Quando Greg l'aveva chiamata, pochi giorni prima, Mary si era sentita come se avesse ricominciato a respirare dopo tanto tempo in apnea. E riconoscere la sua chioma bionda lì all'aeroporto tra mille altre persone, rivedere il suo viso sempre un po' infantile, riabbracciarlo in un gesto quasi disperato l'aveva fatta sentire al posto giusto, a casa. E adesso che si trovava a cenare con la sua seconda famiglia non riusciva a capacitarsi di come avesse fatto a restare lontana da Holmes Chapel per così tanto tempo.
«Dimmi Mary, sei fidanzata?» chiese Niall con nonchalance, lanciando un'occhiata divertita a Greg.
«Ho frequentato un ragazzo di Winchester per un periodo, ma ci siamo lasciati mesi fa. Da allora non ho trovato nessuno che mi interessasse particolarmente. Tu, piccolo Niall, che dici? Qualche bel fusto all'orizzonte?»
«Forse...» rispose evasivo.
«Non esistono i forse, fratellino. O sì o no» lo punzecchiò Greg. Niall sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
«Piuttosto Mary» intervenne Maura «che lavoro fai? Non ce ne hai ancora parlato»
«Non so se sono autorizzata a dirvelo» rispose lei titubante mentre si riempiva il piatto con l'ottimo stufato di verdure preparato da Bobby. La famiglia Horan al completo alzò lo sguardo verso di lei, incitandola silenziosamente a proseguire.
«Lavoro nell'intelligence come consulente informatica».
Dopo qualche istante di silenzio Mary fu travolta dal loro entusiasmo e si sentì incredibilmente felice per l'affetto sincero e genuino, immutato negli anni, che nutrivano nei suoi confronti.
«L'ho sempre detto che sei un hacker nata!»
«Siamo veramente orgogliosi di te Mary»
«Non avevamo dubbi sul tuo talento»
«Ora Greg dovrà prevalere sui tuoi ammiratori per chiederti la mano».
Il commento di Niall suscitò le risate di tutti i commensali, ma Mary provò una fastidiosa sensazione allo stomaco che non la abbandonò per tutta la serata.
I due ragazzi camminavano ormai da mezz'ora e il paesaggio intorno a loro si era fatto mano a mano più desolato.
«Dove sarebbe il posto speciale in cui dovevi portarmi? Qui vedo solo edifici abbandonati e rottami» chiese Zayn, le scarpe piene di polvere e la fronte imperlata di sudore.
«Solo un altro po' di pazienza, siamo quasi arrivati».
Svoltarono dietro una gru arrugginita e si trovarono davanti all'ennesimo palazzo abbandonato: ricoperto di rampicanti e senza i vetri alle finestre ma, tutto sommato, stabile.
«Eccoci!» esclamò Niall allegro, facendo segno all'altro di seguirlo all'interno come se si trattasse di un'attrazione turistica. Zayn, seppur incerto, si addentrò nel palazzo e salì le scale dietro di lui fino all'ultimo piano. Il biondo lo condusse davanti ad una tenda bianca che si trovava al posto della porta e la scostò, lasciando aperto il passaggio per il suo ospite. Appena varcata la soglia, Zayn rimase a bocca aperta: il pavimento era interamente ricoperto da tappeti di ogni forma e colore e lo spazio era decorato da cuscini di varie grandezze e piccoli tavolini (in realtà assi di legno assemblate molto rozzamente) su cui erano poggiati dei libri. Altre tende bianche coprivano il vano delle finestre mancanti e lungo le pareti erano appesi alcuni quadri e fotografie. Infine, al centro della stanza, troneggiava un cavalletto con una tela e tutt'intorno una miriade di pennelli e colori.
«Ma è stupendo!» esordì Zayn incredulo «Come hai fatto a... ad allestire tutto questo?»
