CAPITOLO 1

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"Our scars make us know that our past was for real"

Shinso era sdraiato sul letto della camera che condivideva, ormai da anni, col suo migliore amico: Denki Kaminari. Da quell'incidente di dieci anni fa, infatti, quella era l'unico luogo che potesse chiamare casa. Questa era l'unica cosa a cui riusciva a pensare mentre collegava gli auricolari al suo telefono e metteva in play la sua playlist preferita da Spotify, l'unica cosa che gli ricordava della sua famiglia. Le parole di "Talking to the moon" gli arrivavano dritte al cervello, riportando alla mente le scene che aveva tentato, invano, di dimenticare.

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La sala da pranzo era ampia e molto luminosa, il tavolo, con sopra solo una torta di compleanno, occupava quasi tutta la sala, un fuoco vivo che scoppiettava nel camino e le risate dei tre bambini intenti a giocare insieme riempivano quella sala, all'apparenza spoglia, di allegria.

Kaminari era lì per aiutare Shinso durante i preparativi del compleanno di Eri, sua sorella minore, e nel frattempo teneva compagnia al ragazzo fino al ritorno dei suoi genitori. Non appena questi arrivarono Kaminari salutò il suo migliore amico e si diedero appuntamento per il giorno seguente, ancora ignari di ciò che sarebbe accaduto da lì a poche ore.

Poco dopo cena Shinso e sua sorella decisero di giocare a nascondino, affidando al padre il compito di cercarli. Non appena il padre finì di contare e iniziò a cercare i due fratelli, nascosti in uno degli armadi che erano in camera da letto, qualcuno suonò il campanello. Il genitore si diresse alla porta e la aprì, accogliendo quello che era un suo collega e interrompendo il gioco in corso con i suoi figli, che rimasero nascosti, o almeno ci provarono. La tentazione di sbirciare quello che stava accadendo per loro era troppo forte, proprio mentre si stavano dirigendo in sala da pranzo, dove i suoi genitori stavano conversando con il collega di suo padre, si udirono due spari. Eri, non riuscendo a trattenere la sua curiosità, cosa normale per una bambina di soli quattro anni, corse dai suoi genitori. Mentre Shinso era ritornato al suo nascondiglio, si udì un altro sparo. In quel momento il ragazzo comprese che il solo restare nascosto non lo avrebbe aiutato e scappò, come era solito fare, dalla finestra della sua camera, che era al piano terra. Durante la sua fuga passò vicino alla sala da pranzo, ma quello che vide gli fece gelare il sangue nelle vene: i corpi dei suoi genitori e quello di sua sorella erano stesi, inermi, a terra, circondati da una pozza di sangue. Scappò il più velocemente, provando invano a trattenere le lacrime, verso la casa di Kaminari, dove sapeva che avrebbe sicuramente trovato qualcuno pronto ad accoglierlo.

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La canzone era finita ormai da qualche minuto, ma Shinso non se ne era minimamente accorto e continuava a piangere in silenzio, pensando alla sua famiglia. Il viola era talmente perso nei suoi pensieri da non accorgersi dell'arrivo del suo coinquilino, il quale era andato in camera per avvisarlo dell'esito dell'esame di ammissione al liceo UA, scuola che avevano deciso di frequentare insieme. Quella scelta non era casuale, infatti, quella, oltre ad essere un liceo dove si formavano gli Hero migliori, era anche l'unico modo per riuscire a scoprire di più sulle misteriose persone che tre anni prima avevano ucciso i genitori di Shinso.

BE MY HERO (ShinKami)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora