Oliver
"Devo fermarmi un attimo qui, torno subito", mi dice Sole appoggiandomi con delicatezza una mano sulla spalla, come a sincerarsi che io abbia capito. Le sorrido debolmente mentre la vedo scomparire dentro a una gelateria. Sono ancora frastornato, non so nemmeno io come mai mi sia fatto travolgere così dai miei pensieri, ma ho apprezzato tanto che quella ragazzina mi abbia lasciato in pace. Mi sento così stanco stasera che non riuscirei a dosare ancora le menzogne con lei.
Dopo pochi minuti ritorna contenta con una grossa borsa frigo.
"Sono sei mesi che agognavo questo momento. Ho preso tutti i miei gusti preferiti! Adoro Ben&Jerry, ma mi è mancato troppo il vero gelato italiano", mi spiega indirizzandomi uno dei suoi sorrisi genuini che la fanno sembrare molto più piccola della sua età.
"Mi puoi aspettare? C'è un bar aperto, ne approfitto per comprami un sandwich per stasera", le dico aprendo lo sportello. Sono due giorni che vado avanti a Goldfish e Root Beer, è bene che inizi a ingerire del cibo vero.
Immediatamente sento i suoi occhi nocciola puntati su di me: l'espressione indignata sul volto mi lascia perplesso. "Ho detto qualcosa che non va? Non ci impiegherò molto, sul serio", la rassicuro senza capire il perché di quella reazione.
"Tu mi stai dicendo davvero che hai intenzione di cenare con un panino striminzito?", mi domanda inorridita.
"Sì, Sole. È quello che ho fatto da quando sono arrivato a Vinci."
"È semplicemente inaccettabile. Chiudi subito quella portiera. Stasera cenerai con me e la mia famiglia", mi dice lanciandomi uno sguardo risoluto.
"Ti ringrazio, ma non posso accettare. I tuoi zii non hanno preparato per una persona in più, darei troppo disturbo", le dico provando a essere convincente. Non posso affrontare Nicole, non sono pronto a vederla. Non ancora.
"Oliver, ti spiegherò una cosa che non hai capito: tu sei in Italia ora. L'ospite è sacro, chiunque io porti alla tavola della mia famiglia è il benvenuto. Inoltre, se il cibo non avanza, vuol dire che non si è cucinato abbastanza e, ti posso assicurare che, da quando son nata, non è mai capitato. Quindi non insistere, il mio non era un invito ma una constatazione. Stasera tu cenerai con la famiglia Corsini al gran completo!".
Sole canticchia per tutto il tragitto fino al casale, è di ottimo umore, almeno lei.
"Non sei preoccupata della reazione dei tuoi zii quando mi vedranno? Non pensi che potrebbero fraintendere?", le chiedo sperando di insinuarle il dubbio che non sia una buona idea portarmi a cenare dai suoi.
"E che cosa dovrebbero fraintendere, secondo te? Non sei mica il mio fidanzato!", mi risponde scoppiando a ridere. Certo, non lo sono, è ovvio, ed è altrettanto ovvio che, se anche lo fossi, per lei non sarebbe un problema presentarmi.
"Non ho nulla da portare come regalo", le dico, cercando di giocare la carta della buona educazione. Sole si ferma e mi fissa negli occhi, spazientita: "Mi spieghi che razza di problemi hai? Ti ho solo invitato a cenare con la mia famiglia. Nessuno si aspetta da te doni, offerte, libagioni o tutto quello che ti sta passando per la testa. Devi solo mettere le gambe sotto la tavola e riempirti il piatto e lo stomaco. Se non hai voglia di parlare, non farlo. Ma ricordati che da noi c'è sempre molto buon vino quindi, se la conversazione prende una piega noiosa, puoi sempre berci su."
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IL SILENZIO DEI RICORDI
RomanceMolte cose possono cambiare in dieci anni. Lo sa bene Sole Corsini, ormai prossima alla laurea e alle prese con una nuova vita in California, divisa tra le aule di Stanford e la pista da ballo glitterata del Dragminia. Tuttavia quando una minaccia...