16. Meriti l'amore

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La stanza è ormai buia, immersa totalmente nelle tenebre amiche della notte. Dalla finestra filtrano i pochi raggi lucenti di Luna e attraversano con qualche difficoltà le tende svolazzanti per via del venticello fresco e leggero.

Al chiarore di Luna, però, si mischia la luce accentate del display del mio cellulare, il quale è stretto tra le mie mani da almeno qualche minuto mentre aspetto con un sorriso da ebete il suo messaggio della buonanotte.

Ad un certo punto, la voce di Diana spezza il silenzio religioso in cui ci troviamo e si irradia per tutta la stanza: <<La smetti di sorridere così? Sembri più tonta di quanto già non sei>> ridacchia sotto i baffi.

Il sorriso che prima mi gonfiava le guance si spegne immediatamente mentre la fronte si acciglia. Mi volto di scatto verso di lei che è volta su un fianco, coperto fino al busto dalle lenzuola bianche che si modellano sotto al suo corpo, creando solchi poco profondi e messi in evidenza dal gioco di ombre. Il braccio sinistro, invece, è utilizzato da supporto per il capo e i capelli ricci giacciono sul cuscino ad esclusione di qualche ciocca che le ricade davanti agli occhi. Subito la sua mano le porta dietro all'orecchio.

Le lancio subito un'occhiataccia <<Non hai altro da fare che guardare me?>>

<<Vorrei davvero, ma la tua faccia mi deconcentra>>

<<Allora voltati dall'altra parte>> la zittisco, pensando subito a come controbattere alla sua risposta acida. Riporto l'attenzione al mio cellulare.

Stranamente, però, nulla di tutto questo accade, solo uno sbuffo sonoro provenire dalle sue labbra, il successivo rumore di lenzuola strisciate tra loro e le gambe e lo scatto di qualche toga mentre si volta dall'altra parte.

Hai davvero fatto come ti ho detto? Avresti dovuto rispondere a tono ma non l'hai fatto, perché?

Il fatto mi incuriosisce abbastanza, tanto da voltarmi di nuovo verso di lei come se non credessi alle mie orecchie ma volessi la conferma dai miei occhi.

Nello stesso momento il telefono mi vibra tra le mani. Un messaggio. Il suo, probabilmente. Il sorriso torna subito quando leggo le parole di Dylan: "Buona notte piccola". Dopo averlo letto per almeno dieci volte, i pollici si muovono velocemente sulla tastiera per scrivere lo stesso. Ormai è diventata un'abitudine, nonostante i pochi giorni che sono passati.

Felice del messaggio, spengo il telefono e lo ripongo sul comodino. Mi lascio andare tra le braccia del mio letto, muovendomi appena per trovare la posizione più comoda mentre la testa pressa maggiormente sul cuscino. Rimango ad osservare il soffitto per una manciata di secondi, pensando al momento in cui lo riabbraccerò domani mattina.

Ti si è proprio fuso il cervello, Bianca. Esiste un modo per recuperare la tua ragione? Sì, portatemi dove c'è lui e lì sarà la mia ragione di vita.

Di Diana, stranamente, si sente solo il suo respiro pesante ma ancora nessuna parola. Che se la sia presa? Improvvisamente una strana emozione sostituisce la felicità e il calore che provavo al centro del petto: il senso di colpa e con sé il gelo che provoca ogni volta che si attacca all'organo pulsante.

Mi mordo l'interno della guancia, sapendo che me ne pentirò amaramente di quello sto per fare: <<Diana?>> la richiamo con un sussurro.

Un lamento esce dalle sue labbra, che mi conferma che è ancora sveglia.

Prendo la rincorsa: <<Mi spiace per prima>> ecco, l'ho detto.

<<Sta tranquilla marmocchia, non è per te che sto così>>

Tu ed io... la nostra salvezza 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora