8. FIDARSI DEL NEMICO

520 46 4
                                    

Sebastian vide Ciel avvicinarsi a lui, e lo allontanò con un gesto gentile della mano.

Non gli domandò quali fossero le sue intenzioni. Conosceva il suo desiderio, e lo condivideva.
Solo un abbraccio.
Ma, per quanto piccolo fosse, non poteva soddisfarlo.

Con una strana tristezza negli occhi si rimise in piedi, e cominciò a raccogliere le piume sparse sul pavimento.

-Non vanno gettate, sa? Potrebbero essere utili. Se sbriciolate hanno grande potere. -

Spiegò. Ma Ciel, mentre osservava ai suoi movimenti, non pensava alle piume. Piuttosto, si chiedeva perché fosse stato allontanato. Eppure, aveva pensato che...

Si strinse una mano al petto, senza dire niente. Raccolse da terra la benda, che ormai non gli sarebbe più servita, e se la fece scivolare in tasca. L'avrebbe conservata, decise. Rimase per qualche istante ancora nella stanza, ma oltre a raccogliere le proprie piume, Sebastian non lo degnava di grande attenzione. Probabilmente era ancora addolorato per l'idea di averle perdute, e voleva restare ancora un po' a rimirarle. Si sentì in dovere di lasciarlo da solo, così si congedò chiudendosi la porta alle spalle.

*****

Non appena uscì, Sebastian raccolse rapidamente le piume e le accumulò nell'armadio, dopodiché prese un abito pulito, scuro, si pettinò i capelli e sgusciò fuori dalla stanza, dirigendosi nella cantina.

Scese le scale velocemente, tenendo un candelabro per farsi luce, e come si aspettava, trovò l'angelo dai lunghi capelli d'argento ad attenderlo.

La donna sgranò gli occhi, sbattendo due o tre volte le immense ali bianche. Riusciva a percepire quel che era accaduto.

-Non riesco a crederci! Lo hai fatto sul serio! Ti sei davvero tagliato le piume delle ali, una per una! - esclamò, disgustata. Del resto, qualsiasi creatura sovrannaturale è terrorizzata al pensiero di essere separata dalle proprie ali. Generalmente, infatti, non possiede nulla di più prezioso.

Lo sbigottimento dell'angelo però terminò presto, e l'espressione sorpresa sul suo viso scomparve, per lasciare posto ad un grottesco ghigno.

Sebastian non capì subito. Ma qual sorriso malevolo non gli piacque. Non era normale che un angelo sorridesse in quel modo.

-Mio caro demone, ti sei fidato di me. - sussurrò.

-Mi hai forse mentito? - domandò preoccupato Sebastian. Per quanto ne sapeva, nessun angelo poteva mentire.

-No - disse infatti la creatura.

-Però non ti ho detto tutta la verità. -

A quel punto, Sebastian si rese conto di aver sbagliato. Per impulsività, aveva dato ascolto alle parole di un angelo. Accidenti, quale demone si fiderebbe di un angelo? Lui era certamente il primo. Lo sanno tutti che gli angeli sono nemici dei demoni, traditori del paradiso.

Incredibile. Si era fidato dell'unica creatura di cui non doveva fidarsi!

E, mentre l'angelo gli svelava quella parte di verità che gli aveva celato, calde lacrime caddero dai suoi occhi, come gocce di rugiada che si formano al mattino sui delicati fiori.

****

Ormai da giorni Sebastian si aggirava per casa come un'ombra scura. Eseguiva gli ordini come al solito, ma con meno efficienza e meno prontezza. Non era più lo stesso. E anche i servitori se ne rendevano conto. Fra di loro, ne parlavano. Discutevano, si chiedevano cosa potesse essere accaduto al loro tanto stimato collega, cosa lo avesse cambiato così profondamente.

Non trovavano una risposta, e nemmeno Ciel la trovava. Prima aveva rotto il contratto per salvarlo, poi si era lasciato tagliare le ali per motivi che si era rifiutato di chiarire, ma specificando che aveva agito unicamente per il suo bene... e ora? Ora da giorni si comportava fraddamente e non faceva più dello stretto necessario, non lo sfiorava neanche più del dovuto, non lo abbracciava neppure. Perché?

Ciel, però, era deciso: avrebbe affrontato la questione. In quel momento si trovava nel suo studio, ad attendere il tè che gli avrebbe portato il servitore, ma non aveva voglia di attendere. Così si alzò e procedette a passi decisi verso la porta, che proprio in quel momento si aprì.

-Sebastian, proprio te cercavo. - disse.

-Signorino, lady Elizabeth ha chiamato. Voleva informarsi sulle condizioni di salute del vostro occhio sanguinante. - Il suo sguardo si fece dolce. -Le ho detto che è tutto a posto, e che presto vi vedrà con entrambi gli occhi sgranati. Non può immaginare la sua gioia, quando gliel'ho riferito. Ha detto che verrà al più presto per veder... -

-Sebastian - lo interruppe Ciel. -Non mi interessa di Lady Elizabeth. Noi abbiamo una questione da risolvere. -

Sebastian lo guardò, inclinando appena la testa di lato, con sguardo interrogativo.

-Mi dica, signorino. -

Ciel si prese la testa fra le mani. Sebastian sapeva essere esasperante.

-Ti prego di piantarla con questa sceneggiata! Abbandona tutte queste formalità! Perché mi tratti come se nulla fosse cambiato? Non ti rendi conto che vorrei che tu mi abbracciassi ancora? Che... -

Sebastian gli mise un dito sulle labbra. Il suo sguardo era infinitamente triste.

-La prego, non lo dica. Non continui la frase. È per il suo bene. -

-Sono stanco di sentirmi dire che fai tutte queste cose per il mio bene! Non trattarmi come se non capissi nulla, come se fossi un bambino! - gridò.

-Non penso che non possiate capire, penso solo che per voi sia meglio non capire! -

Ciel s'infiammò.

-Non è una decisione che spetta a te prendere. Esigo che mi spieghi tutto! -

-Non può più darmi ordini. Devo ricordarle che sono al suo servizio per mia libera scelta, adesso, e che il contratto che ci legava è stato annullato? -

Per un istante, Ciel rimase in silenzio. E Sebastian fece per voltarsi ed allontanarsi, ma a quel punto Ciel gli afferrò la mano, cominciando a tirarla.

-Non ti lascerò andare via, se non mi avrai spiegato tutto di questa storia. -

A quel punto, stranamente, Sebastian andò nel panico.

-La prego, la prego, la smetta di tirare! Ciel, Ciel fermati! - gridò, abbandonando le formalità, guardando terrorizzato le mani del ragazzino aggrappate con forza alla sua.

Chiuse gli occhi nell'istante in cui sentì il dolore lancinante al polso, un dolore che purtroppo si aspettava.

Ciel cadde all'indietro. In preda al panico, guardò ciò che gli era rimasto fra le mani.

Il guanto di Sebastian.

Con la sua mano all'interno.

UNA VOLTA I DEMONI ERANO ANGELIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora