La stagione estiva volò via come polvere al vento. Le foglie lasciarono il posto ai tonchi spogli e i fiori ai mucchietti di terra. Stava arrivando l'inverno e avremmo dovuto presto rinchiudere le pecore. Il pascolo scarseggiava quindi rimediammo con del fieno e altri cereali, il problema era che il mangime costava, e non poco quindi avevamo bisogno di una soluzione. Così decisi di svolgere un altro lavoro in contemporanea per guadagnare altri sodi per il mangime. Ultimamente avevo cominciato a vivere da Victor perché andare e tornare in città era uno spreco di tempo ed energie. Lentamente non lo presi più come lavoro ma come un'abitudine, infatti non mi facevo più pagare con soldi ma con il vantaggio di ricevere pasti caldi e dormire in un letto vero. Così per circa un mese lavorai in città come barbiere e imparai a tagliare la barba e i capelli. Venivo pagato abbastanza da permettermi il mangime per una settimana: avevamo solo dieci pecore quindi la mancia di un barbiere era sufficiente aggiunta anche ai soldi di Victor.
Una fredda sera di Dicembre stavo tornando al mio appartamento in città dopo l'ultimo giorno di lavoro prima delle ferie che avrei trascorso con Victor. Mentre mi stavo mettendo il pigiama notai che le radici dei miei capelli stavano diventando scure. In un primo momento pensai che mi fossi sporcato con della tinta per capelli perciò non mi preoccupai più di tanto. Subito dopo un altro dubbio mi afflisse: i miei canini si erano allungati improvvisamente infatti erano più lunghi di come li ricordavo. L'avevo notato mentre mi stavo lavando i denti e rimasi abbastanza perplesso dall'accaduto. Pensai che forse era lo stress perciò andai a dormire per risvegliarmi la mattina dopo con i capelli completamente neri, la faccia pallida come quella di un morto e i canini ancora più lunghi. Caddi a terra non appena mi vidi allo specchio perché mi spaventai di me stesso. Mi osservai con attenzione: l'unica cosa che rimase invariata, del mio aspetto fisico, furono i miei occhi topazio. Andai leggermente nel panico anche perché mi accorsi che non mangiavo da due giorni e ora avevo fame. Presi una mela che avevo conservato e, nonostante il fatto che feci fatica a morderla per via dei canini, vomitai il boccone che ingoiai. Avevo così tanta fame che riprovai, ma la scena si ripeté.
Presi la decisione di andare in ogni caso da Victor siccome, in caso fossi stato malato, avrei avuto bisogno di cure e non me la sarei cavata da solo. Così mi misi la felpa nera e indossai il cappuccio per non mostrare i capelli e la pelle pallida. Nonostante fosse una giornata d'inverno, il Sole era piuttosto caldo e mi sentì indebolito improvvisamente. Percorsi a fatica la salita per il mulino e quando arrivai mi buttai sul divano sfinito, come se avessi corso una maratona. Parlai con Victor che, ancora una volta, mi ringraziò di tutto ciò che stavo facendo e io gli risposi che era un piacere. A pranzo aveva preparato del pollo e delle patate al forno con insalata. Inutile dire che non ho messo nulla in bocca o, più correttamente, tutto ciò che mangiai fu espulso dal mio corpo subito dopo. Tuttavia Victor parve non accorgersene e ciò mi rese più tranquillo.
Poco dopo stavo giocando con Roky, il Golden Retriver, e gli lanciai la palla. Tuttavia mi saltò addosso e mi cadde il cappuccio, infatti Victor, il quale mi stava guardando, notò l'accaduto e con tono tranquillo mi domandò se mi ero tinto i capelli. Io sorrisi e, prima ancora di rispondere, mi disse con parole fugaci di avvicinarmi a lui. Obbedì quindi iniziò ad analizzarmi bocca, denti, capelli, braccia... Dopo un'attenta osservazione concluse con: "Io e tuo padre speravamo che non ti sarebbe mai accaduto...". Allora risposi preoccupato: "Cosa? Ho una malattia genetica? Sono malato? Sto per morire? Sono...". "Calmati ragazzo!", mi interruppe lui urlando e mi invitò a sedermi, "Ti ricordi la favola dei Sette Regni?". Annuì e lui proseguì: "Ti ho parlato di vampiri, licantropi, elfi e nani. Queste cose sono tutte vere Iacob, credimi". Lo guardai sconcertato: è mai possibile che un vecchio, nemmeno tanto vecchio, sia già così pazzo e malato, mi domandai. Intanto Victor continuava a dirmi di credergli finché non affermò: "Ormai la trasformazione è quasi completa. Iacob, sei ufficialmente un vampiro come tuo padre". Risi per non piangere. Era davvero pazzo o stava scherzando, continuavo a chiedermi. Eppure c'era qualcosa di vero nelle sue parole.
Mio padre, per quanto ne sapevo, usciva solo di notte e non mangiava come le altre persone, infatti il suo cibo preferito era la carne al sangue. Eppure, se fossi stato un vero vampiro, non avrei potuto camminare sotto il Sole. Rimasi a meditare ancora per poco finché Victor continuò: "Se non mi credi posso dimostrarti che tutto ciò è vero. Nella storia si narra di un portale per andare nel Regno degli Elfi. Il più vicino si trova alla base delle Alpi Cozie in Italia. Per attivarlo dovrai eseguire una danza specifica scritta in questo quaderno. Ti prego abbine cura, perché è l'ultima cosa che mi resta di mio fratello", fece una pausa, "Se intraprenderai questo viaggio prendilo con te. Ti servirà da guida e da mappa. Il portale di farà arrivare in un punto casuale del Regno e tu dovrei cercare un riparo. Qui non è più sicuro, i cacciatori staranno arrivando, presto prepara tutto l'occorrente e parti. Ti attende un lungo viaggio".
Non mi dette il tempo di pensare se crederci o meno perché mi buttò fuori di casa con del cibo e uno zaino. Mi girai verso di lui e mi disse: "Me la caverò anche da solo". Prima di chiudere la porta aggiunse: "Ah, dimenticavo, ora puoi bere solo sangue". Non mi dette ulteriori spiegazioni e io rimasi spiazzato. Non avevo altra scelta che incamminarmi verso casa, ma prima mi fermai in un mattatoio per provare a succhiare un po' di sangue. Ebbene prosciugai il polpaccio di una mucca, perciò funzionava e mi dissetava anche. Allora forse era vero, stavo diventando un vampiro. Tuttavia non mi spiegavo ancora come potevo camminare sotto il Sole. Era anche vero che ero debole ma non bruciavo. Giunsi alla conclusione che forse quello era seriamente un mito.
Arrivai a casa, preparai lo zaino per intraprendere il viaggio e iniziai a studiare una cartina geografica per capire come muovermi. Analizzai le linee ferroviarie e quelle dei pullman. Non potevo permettermi un aereo perché sarei rimasto senza soldi per il cibo. E mentre studiavo quella cartina, la vista mi si offuscò e, lentamente, caddi in un sonno profondo.
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I Sette Regni
FantasyIacob era un orfano che viveva in una piccola cittadina della Transilvania, in Romania. I cambiamenti arrivarono con l'evoluzione del suo corpo e no, non si tratta dell'adolescenza. Perciò è costretto a partire in un'avventura surreale e a viaggiare...