"Quindi, ricapitolando, voi siete i nostri spiriti guida e ci avete sempre messo in contatto senza che noi lo sapessimo, avete vegliato su di noi e ci avete fatto incontrare per risvegliare i terzi prescelti e iniziare il compimento della profezia, giusto? ", dissi velocemente con un sol respiro. "Sì, esattamente", rispose la lontra. Guardai il piccolo draghetto nero che dormiva tra le mie braccia. "Quindi adesso cosa dovremmo fare?", domandò Iminyë cercando di tenere a bada il suo draghetto birichino. Il falco si allontanò verso l'entrata della grotta mentre la lontra cominciò a spiegarci il piano: "Per adesso dovete allontanarvi da questo regno. I draghi avranno di certo sentito il risveglio dei due fratelli Equilibrio e verranno a cercarli per distruggerli. Dovrete proteggerli finché non saranno abbastanza grandi da poter compiere la profezia insieme a voi". "Purtroppo non c'è più molto tempo", disse il falco tornando verso di noi, "L'elfo sta venendo qui. Credo abbia compiuto la sua scelta". La lontra si avvicinò a Iminyë e disse: "Da oggi ha inizio la profezia. Potete usare il nostro regno per scappare, ma non rimanete lì molto. Siete corpi materiali e verrete disintegrati. Usatelo solo come passaggio per far perdere le vostre tracce in caso d'emergenza. I draghi sapranno sempre dove siete". Infine sparirono.
"No, aspettate! Quando i draghi saranno cresciuti cosa dovremo fare? Dove dovremo andare?", urlò Iminyë ai nostri spiriti guida che però erano già andati via. Mi avvicinai a lei e le poggiai una mano sulla spalla: "Tranquilla, veglieranno sempre su di noi. E poi di sicuro torneranno a darci indicazioni nel futuro". Lei si alzò e andò a posare il suo draghetto, che nel mentre si era calmato, dove prima c'era l'uovo nascondendolo dietro a delle rocce: "Cìrdan non deve vederli. Hey piccoletto sta' tranquillo, tornerò presto". Andai a posare anch'io il draghetto nero e vidi che quello bianco di Iminyë si avvicinò all'altro. Perciò uscimmo all'esterno sul piccolo altopiano.
Cìrdan era lì ad attenderci. Questa volta però era diverso e strano: aveva gli occhi rossi e stava gobbo per la stanchezza. Iminyë cercò di parlargli con calma: "Che cosa vuoi Cìrdan?". "Ti sto dando un'ultima occasione per unirti a me, principessa. Insieme potremo continuare la nostra vita e io potrei darti tutto ciò che vuoi e riportarti a casa. Potremo dominare i regni insieme e sottomettere tutti al nostro comando, insieme", disse Cìrdan con tono subdolo. C'era qualcosa di strano in lui, qualcosa di... malvagio. Iminyë non si lasciò intimidire: "Ma cosa stai dicendo Cìrdan? Tu non puoi far sparire una guerra con uno schiocco delle dita. In più io non voglio dominare i regni. Io voglio solo che la pace ritorni. Che cosa ti è successo, tu non diresti queste cose". Ma Cìrdan ormai era completamente fuori di testa. Non stava più ragionando, accecato dalla gelosia e dalla rabbia. "Iminyë devi scegliere: o lui o me. Anche se, a mio parere, la scelta è ovvia". Iminyë rimase ferma a fissarlo con i pugni serrati, ma dopo qualche secondo vidi che tirò un'occhiata sfuggente verso di me. "Non posso credere che tu scelga lui al posto mio! Ti sei innamorata di lui, non è così?", guardai Iminyë ma vidi che stava continuando a tenergli testa. Il mio cuore accelerò i battiti. "Molto bene", disse Cìrdan sistemandosi i capelli, "Se la situazione è questa beh allora... Se io non posso averti nemmeno lui ti avrà!". Cìrdan mutò diventando quel golem di lava e caricò verso di me. Sembrava più grosso dell'ultima volta e posso dire con certezza che aveva un'aura rossa attorno. Feci per tirare fuori il coltellino d'osso, ma prontamente Iminyë mi saltò davanti urlando: "No!". Cìrdan si fermò immobile nella sua forma golem a pochi centimetri dall'elfa. Dopo qualche secondo a fissarla, come spinto da una voce interiore, torno alla sua forma normale. Si girò e disse prima di allontanarsi: "Ci rivedremo presto, Iacob".
Quando Cìrdan fu sparito tornammo nella grotta a prendere i draghetti. Successivamente scendemmo dalla montagna per andare a prendere le nostre cose. "Quindi cosa faremo adesso Iminyë?", chiesi durante la rapida discesa. "Faremo quello che ci hanno detto gli spiriti guida: prendiamo le nostre cose, andiamo nel mondo degli spiriti, passiamo in un altro regno e sopravviviamo", rispose l'elfa sempre guardando avanti. E così fu. Non sapevo esattamente dove il portale per il Regno degli Spiriti fosse, ma di certo non avevo più molta voglia di attraversarne uno dopo la prima volta. Peccato che da quel momento in poi ne avrei attraversati molteplici. Poco dopo esserci incamminati in lontananza si sentì un ruggito. Iminyë si girò dicendo: "Stanno arrivando". Mi prese per un braccio e cominciò a correre. Il cielo era nuvoloso infatti iniziò a piovere. Ci inoltrammo nella foresta bagnata saltando gli ostacoli e correndo il più velocemente possibile. Vidi che i capelli di Iminyë iniziarono a brillare e al nostro passaggio le chiome degli alberi si ripiegavano per coprirci. Il piccolo draghetto bianco sbirciava da sopra la sua spalla coperto dai lunghi capelli innevati. Tra le mie braccia l'altra piccola creaturina veniva sbalzata mentre saltavo. Si sentivano solo il rumore dei nostri passi nelle pozzanghere, i piccoli grugniti dei draghetti e i ruggiti in lontananza. I fulmini erano saltati al nostro inseguimento. Tuoni e lampi illuminavano a scatti i tronchi. Le creature della foresta si stavano mettendo al riparo mentre noi correvamo verso la salvezza. Al termine della nostra fuga disperata raggiungemmo uno spiazzo circondato da degli alberi molto anziani. Al centro c'erano delle rune incise sull'erba che si illuminarono appena Iminyë si sedette su di loro. La imitai velocemente e il portale si accese. L'ultima cosa che vidi fu la sagoma di un grosso drago tra i nuvoloni.
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I Sette Regni
FantasíaIacob era un orfano che viveva in una piccola cittadina della Transilvania, in Romania. I cambiamenti arrivarono con l'evoluzione del suo corpo e no, non si tratta dell'adolescenza. Perciò è costretto a partire in un'avventura surreale e a viaggiare...