Immaginate di trovarvi in una foresta buia nel bel mezzo della notte. Il cielo è nuvoloso e la luna mangiata dalle tenebre. Inizia a piovere e decidete di nascondervi in una caverna buia e fredda. Non potete accendere un fuoco per scaldarvi e non sapete nemmeno come fare. La pioggia copre ogni rumore possibile e nella foresta non c'è anima viva. E' così che mi sono sentito da quando i miei genitori non ci sono più. Prima che tutto cambiasse...
Sono un ragazzo orfano fin da piccolissimo, anzi da quando ho il mio primo ricordo. Vivevo in un quartiere abbandonato in Transilvania e non andavo a scuola. A stento riuscivo a procurarmi da mangiare o cercando tra la spazzatura o rubando dai negozi alimentari. Casa mia era una specie di appartamento abbandonato da cui accedevo attraverso una scala di ferro che portava alla finestra infatti non ho mai posseduto le chiavi. Era un monolocale con un materasso, un bagno e una scrivania. Vivevo con poco insomma. Ogni mattina mi svegliavo presto e indossabo i miei unici vestiti ossia dei jeans neri strappati e una felpa nera con cappuccio. Le scarpe si rovinarono nel tempo perciò ormai vagabondavo a piedi nudi. In ogni caso scesi dalla scala e indossai il cappuccio per non farmi riconoscere. I miei capelli erano biondi quindi saltavano subito all'occhio. Appena uscivo dal vicolo c'era una piazza e a quell'ora aprivano i negozi. Ero ogni volta in orario perché i raggi del sole mi svegliavano prima. Dal vicolo osservai con attenzione tutti i negozi e aspettai l'occasione giusta per colpire: c'era il fruttivendolo, il panettiere, il macellaio, il tabaccaio, il farmacista e infine la fiorista tutti in quella piazza. Loro mi conoscevano bene perché rubavo sempre da lì, ma di solito mi inseguivano per un pezzo e poi si stancavano.
Quella mattina decisi di rubare una pagnotta esposta su una bancarella all'esterno insieme alle altre appena sfornate. Così, quando il signor Mihai entrò nel negozio, corsi velocemente e ne presi due. Poi mi vide quindi prese una baguette e iniziò a rincorrermi. Il signor Ștefan, il fruttivendolo, gridó: "Al ladro! Al ladro!", e la signora Luminița, la fiorista, disse: "Sarà di nuovo Iacob". Il signor Mihai era parecchio grasso perciò non corse molto prima di stancarsi. Io continuai a correre finché, fatto il giro, ritornai a casa e salii sulla scala. Era così che passavo le mie giornate: durante la settimana rubavo mentre di domenica, quando tutto era chiuso, cercavo nei cassonetti qualcosa di non marcio o stavo a digiuno. A volte mi spingevo oltre la piazza per andare nella zona dei Bar e dei ristoranti. Lì avevo un amico italiano di nome Luigi che gestiva un ristorante. Alcune volte mi dava qualcosa da mangiare caldo, ma non potevo affidarmi a lui anche perché non avevo soldi da dargli. Un'estate avevo anche lavorato per guadagnarmeli ma il capo dell'attività morì e fui mandato via.
Mentre mangiavo le mie pagnotte presi un libro che tenevo sulla scrivania. Anche se non andavo a scuola conservavo dei libri che avevo trovato o che già possedevo. Quando i miei genitori morirono credo avessi più o meno sei mesi. Inizialmente non ricordo chi mi ebbe cresciuto o insegnato a leggere e scrivere. So solo che ho sempre vissuto in quel appartamento con le poche cose che avevo. Il libro che presi parlava dell'origine della Terra e dei vari stati. In poche parole trattava di geografia che è la mia materia preferita. Ogni giorno guardavo il mappamondo e cercavo di immaginarmi negli altri paesi. Ho sempre voluto imparare altri tipi di culture.
Quella sera, come tutte le altre, presi da sotto il letto una scatola. Quel cubo di cartone ormai rovinato conteneva le uniche cose che mi restano dei miei genitori: una loro foto e una boccetta vuota. Non sapevo a cosa servisse la boccetta ma la foto è importante. Raffigura mia madre e mio padre con me in braccio. Io non sono cambiato perché ho sempre i miei ricci biondi e gli occhi color topazio. Mia madre, Ines, è molto simile a me tranne che per gli occhi azzurri. Mio padre invece è totalmente l'opposto perché aveva i capelli neri lunghi, gli occhi marroni e le orecchi a punta molto strane. Si chiamava Vladimir ed era conosciuto perché si rasava la barba in modo strano. A quanto ne so sono morti in un incendio, ma questo viene dalle dicerie della gente. So anche che mio padre veniva considerato strano siccome non usciva quasi mai, ma io credo che voleva semplicemente stare con noi. Quella sera, però, la scatola mi scivolò e cadde. Sfortunatamente si ruppe, ma scoprii una cosa molto interessante: uno dei lati della scatola si strappò in due e trovai dentro un bigliettino con il nome "Victor" scritto sopra. Non sapevo chi fosse questo Victor e nemmeno chi lo avesse scritto, ma se era nella scatola dei miei genitori c'era un motivo.
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I Sette Regni
FantasyIacob era un orfano che viveva in una piccola cittadina della Transilvania, in Romania. I cambiamenti arrivarono con l'evoluzione del suo corpo e no, non si tratta dell'adolescenza. Perciò è costretto a partire in un'avventura surreale e a viaggiare...