«Sai,» rispose Niall con una punta d'orgoglio nella voce «quando ero piccolo un giorno sono scappato di casa dopo un litigio con i miei genitori, non ne ricordo neanche il motivo sinceramente, ma il punto è che mi sono messo a vagare per la città e sono arrivato fin qui. Ovviamente mi sono spaventato perché ero parecchio lontano da casa, e per giunta iniziò anche a piovere. Non sapendo cosa fare sono entrato nel palazzo e mi sono rifugiato proprio in questa stanza fino a che non tornò il sole. Da quel giorno è diventato il mio posto speciale dove poter stare da solo, pensare, leggere, dipingere...».
Zayn lo guardava ammirato, pensando dentro di sé che gli sarebbe piaciuto avere anche lui un posto 'sicuro' dove rintanarsi e poter staccare la spina per un po'.
«E tutti questi tappeti, i cuscini, le tende...» indicò con un gesto della mano quello che lo circondava.
«Con il passare del tempo ho portato quello che trovavo in giro, quello che le persone non volevano più o quello che mi piaceva ai mercatini dell'usato. Ho speso quasi nulla per decorare il Rifugio» ammise Niall.
«Il Rifugio?»
«Oh, lo chiamo così. Anche se in realtà solo Liam sa della sua esistenza». Zayn annuì mentre si chinava a leggere i titoli di alcuni libri. «E ovviamente anche tu da ora» aggiunse dopo un attimo l'altro, leggermente imbarazzato.
Calò un religioso silenzio mentre il moro esplorava il 'Rifugio', discreto e accorto come quando si visita una chiesa o un tempio. La luce del pomeriggio entrava filtrata attraverso le tende, creando un'atmosfera ancora più irreale e quasi sospesa nel tempo. Zayn si fermò di colpo davanti a uno dei quadri appesi alle pareti, lo sguardo assorto e rapito dal soggetto dipinto.
«Lo hai dipinto tu?» chiese a bassa voce.
«Sì».
Era uno dei suoi primi quadri, non perfetto da un punto di vista tecnico ma sicuramente uno dei suoi preferiti. Un puttino curioso sbirciava da una nuvola soffice due innamorati che si baciavano. Un tema piuttosto banale, se non fosse per il fatto che... «Sono due ragazzi» osservò Zayn voltandosi verso di lui, con un'aria interrogativa nello sguardo.
Niall non rispose, limitandosi a dire «L'ho dipinto qualche anno fa, dopo essermi lasciato con» la voce gli tremò per un attimo «Stan».
Il pakistano tornò a volgere lo sguardo verso il quadro, e si sedette per terra, sopra un cuscino colorato. L'altro lo imitò, qualche metro più in là. Per un po' nessuno dei due disse niente e si limitarono a godersi il silenzio assolato di quel pomeriggio estivo, interrotto saltuariamente dal richiamo di qualche cicala.
«Sai perché tutti mi chiamano 'cuore di ghiaccio' o 'spezzacuori'?» chiese Zayn dal nulla, come se stesse proseguendo un discorso immaginario «Il motivo per cui rifiuto ogni ragazza che si dichiara?».
Niall era decisamente confuso da quella domanda inaspettata.
«Non saprei...» iniziò titubante «forse perché...» la voce si bloccò all'improvvisa realizzazione di ciò che l'altro voleva dirgli. Questa volta fu lui a guardarlo con un'espressione interrogativa, come a chiedere conferma della verità sottintesa in quella domanda retorica.
Dopo qualche istante i due ragazzi si sorrisero reciprocamente, e tutti i loro dubbi e le loro incertezze vennero spazzate via da un vento di serenità.
Nel frattempo, sul tetto del palazzo, tre losche figure confabulavano tra di loro.
«Io l'ho sempre sospettato che Zayn fosse gay» esclamò Harry fieramente.
«Dopo essersi tinto il ciuffo con quell'orrido color paglia che ti aspettavi?» ribatté Louis.
«Sicuramente ci saranno degli sviluppi interessanti.» aggiunse Ed «Ne vedremo delle belle».
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La coscienza di Niall
ParanormalNiall era sempre stato un ragazzo tranquillo, educato e gentile, e questo perché aveva sempre seguito la propria coscienza. O meglio, la parte buona della sua coscienza. Nonostante non avesse mai avuto una fervida immaginazione, Niall era convinto...