Capitolo 7

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Ormai era notte fonda e sopra le fronde degli alberi si vedeva ancora la colonna di fumo nero che si innalzava dal castello. I draghi avevano probabilmente raso al suolo tutto anche se non mi era chiaro il motivo. Intanto lungo il mio cammino ragionai sulle visioni di quella strana bambina elfa. Lei riportò in vita una farfalla, ma ciò non era possibile. Poi mi resi conto che ero un vampiro e che avevo attraversato un portale per poi essere sbattuto in qualche altro mondo con i draghi e gli elfi color arcobaleno che abitano in castelli e si fanno la guerra perciò in fondo non era poi così impossibile ciò che vidi. Ero così esausto che non capivo nemmeno più dove stessi mettendo i piedi e ovviamente questo fu subito palese. Infatti, come tutte quelle poche volte che camminai per una foresta, inciampai. Con i miei poteri da vampiro super agili e tutto io riuscì a inciampare. Mi sorprendo ancora oggi a raccontarlo. Però per fortuna successe altrimenti avrei continuato a vagare per la foresta senza meta. Ma il destino non fa mai accadere qualcosa per puro caso.

Questa volta non scivolai giù per un dirupo, ma semplicemente inciampai in una radice che mi fece cadere dentro un cespuglio pieno di rovi. Mentre mi massaggiavo la testa imprecando sentì il classico rumore di una spada che viene sfilata dalla sua custodia. Aprì gli occhi e vidi un'elfa dai capelli innevati e dalla pelle altrettanto chiara con gli occhi color ametista puntarmi una spada al petto. Rimasi incantato in quegli occhi così familiari e profondi. Lei era molto concentrata su di me, ma non lasciava trasparire nulla. "Che cos'è Iminyë una spia dei draghi o un nano?", sentì dire da un'altra voce maschile. Lei non rispose e continuò a fissarmi mentre la voce maschile si avvicinò rivelando di appartenere ad un elfo uguale a quelli che mi avevano trasportato fino al castello. "Cosa ne facciamo di lui?", continuò l'elfo. Lei continuando a fissarmi rispose: "Leghiamolo".

Così mi legarono ad un albero intorno al fuoco da campo che avevano costruito. L'elfa mi puntò costantemente la spada al petto senza mai smettere di fissarmi. Invece l'altro mi legò molto stretto all'albero e mentre mi toccava sentivo il forte calore emanato dalle sue mani. Quando terminò l'opera si mise davanti a me con al fianco l'elfa che mi puntava la spada e iniziò ad interrogarmi senza successo: "Quindi sei una spia dei draghi? Come ci hai trovai? Quanto ti hanno pagato per spiarci? Vuoi rispondere o no?". Io non sapevo come rispondere perché non ci capivo nulla così provai a fare io delle domande: "Voi chi siete?". A quel punto l'elfo si mise a ridere e disse: "Credi davvero che daremo delle informazioni a te spia? Che illuso". Presto però fu interrotto con un gesto dall'elfa che non aveva smesso di fissarmi. Così l'altro tacque e riuscì finalmente a sentire la sua voce: "Lui non ci dirà nulla".

Rimasi incantato nel sentire quella voce soave uscire dalla sua bocca. Alle mie orecchie era come il cinguettio degli uccellini con di sottofondo dei violini perfettamente in armonia. Così mi lasciarono lì legato mentre facevano le loro cose. L'elfa per la maggior parte del tempo affilò la lama della sua spada mentre l'elfo andò giocherellò con dei bastoni per la maggior parte del tempo, ma lesse anche delle pergamene. Poi si allontanò nella foresta lasciandoci soli. Io continuai ad osservare lei che maneggiava quella spada come fosse una piuma. Aveva un'abilità incredibile nell'affilarne la lama. Poi smise e continuando a guardare il fuoco disse: "Tu non sei da queste parti, non è così?". Non saprei dire con certezza perché iniziò a parlarmi però la sua voce mi fece venir voglia di rispondere: "No".

Restammo per qualche secondo in silenzio, poi iniziai a raccontarle com'ero arrivato lì: "La verità è che io non so nulla di ciò che sta succedendo perché appena sono precipitato in questo posto sono subito stato aggredito, arrestato e rinchiuso in cella. Non siete molto accoglienti voi altri". Rimanemmo ancora in silenzio poi finalmente lei rispose: "E' perché sei un vampiro". Così mi ricordai di quello che mi aveva raccontato Victor cioè della guerra tra i regni e la fuga dei Vampiri. Vedendo che non stavo rispondendo l'elfa continuò: "Nel Regno degli Elfi se creature come voi vengono catturate o uccise colui che ha svolto l'incarico viene premiato. E' da tanto che non vediamo creature come voi qui. Di solito se ne stanno nel settimo regno". L'ulteriore silenzio fu rotto dal mio stomaco brontolante, ma per fortuna proprio in quel momento tornò l'elfo che era andato a prendere delle piante. Perciò le dette all'elfa che in un mortaio sminuzzò solo i petali rosso sangue finché questi non divennero liquidi. Così si avvicinò a me facendomi bere il liquido rosso che sapeva proprio di sangue.

Mentre gioivo incredulo l'elfa disse: "Queste piante si chiamano Yawarniyuq. Sono state create apposta per voi vampiri cosicché possiate mangiare senza decimare le nostre specie". Ormai si stava facendo l'alba quando l'elfo disse: "Iminyë dobbiamo muoverci. Il sole sta sorgendo. Che ne facciamo del Vampiro? ". Con sicurezza l'elfa rispose: " Lo liberiamo". L'altro, apparentemente sconvolto, voleva protestare la scelta della compagna ma lei lo precedette: "È puro di cuore e, in più, ci darà una mano. Slegalo". Così l'elfo mi slegò e prima che potessi ringraziare l'elfa mi saltò addosso con una velocità incredibile e, puntandomi la spada alla gola, replicò: "Ma se cerca di scappare la sua storia terminerà in fretta".

Mi dettero dei bagagli da portare e spensero il fuoco assicurandosi di non lasciare fumo. Perciò ci incamminammo per la foresta.

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