Molte cose possono cambiare in dieci anni. Lo sa bene Sole Corsini, ormai prossima alla laurea e alle prese con una nuova vita in California, divisa tra le aule di Stanford e la pista da ballo glitterata del Dragminia.
Tuttavia quando una minaccia...
"Ecco qui la nostra principessa! Sei talmente soffice, ricoperta da questa nuvola di piume, che passerei la serata ad accarezzarti! Peccato che mi debba occupare di ben altri uccelli! Ma com'è andata con Oliver? È carino, vero?" mi domanda Ester mentre passa le dita sul mio vestito.
"In realtà è proprio un imbecille!" esclamo, sbuffando via un ricciolo ribelle.
Ester sghignazza, abbracciandomi. "E quale uomo non lo è? Ha una storia interessante, dovresti fartela raccontare prima che parta, questa è la sua ultima serata a nostro servizio. Ma... Sole... stai vibrando!" mi dice fissandomi il fianco.
Afferro il cellulare che ho nella borsetta; non accenna a smettere e, quando vedo il numero sul display, capisco subito il perché.
Mi allontano di corsa verso l'uscita del locale col cuore in gola.
"Mia... Mia, sei tu?" chiedo inspirando a pieni polmoni. "Mia, parlami, che cosa succede?" domando, appoggiandomi al muro, anche se so già la risposta.
"Sole, è... è tornata."
Chiudo gli occhi per un secondo, cercando di ricacciare le lacrime indietro. Non posso cedere ora.
"E se non andasse via questa volta e se..." singhiozza Mia.
"Smettila, non lo pensare neanche" le ordino con tono deciso, asciugandomi gli occhi col palmo della mano. "Ascoltami, Mia, io ti ho fatto una promessa cinque anni fa e ho tutta l'intenzione di mantenerla, mi hai capita?"
"Ho paura, nessuno mi dice la verità e io mi sento così... sola" sussurra appena.
"Adesso devi fare una cosa per me: avvisa tutti che sto arrivando. Tesoro mio, ci vediamo a casa."
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Mi stringo nella giacca di pelle che mi ha imprestato Niti mentre osservo le prime luci di San Francisco che si desta dalla notte appena trascorsa. È un nuovo giorno, un nuovo inizio per molti, ma non per me. Il passato mi reclama perché ha un conto in sospeso che mi ero illusa di aver saldato. Credevo di aver meritato un'estate di normalità, di tranquillità, per prendermi una pausa dalla mia vita e fingere con me stessa che andasse tutto bene. Ma non si può scappare dalla verità e ora è arrivato il momento di affrontare una battaglia ben più grande. Ho già contattato Careggi, mi hanno inviato le cartelle di Nicole; mi sono bastati pochi minuti per rendermi conto della situazione.
Eppure... eppure io lo sapevo, lo sentivo, l'avevo visto nel suo volto durante la nostra videochiamata, ma non ho voluto dare voce al mio istinto per timore di avere ragione e adesso mi ritrovo qui, con tre settimane perse per le mie stupide paure, quando avrei potuto intervenire fin da subito.
Basta indugi: una volta arrivata a casa, prenderò in mano la situazione e farò tutto ciò che è in mio potere per salvarla. Ho rischiato già una volta di perderla, non permetterò che riaccada.
Niti parcheggia davanti al 4037 e in fretta salgo gli scalini che mi separano dalla mia stanza. Tiro fuori dall'armadio la mia valigia e vi ripongo dentro vestiti a caso mentre il mio amico controlla gli orari dei voli.
"Ne ho trovato uno che parte alle dodici, pensi di potercela fare?
"Certo, che domande mi fai?" gli rispondo senza nemmeno degnarlo di uno sguardo. Non posso perdere tempo, devo prepararmi e andare via.
"Sono preoccupato per te. Sei sconvolta! Vengo anch'io, non ti lascio in questo stato da sola!" mi dice Niti, tenendomi ferma per le spalle.
"No, assolutamente no. Tu oggi parti per il viaggio che avremmo dovuto fare insieme agli altri. Ci vediamo per il mio compleanno, ma nel frattempo voglio che documenti tutto così mi sembrerà di essere on the road con voi, d'accordo?" gli rispondo risoluta. Per niente al mondo vorrei che rinunciasse a questo viaggio che si è pagato con tanti sacrifici. Mi piange il cuore sapere che non saremo insieme a condividere questa esperienza che progettavamo da un anno, ma il mio posto adesso è a Vinci e nessuno al mondo può capirlo come lui.
"Devo prendere i moduli per la mia richiesta di soggiorno, ma non mi ricordo dove li ho messi!" dico in preda all'ansia, scaraventando fuori dal cassetto della mia scrivania tutti i fogli che mi capitano a tiro.
Niti mi prende le mani e con decisione mi impone di guardarlo. "Ehi, Sole, andrà tutto bene, capito? Riusciremo a superare anche questa, d'accordo?"
Annuisco mentre in punta di piedi gli butto le braccia al collo.
Niente come un suo abbraccio al profumo di cocco riesce a rincuorarmi perché Niti è un pezzo di cuore, Niti è famiglia.
"Eri nello studio di Nancy a compilare il modulo, ti ricordi? Forse lo hai lasciato lì."
"Sei un genio!" esclamo, lanciandomi nel corridoio. In un attimo sono seduta allo scrittoio della madre di Nicole ma non trovo i miei fogli.
Mi metto a controllare anche nei cassetti, non sia mai che quella donna li abbia riposti lì dentro senza dirmelo e, mentre frugo alla ricerca disperata, la mia attenzione viene catturata da una serie di lettere legate con un elastico, nascoste sotto a una pila di bollette. La grafia è incerta, sembra quella di un bambino ma la cosa strana è che sono tutte indirizzate a Nicole e non sono mai state aperte.
"Che diavolo stai combinando? Non ti hanno insegnato che non si fruga tra le cose altrui?". Nancy mi guarda con occhi spiritati, una maschera di collera calata sul viso. Non l'ho mai vista così sconvolta mentre con due falcate riempie la distanza che ci separa e mi strappa dalle mani le lettere che ho appena trovato.
"Esci da questa stanza, Sole!" mi sibila tra i denti senza riuscire nemmeno a guardarmi negli occhi.
"Sto cercando il mio permesso di soggiorno" le rispondo senza accennare ad andarmene. La donna rimane per qualche secondo in silenzio e poi estrae dalla libreria una cartellina coi fogli che stavo cercando.
"Ora fammi la cortesia di andare" ribadisce sull'uscio della porta.
"Nancy, io sto per partire. Vuoi venire con me? Nicole sta di nuovo male."
A quelle parole la donna sussulta ma, risistemandosi la vestaglia sgualcita, mi dice che deve pensarci.
"Non c'è tempo. Io non ho tempo. Tua figlia non ha più tempo" le rispondo dura.
In questi quattro anni ho avuto modo di conoscerla e per me rimane un mistero come Nicole sia riuscita a diventare una madre così straordinaria, quando l'esempio che ha avuto è stato proprio l'opposto. Ma non voglio pregarla. Se non ci arriva da sola, se non sente nel profondo del suo cuore l'impulso di andare da sua figlia nel momento del bisogno, io non posso aiutarla. E mi dispiace per lei perché vuol dire che non conoscerà mai la portata di un sentimento come l'amore.
Essere madri biologiche non implica sviluppare per forza un legame, un attaccamento nei confronti della propria creatura. L'istinto materno non è insito in tutti, ci sono donne che ne sono sprovviste e nemmeno dinanzi al pericolo imminente di poter perdere per sempre il proprio figlio, riescono a risvegliarsi dalla loro indifferenza.
Vorrei poterle aprire la testa e scoprire che cosa pensa, che cosa prova, come faccia a rimanere così distante da un dolore così forte. La sua apatia è una delle poche cose che mi spiazza e solo ora capisco quanta solitudine debba aver provato Nicole nel crescere con una figura del genere.
Una volta le ho domandato come abbia fatto a diventare la madre eccezionale che io conosco e lei mi ha risposto così: "Ogni giorno cerco di essere per te e per Mia l'adulto che da bambina avrei voluto avere vicino."