The Cure For Your Tears

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Passarono tre giorni da quellevento, le cose non migliorarono per nul-la, ma in compenso non peggiorarono nemmeno. Ogni notte, infatti, Harry era costretto a svegliarsi e ripulire il disordine che veniva fatto. Le cose da lì a poco però sarebbero cambiate. Il pomeriggio era ancora fresco, il caldo che entrava dalle finestre rendeva latmosfera più leggera, allinterno della casa regnava il silenzio, tutte le luci erano spente e tutto era in perfetto or-dine. Harry era seduto per terra, affianco a se aveva un piatto vuoto con delle briciole al suo interno, mentre davanti a se cera la porta sbarrata che da giorni continuava come a chiamarlo verso di sé.

Iniziò a lacrimare guardandola, sempre di più fino a singhiozzare.

Lungo il corridoio un libro fluttuava nel vuoto, stava come mirando contro il ragazzo, ma non appena Harry alzò la testa e mostrando il viso in lacrime, che fino a quel momento era coperto dalle lacrime, iniziò a cerca-re di prendere respiro. Il libro che continuava a fluttuare, venne posato per terra, mentre Harry dallaltra parte del corridoio non si accorse di nulla. Ricominciò a piangere, non riusciva più a trattenere una singola lacrima, che quasi ininterrottamente continuavano a bagnare la sua camicia bianca, scivolando dagli occhi a sotto il suo mento.

Restò altri quattro minuti in quel modo, poi alzò nuovamente la testa, a primo impatto sembrava essere rimasto tutto normale, ma non era ciò che importava, si sedette per bene e quando mise la mano sul piatto per spo-starlo, notò che al suo interno vi era qualcosa, avvolto da plastica e so-prattutto ciò che cera al suo interno era duro come la pietra.

Harry abbassò lo sguardo verso il piatto, vedendo così che su di esso cera un cioccolatino, la plastica che lo avvolgeva era rossa con delle li-neette dorate che la circondavano. Il ragazzo prese il cioccolatino e asciu-gandosi le lacrime sorrise.

«Grazie»

Tirò su con il naso e prendendo il cioccolatino tra le dita lo man-giò e una volta in piedi si diresse verso la propria stanza, dove iniziò a suonare la sua chitarra, suonava cose a caso, non seguendo un ordine di canzoni fisso. Prese poi il cellulare e dopo aver visto dieci, venti o forse trenta video diversi sui social di cose a caso riprese a suonare.

Alle sue spalle lo spirito prese nuovamente i libri, si poteva notare dal fatto che contrariamente da ciò che succede normalmente, essi svolazzavano nellaria come se nulla fosse. Però non si muovevano, anzi erano fermi come se stessero mirando di nuovo contro il ragaz-zo, che era seduto sul proprio divanetto, con le spalle rivolte verso la libreria, che quindi in quel momento fungeva da punto cieco per i suoi occhi. Era pronto a lanciarlo sulla sua testa proprio mentre suonava, ma di colpo la musica si fermò, non solo smise di suonare la chitarra, ma appoggiò la testa sulla cassa armonica e iniziò a parlare.

«Non volevo farmi vedere in queste condizioni, ma non ho resisti-to mi spiace. Spero che tu stia bene.»

In quel preciso momento, il libro che fino a poco prima stava flut-tuando per aria, cadde per terra e su di esso delle minuscole gocce si schiantarono, creando dei piccolissimi cerchi salati sulla copertina. Harry si spaventò e di colpo si voltò, vide una figura dietro di se che scomparve immediatamente, non riuscì a riconoscere i dettagli del vol-to o altre caratteristiche particolari, le uniche cose che riuscì a notare furono i lunghi capelli neri e l'altezza che era quella di un comune umano in maggiore età, sapeva già che il figlio di Micheal aveva avuto la sua età quando smise di appartenere al proprio corpo, ma in quel momento ne ebbe la probabile conferma, anche se laltezza non avrebbe detto nulla di lui.

Di colpo tutti i libri iniziarono a cadere, lontani più possibili da Harry che andò vicino al libro che era rimasto dietro al divano e no-tando le gocce sulla copertina, che si stavano ormai prosciugando, si guardò attorno mentre libro dopo libro tutta la camera veniva messa a soqquadro.

Chiuse gli occhi per un momento.

«Gerard.»

Di colpo due dei libri si fermarono a mezzaria, mentre gli altri smisero di cadere. Caddero anche quelli.

«È questo il tuo nome vero? Cè scritto qui su questo libro. È da giorni che lo trovo vicino a me, allinizio pensavo volessi lanciarmelo contro, ma ora credo che in realtà tu tenga a questo libro. Qui cè scritta una frase in inglese Ghosts Eat Roses And Regret Death. Ho semplicemente unito le maiuscole e sei uscito tu, dovevi amare molto i fantasmi, ma ora sei uno di loro, non che la cosa sia una cosa di cui vergognarsi certo, ma non credi che ciò ti faccia solo star male?»

Una voce si udì in sottofondo, era come un sussurro. «No»

Harry [Ghosts Eat Roses And Regret Death]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora