D u e.

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Era arrivato il giorno prima del serale e questo stava a significare che i ragazzi facevano avanti e indietro tra le sale prova e la casetta.

Quel giorno avrebbero avuto una prova Tim, dove si sarebbero dovuti esibire d'avanti ad un giudice esterno.

Tancredi continuava a camminare freneticamente per tutta la Sala Relax in ansia totale.

Gli succedeva spesso ultimamente, la pressione riuscì solo a metterlo a disagio e fargli prendere uno dei suoi classici attacchi di panico che culminò in una corsa furiosa verso il bagno.

Odiava sentirsi così, instabile, odiava non avere il controllo del suo corpo, della sua mente, e in quei momenti avrebbe voluto solo arrestarsi e non pensarci più.

I suoi pensieri confusi vennero interrotti da qualcuno che entrò in bagno e cominciò ad accarezagli la schiena.

Tancredi non volle sapere realmente chi fosse, forse gli bastava che almeno qualcuno ci fosse.

"Tancredi...stai tranquillo..."

Il moro non avrebbe avuto bisogno neanche di alzarsi, per costatare che quella fosse la voce di Aka, che dal canto suo, sarebbe dovuto essere sul palco già da dieci minuti.

Ma non riusciva a vederlo così, non riusciva a sopportare che anche lui potesse piangere, urlare, disperarsi, star male, pensava semplicemente che Tancredi non se lo meritasse.

Quest'ultimo tremava, mentre il biondo stringeva forte la sua mano. Prese un lungo respiro e guardò l'altro come non aveva mai fatto.

E cominciò a parlare...

"Sai quando ero piccolo, mia madre continuava a dirmi che la matematica era importate e che mi avrebbe aiutato molto quando sarei cresciuto.
Io non la capivo, odiavo la matematica e sapevo che da grande non avrei fatto il geometra o cazzate del genere.
Un giorno, ero in seconda media, tornai a casa con un attacco di panico grave, non riuscivo a respirare, avevo i spasmi.
I mei compagni mi avevano di nuovo preso in giro a scuola.
Mia madre non fece nulla, mi prese le mani e mi disse semplicemente di contare fino a dieci e nel mentre pensare al ricordo più felice che avessi, il mio era con lei, la prima volta che mi portò alle giostre, quindi..."

Prese una pausa e abbassò lo sguardo per deglutire il peso che quella conversazione gli stava causando.

"Quindi conta con me Tancredi, ti prego, Fallo."

Tancredi continuava ad osservarlo mentre il cuore gli batteva all'impazzata, senza possibilità di fermarsi.
Era confuso, debole, ma aveva un esigenza, quindi chiese la cosa che gli passó per la mente, senza pensarci.

"Puoi..."

Aka diede la colpa alla situazione, al coinvolgimento emotivo ma fece l'unica cosa automatica che gli venne da fare, azzerando la parte logica della sua persona, e dando spazio a quella irrazionale

Lo baciò.

Lo fece con irruenza con goffaggine, lo fece e basta.

Tancredi cercava di mettere insieme i pensieri ma non ne era in grado
Cercava di non badare alle labbra dell'altro sulle sue, alla foca, al desiderio, non pensava alle mani di Aka strette intorno ai suoi polsi, mentre la sua figura lo sovrastava completamente e i fiati si armonizzavano.

Erano loro per la prima volta.

Quel contatto così primitivo e scottante confondeva il fuoco e il ghiaccio che Luca aveva in pancia, si sentiva venerabile, di nuovo.
Ma lo voleva.

Voleva Tancredi.

La frenesia e la voglia si spense velocemente, poiché la porta si spalancò e Aka venne letteralmente sbattuto fuori dal bagno.

"Ma Porca Puttana, Coglione! Sai che saresti dovuto essere sul palco quasi più di venti minuti fa? Dovrei ucciderti idiota!!"

Sangiovanni teneva il cappuccio della felpa del biondo, mentre lo trascinava fuori.

Luca era scosso, non connetteva, ma decise comunque che farsi espellere in quel momento non fosse una buona idea, quindi passò tra Sangiovanni che continuava ad urlagli contro, e Deddy che gli dava scappellotti e corse verso lo studio, sperando di non aver rovinato tutto, in tutti i sensi.

Tancredi era rimasto lì, immobile, col fiato corto e tanta voglia di urlare.
Quando Sangiovanni irruppe di nuovo in bagno per bombardarlo di domande, Tancredi pensò che fosse arrivato il momento di crollare.

"Zio sei scemo? Non so che sta succedendo ma non potete restare chiusi mezz'ora in bagno a limonarvi quando di fuori c'è una persona che aspetta di giudicarvi, Tancredi che cazzo, me lo aspetto da lui ma non da te."

Aveva ragione, era ovvio che aveva ragione, ma in quel momento non poté fare altro che scoppiare a piangere.

Il più piccolo sospirò rassegnato e smise di inveire contro il moro, forse lui più di tutti poteva capirlo e lo abbracciò, lasciandolo sfogare sulla sua spalla.

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Arrivò la sera e si scoprì che Aka si era giocato la possibilità di esibirsi e quindi di vincere il premio, ma di certo quello era l'ultimo dei suoi problemi al momento.

Tancredi lo stava evitando, mentre tutti erano in cucina o in giardino, lui se ne stava chiuso in camera intento a non far entrare nessuno.

Si sentiva in colpa, era colpa sua se Aka non si era esibito e non sapeva semplicemente come fare a presentarsi di nuovo d'avanti a lui senza scoppiare a piangere.

Non capiva più nulla, ma gli batteva forte il cuore.

Spazio Autrice:
Allora, sto urlando. É la seconda volta che faccio il capitolo perché l'ho cancellato per sbaglio, sono idiota.
Quindi é più brutto e più corto.
Chiedo venia🙏💋

Million Reasons.||Tanc7evenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora