Niall guardava Liam sprizzando gioia da ogni poro, emozionato come un bambino davanti al suo dolce preferito. Liam, al contrario, si sentiva sempre più a disagio e aveva le guance infiammate dall'imbarazzo.
«Ancora non ci credo» mormorò il biondo mentre girava con aria trasognata la cannuccia nel suo drink.
Per fortuna di Liam il pub era pieno di gente e nessuno faceva caso al loro quadretto stravagante. Sorseggiò la birra che aveva ordinato poco prima e si pentì di aver confidato subito all'amico della sua uscita con Doniya: Niall era dotato di tante qualità, ma certamente non della discrezione. Lo aveva tartassato di domande al punto da fare invidia ad un agente dell'FBI e aveva analizzato ogni particolare della serata.
«Carino questo locale comunque,» provò a cambiare discorso «non pensavo esistesse un pub plastic free anche qui ad Holmes Chapel».
«Neanch'io in realtà, me ne ha parlato Zayn qualche giorno fa. In effetti le cannucce di vetro sono molto eleganti».
«Usciamo fuori a prendere un po' d'aria?» domandò dopo qualche istante.
«Volentieri, orsacchiotto».
Liam sbuffò sconsolato e seguì l'amico attraverso il pub in direzione dell'uscita, spintonando leggermente le persone per aprirsi un varco.
«Ehi, fai attenzione!» gli disse qualcuno.
«Scusa!» rispose lui voltandosi verso la voce.
Si trovò faccia a faccia con Zayn e rimase per un attimo in silenzio, senza sapere cosa dire.
«Payne»
«Malik».
Si squadrarono sospettosi.
«So che esci con mia sorella» aggiunse con tono tagliente.
«So che esci con Niall» ribatté Liam. A quell'affermazione vide passare sul volto di Zayn un'espressione strana, come un'ombra fugace.
«Comportati bene con lei»
«Vale lo stesso per te».
La situazione di stallo che si era venuta a creare fu interrotta dall'arrivo di Niall, che era tornato indietro a cercare Liam.
«Zayn! Non pensavo ci fossi anche tu qui» gli sorrise sorpreso il biondo.
«Niall» lo salutò con un tono che in pochi secondi era passato dal tagliente all'affettuoso. Liam rimase piuttosto confuso dal repentino cambio di atteggiamento di Zayn, come se fosse un'altra persona.
«Dai, prendiamoci una cosa insieme» propose allegramente Niall.
«Non voglio intromettermi nella tua uscita con Liam»
«Nessun problema, io stavo andando a prendere una boccata d'aria».
Niall lo guardò riconoscente, prima di prendere per mano Zayn per condurlo verso il bancone. Quest'ultimo ebbe però il tempo di sussurrargli «C'è Doniya in giardino» con un'occhiata a metà tra l'ammonitrice e l'accondiscendente. Dopo pochi istanti vennero risucchiati dalla folla e Liam restò fermo lì, incredulo alla scena a cui aveva appena assistito, compreso il fatto di essere stato chiamato per nome da Zayn.
Si avviò verso la porta e finalmente respirò a pieni polmoni l'aria fresca della notte, godendosi il clima estivo. Iniziò a passeggiare lentamente nel giardino del locale, quando lo assalì un déjà vu: semi-nascosta all'ombra di un cespuglio scorse una figura sdraiata sull'erba. Si avvicinò allarmato, temendo che qualcuno si fosse sentito male, ma si accorse con sollievo che la persona distesa stava bene e aveva lo sguardo assorto rivolto al cielo.
«Doniya!» la riconobbe Liam.
Lei sussultò spaventata, ma si tranquillizzò subito non appena capì che si trattava di Liam.
«Liam, mi hai fatto prendere un colpo»
«Tu, piuttosto, pensavo fossi svenuta. È incredibile, la sera in cui ti ho portata all'ospedale ti ho trovata nello stesso modo»
«Vuol dire che è destino» suggerì Doniya ammiccando. Liam le sorrise dolcemente e si sdraiò accanto a lei, prendendole la mano.
«Sono curioso, mostrami quello che stavi osservando»
«Sei mai stato al planetario?».
«Secondo te stiamo facendo una buona impressione su Ed?» chiese Louis mordicchiandosi una pellicina della mano «In questo momento starà riportando la nostra valutazione ai capi»
«Non potremmo fare di più, e lo sai anche tu. Sono sicuro che sta tessendo le nostre lodi e sta ringraziando per il privilegio di essere al nostro fianco».
Louis cercò di ridere alle parole di Harry, ma un nodo gli attanagliava la gola impedendogli di rilassarsi. L'altro se ne accorse e si avvicinò per abbracciarlo, come era solito fare in quei momenti. Rimasero in silenzio a darsi coraggio a vicenda, perché anche se Harry si comportava da spavaldo non poteva nascondere del tutto la paura che albergava nel suo cuore.
Negli anni trascorsi insieme avevano sviluppato una grande complicità ed erano uno la famiglia dell'altro, soprattutto dopo quel giorno...
«Sei in punizione per il casino che hai combinato ieri, non puoi andare alla festa» lo ammonì la madre inutilmente. Justin si era già preparato ad uscire e stava prendendo le chiavi della macchina. «Ho diciotto anni, posso fare quello che mi pare» tagliò secco lui mentre usciva di casa.
«Non puoi farci nulla, lascialo fare» la rassicurò il marito «Anche noi eravamo dei ribelli alla sua età, ricordi?».
Una volta oltrepassato il cancello d'entrata della villa Justin si trovò circondato da persone conosciute e non, musica, luci e tanto, tantissimo alcool. La festa organizzata da Taylor era una di quelle immancabili e non era stato facile ottenere l'invito. Non l'avrebbe persa per nulla al mondo: era la sua occasione per stringere legami con il gruppo "in" del liceo e non voleva sprecarla. Per quel motivo e per molti altri, compresi i fiumi di alcool in circolo nel sangue, accettò la pasticca che Josh gli porse come prova da superare per essere considerato uno di loro. Ci fu un giro di applausi e di incoraggiamenti che lo convinsero del tutto a mandarla giù.
Qualcuno però, probabilmente un vicino, chiamò la polizia per l'eccessiva confusione e gli invitati si dileguarono non appena si sparse la notizia. Justin, in panico per la paura di poter essere fermato dagli agenti, salì nella sua macchina imitando gli altri e si allontanò il più velocemente possibile. Si sentiva seguito e ogni luce lo faceva sobbalzare, spingendolo ad accelerare ancora ed ancora. I suoi riflessi rallentati e la scarsa visibilità della notte non lo fecero fermare all'incrocio per dare la precedenza al tir che stava passando in quel momento. La luce abbagliante dei fari lo accecò l'istante prima dell'impatto.
Una lacrima solitaria solcò la guancia di Harry e gli inumidì le labbra, ignara del carico di significato impresso in lei.
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La coscienza di Niall
ParanormalNiall era sempre stato un ragazzo tranquillo, educato e gentile, e questo perché aveva sempre seguito la propria coscienza. O meglio, la parte buona della sua coscienza. Nonostante non avesse mai avuto una fervida immaginazione, Niall era convinto...