Messages from the other side

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Era notte fonda quando Harry si svegliò di colpo, era sudato e non riusciva più a dormire. Si guardò attorno e per il buio pesto non riuscì a vedere nulla di ciò che lo circondava, ma non appena accese il televisore notò che tutta la camera era in disordine, perciò si alzò in piedi e dopo aver preso la mazza da baseball che aveva sotto il letto andò a controllare nelle altre stanze. In tutte le camera cera lo stesso disordine, non sembrava mancare nulla, ma tutte le cose erano sparse per terra.

«Non credo più sia opera di un ladro o qualcosa del genere.»

Si sedette per terra, circondato dai libri.

«Non credo nemmeno che riuscirò a dormire, fa troppo caldo.»

Alzandosi in piedi tornò in camera sua e dopo aver riordinato il tutto iniziò a suonare con la chitarra, restò così per almeno dieci minu-ti, fino a quando non vide lintera mensola cadere per terra. Sospirò e dopo aver rimesso le cose al sicuro andò in bagno.

Entrò e dopo essersi sciacquato il viso con dellacqua fresca iniziò a fissare la parete in silenzio, aprì quindi la finestra e guardando fuori da essa notò una figura che lo spiava da dietro uno degli alberi del grande giardino. Harry si strofinò gli occhi e non appena tolse la ma-no dal viso, la figura che continuava a fissarlo fino a poco prima sparì nel nulla.

«Ma che cazzo»

Chiuse di colpo la finestra, la luce del bagno si spense per alcuni secondi e dopo alcuni secondi si riaccese, sullo specchio comparve una scritta che diceva Non sei lui, vattene via!, era stata scritta con il rossetto che Harry aveva lasciato sul lavandino il giorno prima. Pulì il vetro e dopo aver chiuso il rossetto iniziò a girovagare per casa in an-sia. Aveva capito quello che stava succedendo, non era spaventato, era preoccupato.

Andò sul balcone al piano superiore, dove accese una sigaretta e iniziò a fumare. Sigaretta che però continuava a spegnersi dopo pochi secondi.

«Credo non ti piaccia il fumo.»

Non accadde nulla.

«Scusa se ti ho dato fastidio. Se non ti dispiace vorrei finire.»

Notando che non successe nulla riaccese la sigaretta.

«Cosa intendevi prima in bagno?»

Il silenzio continuava a regnare attorno a lui.

«Non credi che meriti delle spiegazioni? So certamente che questa è casa tua, ma non credi che sia un cattivo comportamento con un ospite?»

Uno dei vasi venne spinto per terra, non era stato Harry.

«Scusa, non intendevo sgridarti o riprenderti in alcun modo.»

Si appoggiò con la schiena al muro e dopo aver finito di fumare iniziò a fissare il cielo, gli scese una piccola lacrima che rifletté la luce della luna al proprio interno. La asciugò con la mano e facendo un piccolo sospiro tornò dentro casa, lasciando la porta finestra aperta in modo da poter far entrare chiunque lo stesse perseguitando da tutta la notte.

Si rimise quindi nel letto e nel tentativo di addormentarsi chiuse gli occhi e si abbandonò tra le braccia del suo materasso, non si coprì dato che continuava ad avere caldo. Allinizio non riuscì, ci impiegò più del previsto, aveva la testa piena di pensieri. Ma dopo almeno una ventina di minuti, vinse la lotta contro la stanchezza e si addormentò, facendo viaggiare la propria pesante testa allinterno di mondi e storie fantastiche.

Riaprì gli occhi, la luce del sole entrò dalla finestra che aveva di-menticato aperta, fascio di luce che lo aveva svegliato. Si sedette e guardandosi attorno notò che la camera era in perfetto ordine, pro-prio come aveva sistemato lui la notte scorsa, accennò un sorriso e si alzò togliendo di dosso i vestiti, non diede nemmeno unocchiata o uno sguardo a ciò che aveva addosso, rimase a mutande e raccoglien-do gli indumenti tolti in un piccolo gomitolo, li lanciò nel bagno. Si diresse quindi in cucina, dove prese una ciotola di ceramica, versò i cereali e dopo aver cercato in frigorifero prese il latte che aggiunse nel-la propria colazione. Si sistemò i capelli che arrivavano a malapena alle spalle.

Passarono otto minuti di silenzio in cui Harry mangiava il proprio latte e cereali scrollando il telefono nel mentre con occhi assonnati. Un coltello si sollevò per aria dalla cucina e con forza venne scagliato contro di lui, sfiorandolo di almeno dieci o venti centimetri, il bersa-glio non era Harry ma il muro dietro di lui, che venne accoltellato con forza.

«Porc- buongiorno a te coinquilino.»

Il coltello cadde per terra.

«Dio santissimo mi sono cagato addosso.» Anche se non mentiva, non mostrava nessun particolare che faceva capire lo spavento o la paura.

Harry [Ghosts Eat Roses And Regret Death]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora