12. Addio

149 7 2
                                    

Conoscere sua sorella è davvero un onore troppo grande. Mentre me ne sto seduta sul sedile accanto al suo, riesco a smettere di guardare fuori dal finestrino per nascondere questo sorriso da imbecille che mi si è attaccato al volto. Le dita, invece, non smettono di torturarsi e il cuore non ne vuole sapere nulla di frenare i battiti accelerati.

Fermati ti prego, rischio di sentirmi male così.

Mi sento così fortunata a conoscere un pezzo della sua famiglia, una tra le più importanti. Questo vuol dire solo una cosa: sono riuscita a guadagnarmi un posto nel suo cuore e non potevo essere più felice di così.

A questo pensiero mi volto verso di lui, un braccio allungato verso il volante mentre l'altro è appoggiato al bordo dello sportello, mentre il finestrino abbassato gli scompiglia i capelli. Sa di essere oggetto dell'attenzione dei miei occhi, ma fa finta di nulla e continua a sorridere.

Non smettere mai di sorridere amore mio, non permettere mai più a nessuno di togliertelo. Nemmeno a me, nemmeno quando le cose andranno male tra noi e non avrai più la voglia di lottare per nulla. Vivi, vivi per te e per nessun altro.

Questo pensiero mi distrae da tutto il resto e mi catapulta in un circolo di pensieri che vorrei evitare. Quand'è che perderemo il nostro equilibrio? Quand'è che ci faremo tanto male da non volerci vicini? Quand'è che finirà questa sensazione di aria finalmente pulita nei polmoni?

Ho paura del futuro, ho paura di perderlo e ho ancor più paura di ferirlo, di nuovo, ma stavolta in modo irreparabile.

E se dovesse succedere, amore mio, non voltarti mai indietro. Chiudi il capitolo della tua storia che più ti fa soffrire e và avanti. Perderai pezzi per strada ma ricordati sempre di andarli a riprendere, ok?

All'improvviso la melodia che indica l'arrivo di un messaggio si irradia veloce all'interno dell'abitacolo. Dylan, seppur con qualche difficoltà, riesce ad estrarre il telefono dalla tasca con uno sbuffo. La sua faccia rilassata presto si indurisce: serra la mascella, le sopracciglia si corrugano e la tonalità dei suoi occhi diventa più scura. Qualcosa non va.

<<Che c'è Dyl?>> gli chiedo timorosamente e nello stesso istante dà una brusca frenata e controlla lo specchietto retrovisore. Sono costretta a reggermi al sedile per evitare di non volare fuori dal parabrezza. Adesso il cuore ha ripreso a battere veloce, ma dalla paura. Gli rifaccio la domanda, con tono più preoccupato.

<<Non posso farti conoscere più mia sorella>> dice con tono freddo, mentre con le mani entrambe aggrappate al volante fa ruotare velocemente lo sterzo, per fare inversione ad U. Una macchina ci lascia passare e ci immettiamo di nuovo nel traffico.

<<Le è successo qualcosa?>>

<<No, lei sta bene>>risponde, mente continua a guardare fisso la strada.

<<Allora perché non posso conoscerla?>> insisto.

<<Perchè non è il momento adatto>>

<<Perché?>>

<<Perché è così Bianca, non c'è sempre una spiegazione a tutto!>> il tono diventa inaspettatamente brusco, tanto che mi fa sobbalzare all'inizio. Solo dopo qualche secondo di silenzio ne intuisco il motivo.

<<C'entra lui, il tuo patrigno, non è vero?>>

Dylan stringe immediatamente la presa sul volante, subito dopo si lascia andare tutta quell'aria che aveva accumulato dentro ai polmoni.

Non rispondi, questo significa che ho ragione. Odio avere ragione in questa situazione...

Non mi parlerà di lui adesso, tantomeno non mi dirà cosa c'è scritto in quel messaggio. Fargli delle domande sarebbe fiato sprecato, così mi lascio andare sul morbido sedile e torno a prestare attenzione al paesaggio che ci circonda e che scorre indisturbato sotto ai miei occhi. La musica della radio ci accompagna, così come il nostro silenzio e i suoi sospiri di tanto in tanto.

Tu ed io... la nostra salvezza 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora