Sole
Oliver è già al quinto bicchiere di vino. Se continua così dovremo riportarlo in camera in braccio. Non credevo che questa cena lo potesse innervosire a tal punto. La mia famiglia è particolare, me ne rendo conto, adoriamo punzecchiarci a vicenda e farci battute, ma forse l'americano non è abituato a questo tipo di rapporto. Spero che riesca a rilassarsi, prima o poi.
"Dimmi, Mia, dove hai preso quella maglietta?", domanda zio Luca, fissando divertito mia cugina.
Mia alza le spalle. "L'ho trovata in una scatola in soffitta. Mamma mi ha detto che potevo usarla. È un po' lunga, ma mi piace un sacco, lo sai che adoro gli AC/DC!"
"Pensa, Tesoro, che era mia. Ti ricordi, Nicole, quando la indossavo?", dice zio indirizzandole uno sguardo complice. Adoro come riescano ancora ad amarsi così tanto a distanza di anni.
"Tua? Ma non ci posso credere!", salta in piedi Mia. "Mi immagino già la scena: Scusi, signora commessa, ha per caso una t-shirt da vero bad boy da vendermi? Devo fare colpo su una bella americana che ho appena conosciuto!"
Il modo che ha Mia di prendere in giro zio Luca mi fa impazzire, è la mia ribelle lentigginosa. Mi è mancata così tanto in questi mesi. Avrei voluto starle più accanto in questi ultimi anni, dopo tutto quello che abbiamo passato, e so che il suo essere sempre "contro" è un modo per buttare fuori la rabbia che prova per l'incubo che stiamo nuovamente vivendo. Ma io le ho fatto una promessa e ho tutta l'intenzione di mantenerla.
Zio afferra Mia e la tortura solleticandole la pancia, si abbracciano ridendo mentre Nicole li guarda con un sorriso dolce. Stasera mi sembra sia molto stanca, ma si sta sforzando di nasconderlo, come sempre d'altronde.
"Allora, Oliver, che cosa ti porta in Toscana?", chiede.
L'americano rimane a fissarla per diversi secondi senza parlare. Ho già notato prima che non riesce a smettere di osservarla e, devo essere sincera, sento una piccola punta di gelosia.
Nicole è meravigliosa, negli anni ha acquistato ancora più fascino e una femminilità magnetica che la rende oggettivamente attraente agli occhi di tutti. La pelle di porcellana, i capelli rossi fuoco e quegli occhi blu così intensi, incorniciati da folte ciglia fulve, incantano chiunque abbia a che fare con lei.
È donna, mentre io sono solo una... ragazzina.
"Sono un giornalista e uno scrittore. In realtà, un aspirante tale. Ho deciso di regalarmi questo viaggio in Italia per iniziare il mio primo libro", spiega, arrossendo. Noto insicurezza in lui, l'Oliver strafottente di ieri notte è del tutto scomparso.
"Hai un accento così familiare. Da dove vieni?", gli domanda Nicole.
"Sono nato a Newark, ma ho vissuto a San Francisco da quando ne ho ricordo", risponde, il viso sempre più contratto.
"Bay area, ci scommettevo! A Newark c'era una tavola calda dove andavo sempre coi miei genitori da piccola che preparava i migliori Root Beer float di tutta la zona! Quanto darei per mangiarne uno! Al prossimo viaggio di Sole, le commissionerò una cassa di Mug solo per me!", dice sorridendo nella mia direzione. Mi sento in colpa: sono partita talmente in fretta che non sono riuscita nemmeno a portarle una stupida lattina.
"Quella roba fa schifo, sa di canfora", esclama Mia con aria disgustata. Non posso darle torto.
"Per fortuna, figlia mia, nelle tue vene scorre sangue italiano!", dice zio Luca baciando la guancia di Nicole che gli rivolge una linguaccia. Lei lo spinge via, alzando gli occhi al cielo. "Non capite nulla, voi e la vostra fissazione col vino e il cibo salutare! Vuoi mettere un double..."
"... buffalo burger, con contorno di patate fritte, anelli di cipolla e un mega Root Beer float", finisce Oliver guardandola negli occhi.
"Esatto... hai appena descritto il mio menu preferito..."
"È anche il mio", risponde lui, un sorriso accennato e gli occhi blu sempre più lucidi.
"Bene, fantastico, siamo lieti che piaccia a entrambi il vostro junk food di merda, ma io ora voglio la mia fiorentina!", esclama Fynn col suo solito tatto. "Luca, re della griglia, facci sognare!"
Zio non se lo fa ripetere oltre e porta le bistecche fumanti in tavola, rigorosamente cotte solo cinque minuti per lato, mettendone una intera nel piatto di Oliver.
"Mangia, ragazzo, ne hai bisogno", gli dice Patrick servendo al nostro ospite un altro bicchiere di vino. Oliver sorride, sembra stupito, ma finalmente lo vedo sciogliersi. Chiacchiera tutta la sera affabilmente con la mia famiglia, raccontandoci aneddoti buffi sui casi di cronaca che ha seguito per il piccolo giornale per cui lavora. È un Oliver inedito che ho davanti e, devo ammetterlo, mi piace un sacco, anche se continuo a notare come cerchi di attirare l'attenzione di Nicole su di sé e la cosa mi turba più di quanto vorrei ammettere con me stessa.
"Qualcuno ha comprato il gelato?", chiede Edgar con la bocca ancora mezza piena di patate mentre zia Lucrezia gli lancia uno sguardo di rimprovero.
"Ne ho presi ben due chili di tutti i nostri gusti preferiti!", gli dico facendogli l'occhiolino.
"A nome di entrambi, posso dire senza dubbio che tu sei la nostra cugina preferita!", afferma Allan mettendo una mano sul cuore e ricevendo una smorfia da parte di Mia.
"Facile! Sole non deve sopportare i vostri stupidi esperimenti tutti i giorni!", bofonchia lei addentando una pesca.
"Sole, domani devi venire a vedere la nostra nuova invenzione! Abbiamo creato un massaggiatore per pecore!", esclamano in coro con aria soddisfatta.
Edgar e Allan sono cresciuti sempre insieme, proprio come fratelli, e la cosa straordinaria è come abbiano creato un legame tra di loro molto simile a quello delle loro madri. La somiglianza fortissima, inoltre, li fa sembrare quasi gemelli. Dai padri hanno ereditato la passione per i lavori manuali e per gli animali, ma dalle zie il fine intelletto che li ha portati a sviluppare una genuina e precoce passione per la meccanica e la fisica. Hanno solo otto anni ma la loro testolina creativa è sempre in movimento, impegnata in qualche progetto. Sono certa che crescendo faranno grandi cose.
Vado in cucina a prendere il gelato che ho riposto in frigo e lo porto in tavola, ma Oliver non c'è più.
"Dov'è andato?", chiedo delusa a Nicole.
"Ha detto che doveva portarmi una cosa", mi risponde lei con aria interrogativa.
Mi domando di che si tratti. La mia curiosità viene subito soddisfatta, però, perché Oliver sta ritornando e ha impressa sul volto un'aria trionfante.
Non ci posso credere, ha in mano proprio una lattina di Root Beer!
Felice, prende un bicchiere abbastanza alto e lo riempie con due cucchiaiate di gelato alla crema, versandoci poi il contenuto della bibita.
"Ecco un Root Beer float per te. Spero ti piaccia", dice porgendolo a Nicole, un sorriso speranzoso che nasce sul suo volto quando lei, ancora meravigliata, assaggia il primo cucchiaino del dolce che da tanto agognava. È bello vederla felice, senza quell'ombra di dolore che di solito le offusca il viso, e mi accorgo dall'espressione sui volti degli altri che stiamo pensando tutti la stessa cosa.
Nicole si alza in piedi. "Posso abbracciarti?", gli domanda sorridendo, ma non gli dà il tempo di replicare e lo stringe a sé. Oliver sembra esterrefatto da quel gesto, ma poi ricambia appoggiando il mento sulla sua spalla, gli occhi chiusi per un istante come se stia cercando di imprimere quel ricordo nella sua mente.
Ancora quella fitta al petto. Perché sono così sciocca da esserne gelosa? Non stanno facendo nulla di male, ma non riesco a smetter di pensare che il mio abbraccio di oggi pomeriggio, invece, lo abbia lasciato indifferente.
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IL SILENZIO DEI RICORDI
RomanceMolte cose possono cambiare in dieci anni. Lo sa bene Sole Corsini, ormai prossima alla laurea e alle prese con una nuova vita in California, divisa tra le aule di Stanford e la pista da ballo glitterata del Dragminia. Tuttavia quando una minaccia...