4. TIME

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\ + 30 giorni \

and I know we weren't perfect but I've never felt this way for no one
and I just can't imagine how you could be so okay now that I'm gone

▶️Drivers licence, Olivia Rodrigo

Il tempo.

Quell'essenza astratta che popola le nostre vite, che le riempie, e che alla fine così tanto astratta non è.

Ogni giorno ci imbattiamo nel tempo, siamo parte del suo scorrere incessante, di quella realtà che in fondo ci spaventa ma che a volte sappiamo anche apprezzare.

Ci ostiniamo costantemente a voler cambiare la durata del tempo, ci lamentiamo di esso, non lo viviamo appieno perché pensiamo a quando tutto sarà finito, a quando ci ritroveremo di nuovo faccia a faccia con tutti quei problemi che abbiamo tentato di accantonare per un po'.

Fa tutto parte della nostra natura, e per quanto ci impegniamo a cambiarlo, ci è impossibile.

Perché crediamo che nella vita tutte le emozioni positive siano effimere, destinate a durare giusto il tempo necessario per darci l'illusione che tutto si aggiusterà, che tutto è meraviglioso come alcuni vogliono farci credere.

Dall'altro lato, prendiamo maggiormente in considerazione le esperienze e i sentimenti negativi, esaltandoli e dipingendoli come l'emblema delle nostre vite, un'intangibile rappresentazione di tutto il tempo che passiamo sulla terra.

Che poi la vita è tutta una questione di attimi, di minuti, di tempo.

E sta solamente a noi decidere come trascorrere questo nostro tempo.

Se passivamente, non provando neanche a modificare il corso delle cose e semplicemente rassegnandosi di fronte alla realtà, oppure partecipando, vivendo la nostra vita, senza lasciarla vivere ad altri come dei banali parassiti.

Talvolta tuttavia questa scelta risulta essere inalienabile, e dobbiamo obbligatoriamente scegliere di imboccare una strada piuttosto che un'altra, di prediligere il percorso che ci sembrava meno appropriato a quello che avremmo preferito, che sia esso effettivamente giusto o sbagliato.

Talvolta sono degli enti esterni a intimarci come agire, che cosa scegliere, come comportarci. E noi dobbiamo semplicemente sottostare.

Se non lo facciamo, possono scaturirne dure conseguenze.

Una di queste, è proprio il senso di colpa.

Personalmente, non avevo mai creduto di potermi sentire così tanto colpevole, tanto da percepire quel peso rosicchiarmi a poco a poco ogni parte del corpo.

Lento, inesorabile, mai del tutto fermo.

Ricordo ancora quegli attimi di panico quando ho visto le immagini, ho sentito le urla dei miei colleghi, e poi c'è stato il silenzio.

Lo chiamavamo tutti, all'unisono.

Non abbiamo mai ricevuto risposta.

Minuti di silenzio, a cui è seguito un intero mese.

Un mese di agonia, di assenza, di nostalgia, di domande senza risposta, di conclusioni affrettate, quando in realtà c'è solo una certezza.

Lui non c'è.

E se da una parte in me brilla ancora fioca la speranza che potrà tornare qui, da me, dall'altro lato mi dico che no, è impossibile, che ormai è tutto perduto.

Che devo dirgli addio.

L'ho già fatto altre volte, si, ma se accadrà questa volta sarà per sempre.

TIME//Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora