7. IL TESORO PIÙ PREZIOSO

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Ciel, appena concluso il lavoro, scoppiò a piangere come non faceva da anni. Non riusciva più a reprimere i singhiozzi che durante l'intera operazione lo avevano accompagnato, man mano che tagliava quelle meravigliose, soffici ali nere, più forti e delicate di qualunque cosa avesse mai toccato prima di allora. 

Erano innumerevoli le volte in cui aveva implorato Sebastian di non continuare, di smettere, perché Ciel odiava distruggere le cose preziose, e non aveva mai visto nulla di più prezioso delle ali di Sebastian.

-No, continua. - aveva detto lui, irremovibile. 

E Ciel aveva continuato. Con la morte nel cuore, ma aveva continuato.

Ed ora stava fermo, in mezzo ad un oceano di piume morte, simili ad un mantello nero, e ciò che provava era un orrore profondo verso sé stesso. Gettò lontano il pugnale e, presa la testa fra le mani, pianse amaramente.

Aveva commesso crimini terribili, ma mai nulla gli era sembrato tanto brutto quanto ciò che aveva appena fatto.

Sebastian che, in silenzio, dandogli le spalle, stava piangendo per il terribile dolore che provava, si asciugò le lacrime e si voltò verso di lui. Lo prese fra le braccia, e prese ad accarezzargli la schiena.

-Sei stato bravo, Ciel. Sei stato molto bravo. Ti ringrazio di aver fatto questa cosa per me. - disse, passando ad accarezzargli i capelli, lentamente. Le sue carezze erano delicate e piacevoli.

Ciel non capiva.

-Perché, Sebastian? Ora voglio saperlo. Dimmi perché mi hai fatto fare questa cosa orribile. - si discostò un poco dalla sua stretta, e prese da terra alcune piume. Gliele mostrò, mettendogliele sotto gli occhi. 

-Non ti si stringe il cuore nel vedere il tuo tesoro distrutto?-

Sebastian le guardò, con una strana espressione.

-Non sono il mio tesoro. - spiegò, tranquillamente.

-Il mio tesoro è un altro. - disse, semplicemente.

-Quelle ali nere sono... erano orribili. Tu, invece...Tu possiedi la bellezza dell'innocenza. - sussurrò, piano. Non c'era bisogno di gridare.

Ciel sentì le dita di Sebastian armeggiare delicatamente con il nodo della benda, dietro la sua nuca.
-...avresti dovuto vedere solo cose belle... invece, da quando ti conosco, hai visto solo dolore, morte... e distruzione...-

La benda scivolò a terra, senza fare rumore.

-...Non posso restituirti la felicità, cancellare dalla tua mente le immagini delle cose terribili che hai visto e i ricordi di quello che hai subito, anche se vorrei. Credimi, lo vorrei molto più di quanto desideri volare di nuovo. Anche di più, forse, di quanto desideri perseverare nella mia sciocca, logorante, eterna vita da demone.

Molto più di ogni cosa, vorrei restituirti le persone che hai perso, il sorriso che ti ha abbandonato... Sono cose che purtroppo hai perduto... e che io, nonostante i miei immensi poteri, non posso restituirti. -

Sorrise.

-Però spero di averti restituito qualcosa. -

Si alzò in piedi, e gli porse la mano. Ciel la prese, senza capire. Si lasciò guidare da lui. Si avvicinarono all'armadio. Sebastian aprì l'anta, rivelando che, una volta tanto, il mobile era privo di felini.

-Niente più gatti? - domandò Ciel.-So che li tenevi qui. Li ho sentiti miagolare, qualche volta.-

Sebastian tossicchiò. -Ho pensato di liberarmene. -

-Ma... tu ami i gatti-
-Ho capito una cosa. Chiudere un gatto in un armadio per non fargli prendere freddo non è un atto di amore. È un atto di egoismo, perché nessun felino sarà mai felice in un posto chiuso.
Esistono diversi tipi di amore, Ciel. Ma se l'amore è vero, sincero, sarà sempre libero. Un demone però riesce difficilmente a capirlo. Per un demone, amare una farfalla vuol dire intrappolarla in un retino. Amare un gatto significa chiuderlo dentro un armadio. E... -
Distolse lo sguardo da Ciel.
-...non si può voler bene ad un bambino legandolo a sé con delle catene, seppure invisibili.- Si passò una mano sulla fronte. -I demoni non capiscono l'amore,  perché lo hanno perduto dopo essere stati scacciati dal Paradiso. Non hanno mai dimenticato il suo caldo tocco, ma hanno dimenticato come si fa ad amare. Potrebbero ricordarlo solo se qualcuno li amasse, ma chi potrebbe mai amare un demone? Anch" io credevo che nessuno mi avrebbe mai voluto bene. Ciel... - la sua voce tremava  -...grazie a voi, al vostro sentimento, io ho ricordato come si fa ad amare.-
Il ragazzino sorrise.
-Ma non ti ho mai detto niente. Come lo hai capito?-
-Quando vi ho dato il bacio della morte - si corresse- quando ho provato a darvi il bacio della morte. In quell'istante, ho sentito i vostri pensieri. E il caldo tocco del vostro affetto ha sciolto definitivamente ogni  resistenza del mio cuore.-

Sebastian lo fece posizionare davanti all'anta aperta, dove c'era uno specchio, mettendogli le mani sulle spalle.
-Ed ora... guardi nello specchio,  per favore.- disse.

Ciel sgranò gli occhi.

Li sgranò entrambi.

Entrambi blu.

Nell'occhio destro non c'era più il marchio, e aveva di nuovo la facoltà di vedere.

Ciel si portò le mani al viso e pianse. Pianse di gioia, questa volta.

-Io... non posso crederci... Sebastian... tu... -

Lui non lo guardò.

-Odiavo guardarvi e pensare di avervi sfigurato. Non meritate ciò che vi ho fatto-

-Ciel - disse, guardandolo negli occhi, e chinandosi verso di lui.

-I vostri occhi, questi meravigliosi zaffiri, sono il mio vero ed unico tesoro. Perché finalmente ho fatto una cosa bella. - 

Ciel sorrise. Un sorriso vero.

-Grazie... Sebastian. -

Sebastian, per tutta risposta, si inginocchiò al suo capezzale. Gli prese una mano, e la strinse fra le sue.

Ma Ciel voleva di più. Si avvicinò al suo viso, per accarezzarlo. Voleva abbracciarlo forte, fargli capire quanto gli voleva bene, e tenerlo stretto a lungo.
Ma Sebastian  non poteva. 
Perciò, quando Ciel cercò di abbracciarlo, il demone si sottrasse a lui.

UNA VOLTA I DEMONI ERANO ANGELIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora