toccarla, ed ora invece gli era interdetta per sempre.
L'angelo trasse dal corsetto qualcosa avvolto in un panno bianco, e glielo porse. Sebastian lo prese cautamente, toccandolo come la cosa più delicata che le sue dita avessero mai sfiorato.
-Devo ricordarti che non potrai tornare indietro. Ciò di cui ti priverai non ti verrà restituito.- gli disse, severamente.
Sebastian sorrise, dolcemente, e guardò l'angelo nelle iridi viola. Aveva uno sguardo immensamente triste.
-Oh, lo so bene. Io stesso ho ripetuto questa frase tante volte.-

UNA VOLTA I DEMONI ERANO ANGELIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora