5. Possibilità

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Dylan

Quando Bianca mi ha chiesto se potevamo parlare, pensavo che mi avrebbe detto le stesse cose e che io, codardo quale sono, le avrei detto che avevo bisogno di più tempo.

Questo perché ho una paura fottuta di perderla di nuovo, oppure di conoscere una Bianca diversa da quella buona e gentile che ho conosciuto in questi mesi, così da rimanere deluso l'ennesima volta da un'immagine sbagliata di lei che mi ero fatto.

Invece, quando mi ha proposto di giocare a quel gioco, ho pensato immediatamente che stesse cercando un modo per convincermi a fidarmi di nuovo di lei. Così ho fatto finta di non sapere nulla e mi sono lasciato guidare dal suo cammino.

E quando mi ha detto quelle parole incoraggianti, dopo avermi tolto la sciarpa da davanti agli occhi, ho creduto veramente a quella promessa sussurrata ad una spanna dal mio viso. Alle mie orecchie è suonata come una promessa da mantenere per se stessa e per me, per noi

La stringo forte a me, così tanto che per un momento allento la presa attorno al suo busto ma la sua voce mi sussurra all'orecchio di continuare a fare quel che stavo facendo, che voleva sentirsi protetta, voleva sentire ancora la sensazione che si prova a stare tra le mie braccia. L'ho accontentata senza esitazione.

Durante il lavoro continuavamo a lanciarci occhiate, poi ci sorridevamo come dei bambini e tutto ci sembrava così bello, irreale. Persino stare all'impiedi per ore non mi pesato come tutte le altre volte e questo solo perché il nostro gioco di sguardi alleviava quella stanchezza accumulata durante la giornata.

Quando l'ho riaccompagnata a casa sua non l'ho lasciata andare via da me se non prima che le avessi stampato un lungo e dolce bacio sulla fronte. Mi ha confessato che era il suo modo migliore per sentirsi amata: lo stesso gesto lo facevano suo padre, poi sua madre e suo fratello.

Mi ha confessato una delle parti più intime senza che io glielo domandassi e questo significa che ce la sta mettendo tutta a spingermi a fidarmi di lei, già da questa sera.

Quando torno a casa, le sue parole continuano a tornarmi in mente, i suoi gesti, i suoi occhi: non riesco a togliermeli dalla testa e involontariamente finisco col sorridere come un ebete. Persino la solitudine che mi investe ogni volta che entro in questa casa, questa sera ha deciso di rimanere fuori dalla porta per lasciare un cuore spensierato e leggero.

L'indomani mando un messaggio a Logan di incontrarci al solito posto prima di andare a scuola, perché ho una cosa importante da dirgli.

E deve essersi preoccupato quando ha letto un messaggio privo di emoji e con tono così freddo, perché mi raggiunge alla caffetteria quasi di corsa e con quell'aspetto trasandato che caratterizzano i suoi giorni: una felpa scelta totalmente a caso e per nulla abbinata ai pantaloni, un giubbotto preso al volo solo per proteggersi dal freddo, così come la sciarpa che porta al collo.

Rido sotto i baffi quando lo vedo sedersi in quelle condizioni davanti a me. I capelli, ancora arruffati, gli ricadono più volte davanti agli occhi, che lui sposta con una soffiata.

<<Allora? Cos'è che devi dirmi?>> dice ancora col fiatone mentre il volto è completamente preoccupato.

<<Le sto dando una seconda possibilità>>

<<Che dici?>>

<<A Bianca, ieri sera sono andato a lavoro per poterla rivedere>> il cameriere prende le nostre ordinazioni: lui una grande tazza di cioccolata calda con panna ed io un semplice cappuccino.

<<Vuoi dirmi che tu mi hai mandato un messaggio alla 7:21 del mattino con quella frase, solo per dirmi che hai dato una seconda possibilità a Bianca? Sai che ti odio, vero?>>

Tu ed io... la nostra salvezza 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora