Harry And San

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La luce del sole entrò nelle finestre dellenorme villa, era una gran-de casa antica che da generazioni veniva ereditata. Era circondata da un piccolo ruscello che si poteva superare con un ponticello di pietra, si sentirono arrivare due auto nel grande giardino, dallinterno della prima, la più piccola, uscì un ragazzo biondo, aveva i capelli lunghi e gli occhiali rotondi e vestiva elegante, sembrava, infatti, stesse tornan-do da un colloquio di importante. Dalla seconda automobile, invece, uscì un uomo di mezzetà, vestito anche lui in modo elegante, guardò il giovane.

«Ti piace? Dentro è grande e potrai suonare dove vorrai.»

«Sì è molto molto bella. Ti ringrazio ancora.»

«Non preoccuparti.» Fece un sorriso. «Questo e altro per voi.» Si appoggio alla portiera dellauto e tirò fuori una sigaretta dallauto. «Sai, io e i tuoi genitori siamo stati sempre degli ottimi amici, li conosco sin dalle superiori. Non facevamo la stessa scuola, ma erano molto molto vicine.»

«Lei che scuola faceva signore?»

«Chiamami pure Michael, in ogni caso facevo economia, i tuoi no, no loro amanti dellarte fino al midollo. Ed è così che sei uscito tu, fi-glio dellarte, amante dellarte musicale»

Luomo smise poi di fumare e dopo aver stretto la mano al giova-ne entrò in auto e andò via. Harry entrò in casa e guardandosi attorno sospirò e si diresse nella cucina principale, dove si procurò del cibo per cucinare. Prese quindi del pane e mettendolo sul tavolo iniziò a fissarlo.

«Alta cucina, non a caso ho sette stelle Michelin.»

Mise del prosciutto e del formaggio sulla fetta di pane e coprendo laffettato con dellaltro pane iniziò a mangiare dirigendosi verso il sa-lotto.

«Bene, qui dovrebbero esserci i libri.»

Si trovò dinanzi ad unenorme libreria.

«Porca vacca, lestate non mi basta per la prima mensola.»

Un rumore catturò la sua attenzione, ma ignorò la cosa non dan-doci troppo peso. Andò sulle scale e salendo al piano superiore entrò nella propria camera, era davanti a una porta piena di catene. Sapeva già la storia della casa, ma per ricordarsi per bene iniziò a parlarne da solo.

«Il signor Micheal perse il figlio circa due anni fa, non ho idea di come si chiamasse e non ho intenzione di parlarne con lui. Non vo-glio farlo di certo stare male. Quella devessere la sua camera e se ci sono le catene cè un motivo.» Diede un morso al panino e lo guardò. «Non pensare mica che ci entrerò. Okay che è una situazione da hor-ror, ma non ho mica scritto coglione in faccia.» Ridacchiò. «Okay forse è più da horror parlare con un panino. Credi che sia io il pazzo assassino della storia?» Finì il panino in un morso. «Ho ancora fame, ma devo scendere le cose dalla macchina.»

Passò almeno unora e mezza a portare le sue cose e sistemarle in casa, si sedette sul divano davanti alla tv dove si mise a guardare un film a caso.

«Non fanno più nulla di bello in TV, che palle. Dai cioè viviamo in un paese del cazzo, volessi una scatoletta piena di culi mi metterei a guardare dei porno su un tubo catodico, mica i canali tv. Ma ehi siamo in Italia, dove se sessualizzi qualsiasi movimento fa una persona del tuo sesso opposto è giusto, ma nel momento in cui dici che il tuo amico o amica del tuo stesso sesso ti metterebbero in un carcere a marcire lontano dal mondo.» Sospirò «Ma io chi sono per stare qui a parlare solo piuttosto che fare nulla?» Guardò il televisore e lo spense, decise allora di stendersi e iniziare a dormire, in fondo era ormai tarda sera e lui era stanco.

«Domani ho devo andare a fare la spesa e poi devo fare visita alla mia ragazza.» Si guardò attorno cercando di ricordare qualcosa. «CAZZO VERO, DEVO ANCORA LEGGERE IL MESSAG-GIO!» Corse in cucina dove prese il telefono e lesse i messaggi, mes-saggi in cui Melanie diceva che tra loro era finita e che non avrebbe dovuto nemmeno provare a chiamarla. Harry si guardò attorno.

«Cazzo. Domani quindi non devo più andarci.» Sospirò. «Forse dovrei provare a chiamarla o cercare di sistemare le cose.» Mentre par-lava iniziò ad aprire il freezer. «Oh no, signor Micheal come faceva a sapere che il gelatooh nooo» Spense il telefono e prendendo il gelato alla vaniglia andò in camera a mangiarlo.

«Se pensa che debba rimanerci male mi spiace per lei, non ho mica tutto il tempo del mondo per mettermi a piangere, metti che domani crepo.» Iniziò a ridere e dopo aver finito il gelato andò a dormire co-prendosi e non immaginando nemmeno un po cosa avrebbe trovato al proprio risveglio.

Harry [Ghosts Eat Roses And Regret Death]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora