Camminavo da ormai due ore. Le macchine sfrecciavano sulla strada. Mi tolsi la sciarpa impregnata di saliva e sudore e la rimisi nello zaino. C'erano solo 10 gradi credo ma avevo lo stesso molto caldo. Mi fermai per prendere l'acqua dallo zainetto nero, ma la bottiglia era vuota. La buttai nel campo alla mia sinistra e continuai a camminare. Nel mentre stavo pensando alla profezia e mi resi conto che non poteva essere vera, infatti si parlava di due creature che ne risvegliavano un'altra e che salvavano sette Regni. In primis non sapevo nemmeno se questi Regni esistessero o se questo portale con questi mondi paralleli fosse reale. Era vero che sulla Terra c'era la guerra ed era anche vero che c'erano licantropi, vampiri, zombie. Ma come potevo essere certo che le fatine e gli gnomi esistessero? Per non palare degli elfi, degli umani con orecchie a punta. Risi tra me e me mentre sorpassavo una casa rossa.
Rimasi sulla strada per un'altra mezz'ora dopodiché raggiunsi finalmente la base del Monviso. Mi fermai vicino ad una sorgente d'acqua di montagna e, dopo aver bevuto, mi sedetti all'ombra di un albero. Guardai la pianura su cui regnava il monte pensando di avercela fatta finalmente. Avevo raggiunto la mia destinazione. In fondo non era stato complicato, anzi era stato fin troppo semplice. Questo pensiero venne interrotto da un verso alquanto famigliare. Inizialmente non riuscivo a distinguerlo o a capire dove lo avessi sentito, poi alzai lo sguardo al cielo e vidi un falco volare in cerchio. Era il falco del mio sogno. Rimasi ad osservarne la grazia mentre si librava in volo, ma presto il suo dolce verso si trasformò in un grido d'allarme. Tornai a guardare la pianura e vidi due uomini con delle asce e dei paletti correre verso di me: cacciatori. Mi alzai di corsa e iniziai a salire lungo un sentiero alla mia destra. Il falco scese di quota e si mise poco sopra di me. Mentre correvo sotto i miei piedi scivolavano via i sassi. La pendenza stava aumentando e anche le grida degli uomini: "Torna qui mostro!", "Bestia di Satana!". Più urlavano e più io correvo.
Ad un tratto mi fermai per colpa di un bivio. Il falco svoltò a destra, così girai anch'io a destra. Gli uomini mi videro e fecero lo stesso allora il falco rallentò e si scagliò su di loro. Non mi girai e continuai a correre, ma sentì le grida degli uomini dire: "Brutto uccellaccio, togliti dalla mia faccia!". Finalmente raggiunsi un altopiano e qui vidi quattro pietre allungate e pianate nel terreno simili a dei menhir e altri due menhir appoggiati ad una parete rocciosa messi a triangolo. Sui quattro menhir principali cerano dei simboli: il primo simile ad una goccia con un puntino sotto, il secondo era un pallino con sotto due stanghette e un triangolo, il terzo era un rombo decentrato ed infine il quarto simboleggiava una specie di freccia creata da dei pallini e delle stanghette. Il tutto riquadrato in dei rombi.
Arrivò anche il falco leggermente spennato che si posò sul mio braccio e lo ringraziai per ciò che aveva fatto. Poi presi dallo zaino il quaderno che mi aveva dato Victor e iniziai ad eseguire la danza per attivare il portale. Gli uomini non stavano ancora arrivando ma il tempo stringeva. Saltellai da una parte all'altra poi feci una giravolta, un giro attorno al quaderno... Finalmente si aprì il portale tra quei due menhir appoggiati alla parete. Era una specie di luce a forma di spirale multicolore e non si vedeva la destinazione come, invece, pensavo io. Iniziai a sentire i passi degli uomini sempre più vicini allora feci un respiro profondo e mi buttai.
Il portale si richiuse alle mie spalle e i menhir sparirono cosicché i cacciatori non potessero vederlo. Mentre ero lì in quella dimensione, oltre a tutti i dolori su tutto il corpo e le strane sensazioni, ebbi una visione. Io non ero lì, ero al di fuori come la telecamera nel film. C'era una bimba con i capelli bianchi e delle orecchie a punta, forse un'elfa, in una stanza illuminata da una fonte di luce leggera con origini poco precise. Nella stanza c'era un tavolo con una mappa molto grande, anzi grande quanto il tavolo stesso. Dalle finestre non penetrava alcun raggio di luna per via delle grosse tende e il pavimento era creato da delle assi di legno scuro. I muri di pietra davano un senso di freddezza al tutto ma il mio corpo sentiva calore. Vicino alla bambina c'era una specie di spiritello saltellante che però si fermò non appena lei tolse una puntina dalla mappa. Dopodiché la visione si chiuse ed iniziai a sentire la mia voce urlare, le sensazioni stavano sparendo ed infine sbattei contro il terreno.
Il portale sparì ed io rimasi coricato sull'erba verde all'ombra di alcuni alberi.
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I Sette Regni
FantasyIacob era un orfano che viveva in una piccola cittadina della Transilvania, in Romania. I cambiamenti arrivarono con l'evoluzione del suo corpo e no, non si tratta dell'adolescenza. Perciò è costretto a partire in un'avventura surreale e a viaggiare...